Così Renzi tratta con Berlusconi

Claudio Cerasa

“Certo che è vero! Certo che stiamo provando a capire se è possibile lavorare con Forza Italia. Nessun mistero. Nessun segreto. Noi lo diciamo da un po'. Se non ci credete la colpa non è nostra”. E' martedì, siamo a Roma, a due passi da Largo Argentina, in una famosa pizzeria napoletana, e Maria Elena Boschi, responsabile delle riforme del Pd, dice quello che molti renziani pensano ma che non sempre dicono ad alta voce. Si parla di riforma elettorale, qui, si parla dell'unico strumento con cui Renzi può mettere sotto pressione Letta e costringerlo a fare riforme giocando con quell'arma da fine mondo che si chiama voto anticipato. Già, ma di che legge stiamo parlando?

    “Certo che è vero! Certo che stiamo provando a capire se è possibile lavorare con Forza Italia. Nessun mistero. Nessun segreto. Noi lo diciamo da un po’. Se non ci credete la colpa non è nostra”. E’ martedì, siamo a Roma, a due passi da Largo Argentina, in una famosa pizzeria napoletana, e Maria Elena Boschi, responsabile delle riforme del Pd, dice quello che molti renziani pensano ma che non sempre dicono ad alta voce. Si parla di riforma elettorale, qui, si parla dell’unico strumento con cui Renzi può mettere sotto pressione Letta e costringerlo a fare riforme giocando con quell’arma da fine mondo che si chiama voto anticipato. Già, ma di che legge stiamo parlando?

    Gli schemi, spiega Boschi, sono due. “Il primo è un modello a doppio turno, che può essere simile a quello D’Alimonte o a quello che già si utilizza nei comuni. Il secondo, invece, prevede un modello simile a un Mattarellum corretto. Sul primo schema è più facile ragionare con le forze che sostengono il governo. Sul secondo, effettivamente, è più facile ragionare con Forza Italia”. Il “ragionamento” con Forza Italia, naturalmente, è uno schema che a Palazzo Chigi viene osservato con sospetto: Letta sostiene di avere il coltello dalla parte del manico ed è convinto che Renzi non si potrà permettere il lusso di scrivere la legge con il Caimano. E in effetti, al momento, lo schema dei renziani, quello della riforma con Forza Italia, somiglia a una minaccia da utilizzare per far trottare il governo al ritmo imposto dal nuovo segretario. Ma davvero è solo tattica? Davvero i renziani vogliono solo dare a Letta un segnale, un messaggio? Sentite Boschi: “Cambiare la legge elettorale non significa andare automaticamente al voto. Io ho il massimo rispetto per tutti coloro che, compreso il presidente della Repubblica, sostengono che le riforme, a partire da quella elettorale, vadano fatte con il più ampio consenso. Ce lo auguriamo. Ma, a mio avviso, è un errore pensare che la legge elettorale vada fatta con tutti. Si fa con chi ci sta. Punto. E la priorità è farla subito, non necessariamente con tutti”. Pure con Forza Italia? “Non è escluso. Anche perché vorrei ricordare che il tema della legge elettorale riguarda il Parlamento, e non il governo. E non è un caso che fino a ora la legge elettorale non sia nel patto di governo e non è detto che a gennaio entri nel patto di coalizione”. Boschi, andando avanti, conferma che, a proposito di riforme, il Pd presto presenterà un piano per il lavoro capace di garantire anche una maggiore facilità di accesso. Il modello, anche se è solo un’ipotesi al momento, potrebbe essere quello con cui si proverà a rendere attuabile il “Contratto di inserimento” a cui sta già lavorando il ministro Enrico Giovannini in vista dell’Expo. Si tratta di un modello che prevede la possibilità di rendere più flessibili in alcuni casi l’articolo 18 ed estendere il periodo del contratto a termine dai 12 mesi previsti dalla legge Fornero ai 24 mesi. Progetto che non piace alla Cgil. Un problema avere la Cgil contro? In linea di massima Boschi dice di no. E dice che il Pd deve impostare con il sindacato un nuovo percorso. “Noi non ci faremo dettare l’agenda dalla Cgil. La rispetteremo, sì, ma ci comporteremo seguendo un nostro metro. E non commetteremo più alcuni errori commessi nel passato”. Ovvero? “Trovo assurdo che i sindacati, per esempio, non abbiano il dovere di essere trasparenti al cento per cento. E di spiegare, tanto per dirne una, come spendono i soldi che ricevono dallo stato. In questo senso direi che bisogna far cambiare verso al sindacato. E bisogna che la sinistra non sia più terrorizzata dall’idea di fare qualcosa che possa scontentare la Cgil”. Boschi, conversando ancora con il cronista, ritiene che l’orizzonte temporale di un anno di convivenza con Letta non sia proibitivo ma sia un passo importante per far maturare il percorso del Pd. Ammette che a oggi le possibilità di arrivare al 2015 siano superiori alle possibilità di andare a votare il prossimo anno. Ma di scontato non c’è nulla, e il deputato Pd (classe 1981) ci consegna questo ragionamento. “Noi vogliamo essere leali con questo governo. Ma dobbiamo anche dire che daremo il nostro appoggio soltanto se Letta rispetterà i patti, e se riuscirà a rottamare l’immobilismo. Altrimenti, con onestà, se le richieste del Pd verranno disattese non avremo paura a tornare al voto”. Boschi,  che oggi all’interno del mondo renziano è una delle tre o quattro persone più vicine al segretario, infine spiega altri temi sui quali si dovrà impegnare il Pd di “Matteo”. “Sulla Costituzione negli ultimi anni abbiamo commesso molti errori, anche culturali. Il Pd non può più essere percepito come il partito che non vuole toccare la costituzione. Per farla diventare la più bella del mondo, bisogna smetterla di dire che è intoccabile, e attuarla sul serio”. Sull’euro, continua, “il nostro obiettivo nei prossimi mesi sarà quello di imporre al governo una nuova marcia e di portare in Europa la nostra battaglia per rompere il vincolo del tre per cento nel rapporto tra deficit e pil”. E infine la giustizia. “Per troppo tempo la sinistra ha ragionato in un modo che non condivido. E’ come se si sia voluto evitare di fare riforme con la speranza di ritrovarsi un giorno con un qualche magistrato pronto a riempire un vuoto. E’ successo troppo spesso. E credo – dice con un sorriso – che sia arrivato il momento  di separare le carriere: quelle della sinistra da quelle dei magistrati”. Conclude Boschi. “E’ un punto importante questo. Bisogna osservare la magistratura in modo laico. Avendo anche il coraggio di criticarla, quando occorre. Responsabilizzare la magistratura, a mio modo di vedere, è anche il modo migliore per responsabilizzare la politica. E se il governo andrà avanti anche su questi temi ci faremo sentire”.

    Se il governo andrà avanti, già. E ovviamente per capire qualcosa di più su quel “se” dovremo aspettare gennaio. Dovremo aspettare la legge elettorale. Entro il 31 del prossimo mese, come comunicato ieri dall’ufficio di presidenza della commissione Affari costituzionali della Camera, la legge elettorale dovrà finire il suo percorso in Commissione. Poi si andrà in Aula. Poi al Senato. Boschi dice che “entro la prima metà di marzo” la legge deve essere pronta. E con una nuova legge bisogna vedere se i renziani riusciranno a resistere all’irresistibile tentazione di avvicinarsi a quel fatale bottone: finish.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.