Le ceneri di Anfield
Il quartiere intorno allo stadio del Liverpool non è più lo stesso, e la colpa è del progetto d’ampliamento dello storico impianto rimbalzato tra proprietà diverse e differenti amministrazioni locali per arrivare a un oggi fatto di negozi chiusi, case abbandonate e crimini che fanno pensare più a Gotham City che alla immaginifica città dei Beatles. Tutto è iniziato negli anni Novanta con David Moores e Rick Parry che per fronteggiare il successo e la forza del Manchester United lanciarono il piano “Anfield Plus”, tenuto segreto fino al ’99 quando un quotidiano free press lo rivelò al pubblico.
Il quartiere intorno allo stadio del Liverpool non è più lo stesso, e la colpa è del progetto d’ampliamento dello storico impianto rimbalzato tra proprietà diverse e differenti amministrazioni locali per arrivare a un oggi fatto di negozi chiusi, case abbandonate e crimini che fanno pensare più a Gotham City che alla immaginifica città dei Beatles.
Tutto è iniziato negli anni Novanta con David Moores e Rick Parry che per fronteggiare il successo e la forza del Manchester United lanciarono il piano “Anfield Plus”, tenuto segreto fino al ’99 quando un quotidiano free press lo rivelò al pubblico. L’idea iniziale era quella di allargare la Centenary Stand, tramontata dopo una lunga battaglia con le sorelle Mason che non ne volevano sapere di far abbattere la propria casa in Kemlyn Road. Fu così deciso d’intervenire sul lato opposto, il Main Stand, comprando una decina di abitazioni tra il 1996 e il 2000. In realtà, pare che l’amministrazione comunale le abbia acquistate per poi rivenderle al club e questa operazione ha trasformato una zona residenziale e popolare al tempo stesso in un sobborgo con immigrati cinesi, indiani, africani, mentre le case sigillate in attesa di essere abbattute sono saltuariamente abitate dagli squatter.
Nel 2007 il piano non sembrava più così importante e la nuova proprietà dei Reds, Hicks e Gillett, pensò di costruire un nuovo Anfield dentro Stanley Park: 400 milioni di sterline per un impianto da 60.000 posti. Una spesa eccessiva che consigliò di tornare al vecchio progetto rinominato “Anfield Regeneration”. Questa volta il club (nel frattempo acquistato dal Fenway Sports Group di John H. Henry e Thomas C. Werner), d’accordo con la nuova amministrazione laburista guidata da Joe Anderson, ha dato incarico alla società di relazioni pubbliche PaverSmith di dialogare con gli abitanti di quello che è stato ribattezzato il Rockfield Triangle (dall’omonima strada).
Il nuovo piano comprende 699 proprietà: 279 sono già state demolite, 346 acquistate, 74 resistono. L’operazione che va avanti da vent’anni ha di fatto svalutato il valore delle case e i soldi eventualmente ottenuti non basterebbero per ricomprarla altrove. Gli incaricati delle valutazioni non hanno mai varcato la soglia delle abitazioni e l’offerta è stata attaccata sul portone, come accaduto a Dave e Val, una coppia che vi abita da sessant’anni: “Riassumere una vita in quel foglio volante non è il massimo”. La legge inglese, inoltre, prevede il Cpo (Compulsory Purchase Order), una procedura legale che permette di espropriare di fronte a un interesse generale per la città, come nel caso di un progetto edilizio di forte impatto economico. Tutto questo mentre ripetuti incendi (una quindicina circa) hanno distrutto alcune delle case già acquistate e senza inquilini, stranamente accanto a quelle di chi ancora non ha ceduto.
Una situazione insostenibile alla quale si è ribellato Patrick Duggan, autore di un sito di denuncia. Patrick ha un bed & breakfast che si chiama Epstein House, cioè la vecchia casa di Brian Epstein, storico primo manager dei Beatles. Armato di cellulare sta cercando di sensibilizzare la cittadinanza, con scarso successo però poiché quelli rimasti sono pochi. Tutti i tifosi vorrebbero che il Liverpool diventasse il migliore club del mondo (magari con più ragazzi nati e cresciuti in città che stranieri), ma non a proprie spese: “Sono stati capaci di pagare Andy Carroll 40 milioni di sterline mentre hanno deliberatamente mandato in rovina questo quartiere e la cosa francamente mi disgusta” ha detto Duggan al quale il club ha offerto i servizi della PaverSmith per aiutarlo nella sua attività. Patrick si sente manipolato e continua a non capire come mai la società abbia nominato Ruth Little responsabile della comunità attraverso l’Abcc (Anfield Breckfield Community Center) pagandolo con 60.000 sterline provenienti da un fondo dell’Unione europea, soldi che secondo Duggan spetterebbero di diritto ai cittadini e, nel frattempo, altri blog hanno denunciato lo scandalo. Una leggenda narra che Duggan, irlandese d’origine, abbia addirittura aggredito Ian Ayre, ad del Liverpool. Lui nega d’averlo toccato, ma la storia gli piace anche perché contribuisce a rendere più epica la sua battaglia.
Delle 74 proprietà rimaste, 30 sono sotto la procedura Cpo, 8 stanno negoziando, mentre per le rimanenti PaverSmith ha difficoltà a rintracciarne i padroni. Dimenticate “You’ll never walk alone”, la magia di Anfield e la statua di Shankly, perché lì dove c’era leggenda adesso c’è desolazione.
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