C'è una maestrina per Draghi

Ugo Bertone

L’Unione bancaria, un anno fa, non le piaceva granché. Tantomeno il Meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie. “Mi chiedo – dichiarava a Focus – se un meccanismo del genere avrebbe evitato le crisi di questi anni”. Ma il destino ha voluto che, con ogni probabilità, Sabine Lautenschläger, già numero due della Bundesbank, sia destinata ad avere un ruolo chiave ai vertici della nuova Vigilanza bancaria Ue come vice di Danièle Nouy, 63 anni, scuola Banque de France.

Lo Prete Accerchiamento bancario

    L’Unione bancaria, un anno fa, non le piaceva granché. Tantomeno il Meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie. “Mi chiedo – dichiarava a Focus – se un meccanismo del genere avrebbe evitato le crisi di questi anni”. Ma il destino ha voluto che, con ogni probabilità, Sabine Lautenschläger, già numero due della Bundesbank, sia destinata ad avere un ruolo chiave ai vertici della nuova Vigilanza bancaria Ue come vice di Danièle Nouy, 63 anni, scuola Banque de France. La sua nomina ai vertici del Meccanismo di supervisione unica è quasi scontata dopo l’ingresso nel direttorio della Banca centrale europea in sostituzione di Jörg Asmussen, il bocconiano che in Bundesbank era giudicato troppo amico del presidente della Bce, Mario Draghi.

    Frau Sabine ha i requisiti giusti: un passato ai vertici della BaFin, organo di vigilanza sui mercati finanziari tedeschi. Il che la rende adatta a guidare l’esercito degli ispettori che setacceranno i conti delle banche europee. E’ donna e, cosa ben più importante, è la pupilla di Wolfgang Schäuble, longevo ministro delle Finanze tedesco. Lautenschläger, classe 1964, giurista laureata a pieni voti all’Università di Bonn segue una regola: la vecchia volpe berlinese Schäuble sa quel che si deve fare e dire quando si tratta a Bruxelles. E così, quando il ministro ha aperto alla supervisione unica, lei si è adeguata. Ma con gli stessi vincoli introdotti dal suo ministro: sì al fondo di risoluzione bancaria, ma solo dopo la nascita di una vera unione fiscale che richiede una modifica dei trattati. Altrimenti, ha detto l’inflessibile Sabine parlando presso la Bundesbank, “le banche dei paesi più deboli potrebbero abbassare, con i loro acquisti di titoli pubblici, i costi per i loro governi”. In quel caso “andrebbe in fumo la disciplina sui mercati. Senza il controllo dell’unione fiscale, la responsabilità collettiva sui debiti rientrerebbe dalla porta di servizio”.

    Guai, insomma, a correre il rischio di farsi coinvolgere nel debito pubblico della “periferia” d’Europa. Alla fine, si sa, la Germania ha dovuto cedere qualcosa sul principio del Fondo europeo per il salvataggio delle banche ma ne ha limitato gli effetti pratici: il fondo comune, frutto di contributi degli istituti, sarà pronto solo tra dodici anni. Nel frattempo scatta un meccanismo provvisorio che presenta punti oscuri. E molti dubbi restano sul ruolo che, in questa fase, potrà svolgere il Fondo Esm, l’unico paracadute davvero efficace in caso di una grossa crisi. Si vedrà. Nel frattempo, Sabine metterà a frutto la sua esperienza in Bundesbank e alla BaFin nell’organizzazione delle “truppe” della Vigilanza: da qui a pochi mesi dovranno essere assunti un migliaio di funzionari. Almeno 250 saranno ingegneri ed esperti nei sistemi informatici. Gli altri, 800 circa, quasi tutti in arrivo dalle Banche centrali, dovranno verificare i numeri forniti dalle banche alle Autorità nazionali e già rivisitati dall’Eba. Non sarà un compito notarile o da svolgere in maniera meccanica. “Io sono favorevole a far uso di una certa flessibilità”, dice la francese Nouy, già nominata presidente. Anche nella valutazione dei titoli sovrani in pancia alle banche e degli eventuali accantonamenti da chiedereagli istituti soprattutto italiani e spagnoli? “E’ evidente che questi titoli non richiedono grandi accantonamenti – precisa la Nouy – Si tratta di rischi ‘buoni’, anche se la crisi ci ha insegnato che un qualche rischio comunque c’è”. Al contrario, frau Lautenschläger la pensa come Jens Weidmann: dopo il caso Grecia non si può più presumere che i titoli sovrani siano a rischio zero. Anzi, di questo si dovrebbe tener conto nell’accesso alla liquidità Bce da parte delle banche dell’Eurozona. Così la pensa frau Sabine, gentile omaggio di Weidmann a Mario Draghi. E all’Italia.

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