Il gioco delle coppie

Cerci e Immobile da sogno, Emanuelson e Constant da incubo

Sandro Bocchio

Il gioco delle coppie non tira più, almeno in serie A. Tra allenatori che lo dichiarano apertamente oppure lo nascondono in un tridente, detta legge il concetto della punta unica. Manco che i nostri tecnici fossero genitori alle prese con la (fu) legge sulle mononascite in Cina. Accade dappertutto ma non a Torino, perché da quelle parti amano ancora essere un po' all'antica, pur avendo cresciuto parecchie delle innovazioni che hanno segnato l'Italia. Là va ancora di moda il doppio attaccante. Può essere il classico corto+lungo, come gli juventini Tevez e Llorente.

    Il gioco delle coppie non tira più, almeno in serie A. Tra allenatori che lo dichiarano apertamente oppure lo nascondono in un tridente, detta legge il concetto della punta unica. Manco che i nostri tecnici fossero genitori alle prese con la (fu) legge sulle mononascite in Cina. Accade dappertutto ma non a Torino, perché da quelle parti amano ancora essere un po' all'antica, pur avendo cresciuto parecchie delle innovazioni che hanno segnato l'Italia. Là va ancora di moda il doppio attaccante. Può essere il classico corto+lungo, come gli juventini Tevez e Llorente. Può essere qualcosa di mai visto, come i granata Immobile-Cerci, coppia oggi senza eguali. Perché insieme hanno totalizzato 17 reti, una in più dei dirimpettai bianconeri. Perché come loro a livello realizzativo attualmente ci sono unicamente Higuain e Callejon a Napoli, ma di questi due solo il primo è centravanti vero mentre il secondo è un esterno. A dire il vero anche Cerci lo sarebbe, ma Giampiero Ventura ha gettato il guanto di sfida a critica e tifosi, due componenti che converrebbe tenersi sempre buone invece di aizzarle. Poche squadre sanno infatti scatenare guerre interne di religione come quella granata: lo hanno fatto tempo addietro per il colore della maglia, che aveva osato deviare dalla tradizione, figurarsi quando un allenatore si mette in testa di trasformare un esterno (Cerci, per l'appunto) in seconda punta.

    Soprattutto dopo che nel suo ruolo naturale ha compiuto imprese titaniche, come guadagnare una maglia azzurra e convincere il presidente Cairo ad aprire il portafoglio versando quasi quattro milioni di euro per averlo interamente dalla Fiorentina. Ma Cerci in attacco proprio no, nessuno lo vedeva e nessuno lo voleva. Tranne il solo Ventura, che ha vinto con testardaggine genovese, proponendo una coppia poco abituale ai costumi italiani, formata da due attaccanti simili però, nonostante questo, complementari come sanno esserlo l'ex juventino Ciro Immobile e l'ex romanista Alessio Cerci. Immobile ha certo qualcosa in più dal punto di vista della fisicità e dell'acrobazia mentre Cerci ha dalla sua maggiore fantasia e tecnica, ma sul campo rappresentano il prototipo della modernità, quella che chiede gente sempre in movimento, per dare punti di riferimento ai compagni e togliergli agli avversari. Una scelta tattica che manda in naturale confusione la controparte, come accaduto domenica contro il Chievo. La rete avversaria è stata solo un momentaneo passaggio a vuoto per accendere i pensieri di chi critica eternamente, poi la premiata ditta Immobile&Cerci è entrata in azione: assist di Cerci a Immobile per l'1-1, Immobile a fare splendidamente tutto da solo per il sorpasso, Cerci a Vives per il 3-1, infine Cerci in solitaria per il 4-1. Cose che non si vedevano da tempo in casa granata, buone per innescare la miccia della memoria. Ma Pulici&Graziani erano una religione, Immobile&Cerci non lo sono ancora. Stanno però lavorando per diventarlo.

    Silvio Berlusconi rimane invece con i suoi irrisolti problemi a sinistra. Per anni aveva vissuto di rendita con Paolo Maldini, un Matteo Renzi prestato al calcio: destro naturale, si era trovato schierato sul fronte opposto per problemi contingenti e mancanza di alternative. Finito l'eterno Paolo, sono cominciati i guai per gli allenatori rossoneri. Si pensava di averli risolti spostando da destra a sinistra un altro figlio d'arte. Ma Abate è stato (ed è) vittima di continui problemi fisici, che hanno costretto Allegri a inventarsi soluzioni interne, visto lo strabismo delle operazioni di mercato, che osservano tutti i settori tranne la difesa. Così il tecnico alternativamente arretra Constant ed Emanuelson a sinistra in difesa, loro che teoricamente sono centrocampisti. Un gioco delle coppie che però non riesce come a Ventura, perché i due mal si adattano (al contrario di Cerci), nel ruolo loro disegnato. L'ultima conferma nel derby, contro un'Inter tutt'altro che irresistibile. Ma è bastato un Jonathan qualunque per mandare entrambi in confusione, Constant fino all'intervallo ed Emanuelson nei restanti 45 minuti. Ennesima dimostrazione che ogni soluzione tampone può bastare per gestire l'emergenza ma non per pianificare il futuro.