Caro Babbo, dove sei?
Babbo Natale: c'è chi se lo litiga, e chi invece lo vorrebbe cacciare come intruso non gradito. Quasi sulle tracce dell'altra contesa che da qualche anno sta contrapponendo i Paesi limitrofi all'Artico per le risorse del Polo Nord, il Monde ha provato a costruire una “Geopolitica di Babbo Natale” attraverso non solo le origini della tradizione, ma anche le relative rivendicazioni. Sul primo percorso, dunque, si parte dall'attuale Turchia, Asia Minore allora a cultura greca e di sovranità romana, dove nacque attorno al 270 a Patara di Licia e morì il 6 dicembre 343 a Myra San Nicola.
Babbo Natale: c’è chi se lo litiga, e chi invece lo vorrebbe cacciare come intruso non gradito. Quasi sulle tracce dell’altra contesa che da qualche anno sta contrapponendo i Paesi limitrofi all’Artico per le risorse del Polo Nord, il Monde ha provato a costruire una “Geopolitica di Babbo Natale” attraverso non solo le origini della tradizione, ma anche le relative rivendicazioni. Sul primo percorso, dunque, si parte dall’attuale Turchia, Asia Minore allora a cultura greca e di sovranità romana, dove nacque attorno al 270 a Patara di Licia e morì il 6 dicembre 343 a Myra San Nicola. Vescovo della stessa Myra, nel 325 sarebbe stato uno dei 318 partecipanti a quel Concilio di Nicea che definì la formula del “Credo” in contrapposizione all’eresia di Ario, e una tradizione afferma che in quell’occasione a Ario avrebbe dato un pugno o uno schiaffo. Poiché peraltro la ricognizione che la notte tra il 5 e il 6 maggio del 1953 fu fatta sulle reliquie custodite nella Basilica di Bari a lui dedicata trovò anche chiari segni di un trauma al naso, non manca chi sospetta che il famoso eretico abbia potuto rispondere con una testata. Più ancora che per la sua muscolare difesa dell’ortodossia San Nicola fu al suo tempo popolare soprattutto per la sua generosità. Soccorse il popolo della sua diocesi durante una carestia, ottenne dall’imperatore che gli venissero ridotte le tasse, distribuì il ricco patrimonio ricevuto in eredità dai genitori. La leggenda che per salvare tre ragazze povere dalla prostituzione abbia gettato loro di notte dalla finestra sacchi di monete d’oro da usare come dote è stata poi rielaborata nell’altra tradizione che lo vede regalare cibo e denaro alle famiglie povere introducendole in forma anonima da finestre o camini. Ancora più tarda è la leggenda che lo vede resuscitare tre fanciulli assassinati, e che comunque lo conferma amico dell’infanzia.
Santo generoso e produttore di abbondanza, San Nicola ha il suo corpo conservato a Myra fino al 1087, quando con la motivazione ufficiale di sottrarlo ai musulmani avanzanti, un commando di 62 baresi guidato da due sacerdoti si impadronisce delle spoglie, portandole a Bari il 9 maggio. E lì stanno ancora, anche se Venezia a sua volta ha a lungo rivendicato di essersi impadronita di spoglie analoghe. Comunque i viaggi in mare resero San Nicola un protettore dei marinai, e nella marinaia Olanda Sinter Klaas sopravvive anche dopo la riforma protestante con la sua ostilità al culto dei santi. Vestito del verde dei marinai olandesi, diventa uno spirito dispensatore di doni natalizi, e passa in America nel 1625 attraverso la fondazione di Niew Amsterdam, che nel 1664 diventa New York. Ribattezzato Santa Claus, nel XIX secolo si lega ai nuovi modelli di consumo di massa di cui gli Stati Uniti si fanno pionieri, legandosi però allo stesso tempo alla tradizione cristiana e a più ancestrali tradizioni pagane di divinità dispensatrici di doni: in particolare il germanico Odino con la sua barba bianca e il suo cavallo a otto zampe Sleipnir, che diventa la slitta con le renne. Una data di riferimento è il 1823, quando l’umorista Thomas Nast gli dedica una popolare filastrocca. Un’altra è il 1934, quando esce la popolare canzone “Santa Claus Is Coming to Town”. Pure negli anni ’30 Santa Claus diventa testimonial della Coca Cola, che trasforma il suo costume da verde a un rosso che però riprende anche la veste originale dei vescovo San Nicola. E col successo della Coca Cola il personaggio di Santa Claus- Babbo Natale-Père Noël – Papá Noel – Weihnachtsmann eccetera irrompe in tutto il mondo.
Una conseguenza di questa globalizzazione è però che specie i Paesi contigui all’Artico, appunto, iniziano a contestare quella residenza di Babbo Natale al Polo Nord che negli Stati Uniti viene sostenuta almeno dal 1885. Come ricorda appunto Le Monde, i canadesi collocano invece la sua casa nel loro Grande Nord, i russi in Siberia, i danesi in Groenlandia. Più specifici ancora, contestando la possibilità che le renne di Babbo Natale possano sopravvivere senza vegetazione ma puntando a promuovere il turismo, proprio i Paesi scandinavi indicano villaggi precisi : per i norvegesi Drieback, a sud di Oslo ; per gli svedesi Gesunda, a nord-ovest di Stoccolma; per i finlandesi e Korvantunturi e Rovaniemi. E a ogni locazione corrispondono sia strutture turistiche che indirizzi a cui i bambini possono scrivere. Ma anche le poste statunitensi hanno un recapito del genere, da quando nel 1955 il grande magazzino di Colorado Springs “Sears Roebuck” distribuì ai bambini un numero di telefono di Babbo Natale da chiamare il giorno della vigilia che per un errore di stampa venne a corrispondere al comando della difesa aerea. L’ufficiale di turno di fronte all’ondata di chiamatye decise di rispondere che effettivamente sui radar c’erano le tracce del volo delle renne dal Polo Nord, e dal 1958 il Norad gestisce dunque formalmente un apposito programma di monitoraggio, che anche quest’anno ha messo il percorso on line. Concessione all’attualità, ha anche detto che Babbo Natale non era soggetto alle avvertenze di non volare sulle isole contese tra Cina e Giappone ma che comunque per sicurezza sarebbe stato scortato da due caccia: cosa che peraltro ha portato a una polemica sulla “militarizzazione” di Santa Claus.
Una polemica ancora più pesante ci fu però nel dicembre del 2009, quando il ministro turco della Cultura Ertuğrul Günay rivendicò le reliquie di Bari in vista dell’inaugurazione di un museo su Babbo Natale a Myra, che oggi si chiama Demre. “Le reliquie di San Nicola sono in una città di pirati. Non abbiamo fretta, ma quelle spoglie devono tornare in Turchia. E faremo il possibile per riaverle”, disse. A Bari commentarono che chi confondeva San Nicola con Santa Claus non meritava risposta. Islam e multiculturalismo di mezzo entrano anche nella polemica in corso su “Zwarte Piet”: Pietro il Moro, aiutate con la faccia colorata di nerofumo dell’originale Sinter Klaas olandese. A un gruppo di esperti dell’Onu che ne chiedevano l’abolizione in quanto “razzista” ha risposto da Facebook un gruppo di difensori della tradizione che ha raccolto milioni di firme. Ma c’è anche il problema di tutti gli altri dispensatori di regali che in varie parti del mondo preesistevano a Babbo Natale, e che vengono da lui sempre più compressi: Befana, Gesù Bambino, Santa Lucia, Re Magi, San Martino, e così via. A Praga tre uomini travestiti da Santa Claus sono stati rinchiusi per tre giorni nelle gabbie dello zoo di Praga come protesta in difesa della tradizione autoctona di Gesù Bambino. E pure Hugo Chávez in Venezuela aveva condotto una battaglia culturale in difesa di Gesù Bambino e contro lo yankee Santa Claus.
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