Consigli ai principini
Non posso resistere a dare consigli non richiesti a Matteo Renzi che si avvia ad avere quarant'anni (nel 2014 ne avrà 39) e a Enrico Letta che sta per entrare nei cinquanta (nel 2014 ne avrà 48). Ciò sebbene la Duchessa in Alice in Wonderland abbia osservato che “If every body minded their own business, the world would go around a great deal faster than it does”. Dopotutto, come scrive Bacchelli nel “Mulino del Po”, “in tempi di scarsi denari abbondano i consigli”.
Non posso resistere a dare consigli non richiesti a Matteo Renzi che si avvia ad avere quarant’anni (nel 2014 ne avrà 39) e a Enrico Letta che sta per entrare nei cinquanta (nel 2014 ne avrà 48). Ciò sebbene la Duchessa in Alice in Wonderland abbia osservato che “If every body minded their own business, the world would go around a great deal faster than it does”. Dopotutto, come scrive Bacchelli nel “Mulino del Po”, “in tempi di scarsi denari abbondano i consigli”. E un fine d’anno così scarso di denaro non si era ancora visto. Caro Renzi, non chiami Job act il contratto di lavoro che lei propone. Tale espressione non indica un tipo di contratto di lavoro, ma un provvedimento omnibus che riguarda il lavoro. Ha un contenuto retorico, come “un nuovo piano Marshall per il lavoro”. Cose vecchie. Questo consiglio vale – mutatis mutandis – anche per Letta che nel discorso di fine d’anno ha detto che “il paese come un incidentato è stato portato prima al pronto soccorso, poi in sala operatoria. Ora ne è uscito, è in fisioterapia e penso che nel 2014 tornerà alla normalità”. Una frase fatta, molto utilizzata nell’èra democristiana accidentata, quando lui andava alle elementari. E ora passo al secondo consiglio non richiesto, per Renzi. Si tratta delle proposte circolate sul contratto di inserimento, che riguarda i neoassunti a tempo indeterminato.
Per i nuovi contratti a tempo indeterminato, non dovrebbe valere l’articolo 18 che secondo una vulgata impedirebbe di licenziare i lavoratori nel caso di esubero o di comportamento indisciplinato. In tale contratto l’articolo 18 varrebbe, secondo la prassi attuale, solo dopo un determinato periodo d’inserimento. Questo contratto, senza chiarimenti essenziali, comporta ciò che è adombrato dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, penso in buona fede: l’assunzione con posto fisso degli attuali precari, che non fruiscono né dell’articolo 18 né del posto fisso. Comunque rimarrebbero teoricamente in vita i vari contratti a termine, quelli di lavoro interinale e altro. In questo modo non si crea nuovo lavoro, ma nuovi posti fissi, e non si crea né produttività, né competitività. Il contratto di inserimento può essere concepito come contratto di lavoro unico nazionale che sostituisce tutti gli altri e vale da ora in poi per i neoassunti, oppure come un contratto che coesiste con gli altri. La prima formula risale ai professori Boeri e Ichino, la seconda sembra emergere dalla versione Bonanni. Ma nella formula Ichino ci sono anche le flessibilità nei contratti aziendali, per cui il contratto unico nazionale genera cento fiori aziendali.
Non mi è chiaro che cosa accadrebbe nella versione Renzi dei contratti di lavoro interinale e a termine e di quelli di lavoro autonomo con un solo cliente. La Pubblica amministrazione e le aziende pubbliche sono imbottite di surplus di addetti. Se ne debbono assumere altri con la formula dell’inserimento? Ecco i chiarimenti che Renzi dovrebbe dare al suo contratto. C’è la flessibilità aziendale che Ichino ammette e Marchionne chiede? C’è il “no” alla prassi attuale della stabilizzazione sempre e comunque dei precari? E c’è la clausola che non è la magistratura ma l’arbitrato che interpreta il contratto?
Ultimo consiglio a Renzi e Letta. Legate alla produttività ogni riforma del lavoro: contrattuale, fiscale, regolamentare, giudiziaria. Lo ha fatto la Germania. Parlate tedesco una volta tanto.
Il Foglio sportivo - in corpore sano