S'apre la gara in Iran

Daniele Raineri

A che punto è lo scambio tra sanzioni economiche e sicurezza nucleare tra l’Iran e l’occidente? Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, due giorni fa è arrivato in visita ufficiale a Teheran per aprire una “nuova stagione di incontri”, portandosi dietro anche gli altri paesi europei, e per posizionarsi bene nella “gara della collaborazione”.

    A che punto è lo scambio tra sanzioni economiche e sicurezza nucleare tra l’Iran e l’occidente? Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, due giorni fa è arrivato in visita ufficiale a Teheran per aprire una “nuova stagione di incontri”, portandosi dietro anche gli altri paesi europei, e per posizionarsi bene nella “gara della collaborazione”. Gara è la parola giusta in questo contesto. Se tutti i dettagli saranno sistemati nei negoziati in corso in questi giorni a Vienna, tra meno di un mese sarà annullato un primo strato delle sanzioni economiche che chiudevano il mercato iraniano al mondo esterno. Sarà come il segnale del via per gli interlocutori commerciali di Teheran, che aspettano un po’ in tutto il mondo: nella corsa ci sono case automobilistiche francesi, raffinerie in India, assicuratori marittimi di Londra e grossisti di oro in Turchia.

    Peugeot e Renault erano i produttori d’auto dell’Ue con la posizione migliore in Iran prima delle sanzioni e hanno già i contatti e le strutture per riprendere in vantaggio sugli esportatori rivali. Il loro è un caso modello. Altri sono più complessi. Per esempio, l’Iran in questo momento esporta meno greggio all’estero di quanto potrebbe perché i compratori che non aderiscono alle sanzioni comunque soffrono l’incertezza della compravendita: se cadono le sanzioni contro le compagnie assicurative che danno copertura alle navi petrolifere i ricavi da greggio saliranno. Le raffinerie in India avevano smesso di trattare il greggio iraniano perché non c’era sufficiente copertura con le assicurazioni. Ora l’export può risalire di un po’ anche se le sanzioni su greggio e banche iraniani sono escluse dai sei mesi dell’accordo ad interim.

    Giovedì scorso sono ripresi i negoziati a Vienna per sistemare i dettagli tecnici dopo una pausa dichiarata dall’Iran per protestare contro l’inserimento di 19 compagnie sulla lista nera delle sanzioni da parte degli americani. Washington ha risposto che l’allargamento delle sanzioni non viola l’accordo di Ginevra del 24 novembre. L’Amministrazione Obama è stata costretta a minacciare il veto contro una proposta di legge arrivata da 13 senatori democratici e 13 senatori repubblicani e chiamata “Nuclear Weapon Free Iran Act 2013”. La legge imporrebbe sanzioni nuove e più pesanti per l’Iran se l’accordo definitivo sul nucleare fallisse e in teoria rende tutto più credibile: non si tornerebbe semplicemente allo status di prima, si andrebbe a un livello peggiore. Ma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ammonisce che “è importante astenersi da qualsiasi azione che potrebbe interferire nei negoziati”, echeggiando in questo modo la posizione del ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif, ugualmente allarmato dalla proposta del Senato.

    Del nuovo clima politico e commerciale beneficiano anche gli alleati dell’Iran. Due giorni fa l’ex ambasciatore americano Ryan Crocker chiamava sul New York Times a una maggiore collaborazione con il presidente siriano Bashar el Assad. E a Beirut il capo del gruppo Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha incontrato in segreto un ambasciatore del Qatar (che in teoria è schierato sul fronte opposto).

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)