Il finale vero di The Good Wife

Annalena Benini

Ecco il finale, quello vero, di “The Good Wife”, pronto per ispirare una nuova serie, o nuove vite: l'ex governatore di New York Eliot Spitzer e la sua buona moglie Silda Wall, la dolente statua di cera che stava in piedi accanto a Spitzer nel 2008, quando si dimise per lo scandalo delle prostitute, si sono lasciati alla vigilia di Natale. Poche ore prima dell'inizio dei giorni più difficili per un matrimonio (le feste, i giorni in famiglia, le tensioni, i telefoni abbandonati in bagno), molti anni dopo avere ispirato la Good Wife, la moglie che perdona, non crolla, resta accanto, ma in fondo al suo cuore non potrà mai superare la storia di squillo di lusso che ha distrutto il quadro perfetto dei coniugi Spitzer.

    Ecco il finale, quello vero, di “The Good Wife”, pronto per ispirare una nuova serie, o nuove vite: l’ex governatore di New York Eliot Spitzer e la sua buona moglie Silda Wall, la dolente statua di cera che stava in piedi accanto a Spitzer nel 2008, quando si dimise per lo scandalo delle prostitute, si sono lasciati alla vigilia di Natale. Poche ore prima dell’inizio dei giorni più difficili per un matrimonio (le feste, i giorni in famiglia, le tensioni, i telefoni abbandonati in bagno), molti anni dopo avere ispirato la Good Wife, la moglie che perdona, non crolla, resta accanto, ma in fondo al suo cuore non potrà mai superare la storia di squillo di lusso che ha distrutto il quadro perfetto dei coniugi Spitzer (si sono conosciuti a Harvard, hanno avuto tre figlie, volevano scalare il mondo ma il mondo ha scalato loro, li ha mandati in terapia di coppia, ha pubblicato i conti delle notti appassionate di Spitzer, ha marchiato Silda Wall costringendola a quel ruolo: la brava moglie silenziosa con i capelli sempre a posto).

    “Ci dispiace che il nostro matrimonio sia arrivato alla fine”, è la dichiarazione dettata al portavoce, “abbiamo concordato di non fare nessun’altra dichiarazione pubblica su questo tema”. E’ la fine pubblica di una storia pubblica (vivevano in appartamenti separati da mesi), ma dove c’è una fine c’è quasi sempre un nuovo inizio, e poiché le serie televisive americane si ispirano alla realtà, ecco il nuovo inizio di Eliot Spitzer: l’uomo che è stato fermato nella corsa dalle debolezze private, e ha perso, si è innamorato di Lis Smith, trentun anni, ufficio stampa del sindaco di New York, Bill de Blasio, l’uomo che ha vinto raccontando tutte le debolezze, tutti gli inciampi, dicendo: questi siamo noi. Lis Smith aveva già lavorato con Spitzer senza riuscire a farlo apparire un uomo nuovo, senza riuscire a farlo vincere, e la buona moglie, l’ispiratrice di Alicia Florrick, non era più al suo fianco, aveva deciso che era finita (“Non sei obbligata a essere così forte”, “Non lo sono”, “Lo so, non hai bisogno di fingere”).

    Vita e immaginazione si legano strette, e si immagina Spitzer raccontare a Lis Smith, giovane e sicura nel suo cappotto rosa shocking, tutta la storia dal principio, mano nella mano dentro quel ristorante dove pensavano di nascondersi. Le squillo, gli alberghi, il lungo matrimonio, lo scandalo, gli sguardi delle figlie, lui le avrà detto tutto, le avrà ripetuto quella frase detta in conferenza stampa: “Credo che le persone debbano prendersi la responsabilità per la propria condotta. Io non chiederò meno a me stesso”, e lei avrà pensato che di un uomo così, un uomo che ha perso, in fondo ci si può fidare. E poi si sarà rattristata, perché nascondersi anche a Natale è triste, lasciarlo uscire di casa all’alba con le occhiaie, fingere di non essere stati nello stesso letto fino a un’ora prima, fermare il taxi un isolato più in giù. In una serie americana lei gli avrebbe detto che meritavano un vero Natale, e non due notti rubate qua e là, con i cronisti appostati in strada. In una serie americana lui si sarebbe presentato all’ultimo momento a casa dei genitori di lei, senza cravatta, con gli occhi gonfi e una salsa di mirtilli in mano. In ogni fine c’è un inizio, e un monito. Il proprietario del ristorante francese dove Spitzer e Lis Smith si tengono per mano ha scambiato Spitzer per Anthony Weiner, l’uomo che non può smettere di mandare mutande rigonfie a tutte le ragazze della rete. L’uomo a cui il perdono non è bastato.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.