I droni di Obama volano sull'Iraq
Il Los Angeles Times rivela che per otto settimane i droni americani non armati hanno sorvolato il governatorato iracheno di Anbar, dove da pochi giorni è scoppiata la rivolta sunnita contro il governo del primo ministro sciita Nouri al Maliki. I droni raccoglievano intelligence per dare la caccia agli uomini dello Stato islamico, il gruppo militare che ha raccolto l’eredità di al Qaida nella regione.
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Il Los Angeles Times rivela che per otto settimane i droni americani non armati hanno sorvolato il governatorato iracheno di Anbar, dove da pochi giorni è scoppiata la rivolta sunnita contro il governo del primo ministro sciita Nouri al Maliki. I droni raccoglievano intelligence per dare la caccia agli uomini dello Stato islamico, il gruppo militare che ha raccolto l’eredità di al Qaida nella regione. Le missioni sono cominciate subito dopo la visita di Maliki a Washington il primo novembre, ma sono state fermate la settimana scorsa su richiesta di Baghdad, che teme che questa collaborazione possa diventare imbarazzante e accendere ancora di più la rivolta. Non prima però di avere usato quelle informazioni per montare un’offensiva di terra contro i campi dello Stato islamico, finita poi in un disastro.
Era ormai soltanto questione di tempo prima che i droni americani cominciassero a operare nei cieli dell’Iraq. L’esercito di Baghdad li chiese a marzo 2013, ma l’Amministrazione Obama lasciò cadere la richiesta, in attesa di una domanda ufficiale da parte del governo iracheno. Ad aprile un pezzo pieno di indiscrezioni del Los Angeles Times raccontò che la Cia aveva creato un’unità specializzata per identificare e seguire gli uomini dello Stato islamico, gli stessi che in questi giorni stanno occupando le città di Ramadi e Fallujah, mescolati in mezzo agli uomini dei clan sunniti furiosi con Maliki.
I droni americani che probabilmente decollano da una base non ufficiale in Giordania sono fermi, ma sembra soltanto un provvedimento temporaneo. Il primo ministro iracheno non ha mai avuto bisogno come ora dei droni americani – anche e soprattutto armati – sopra Anbar, perché il suo esercito è davanti a un’alternativa impossibile: o attacca le città, uccide parecchi civili e scatena ancora di più la rabbia delle milizie tribali sunnite, oppure resta fermo a osservare e lascia Ramadi e Fallujah – per oggi; domani chissà quali altre città – nelle mani (anche) dello Stato islamico. Dalle notizie che arrivano si capisce che l’esercito iracheno ha ricevuto l’ordine di procedere con l’attacco.
Dopo anni di disimpegno quasi totale, ora l’Amministrazione Obama punta a un “contenimento occulto” contro l’avanzata dello Stato islamico in Iraq. Ha spedito 75 missili Hellfire – sono quelli usati anche dai droni – e altri ne spedirà “entro la primavera”, è stato comunicato ieri. I missili sono lanciati da alcuni aerei Cessna pilotati da iracheni – ma addestramento e manutenzione sono affidati a un’impresa americana, la Alliant Techsystems Inc., che opera in una base vicino Tikrit e ha un contratto da 14 milioni di dollari che scade ad aprile. E’ una specie di triangolazione: i droni americani perlustrano e poi passano la palla ai Cessna armati con missili americani. In Iraq, anche Russia e Iran partecipano: ieri sono arrivati a Baghdad tredici elicotteri da guerra venduti da Mosca, e il secondo in comando dell’esercito iraniano domenica ha promesso anche lui aiuto militare “ma non uomini”.
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