Dieudonné proibito, anzi no, anzi sì. La circolare boomerang di Valls
Il tribunale amministrativo di Nantes ha segnato ieri un punto a favore del comico antisemita Dieudonné M’Bala M’Bala, nel braccio di ferro giuridico che lo oppone al ministro dell’Interno francese, Manuel Valls. I giudici hanno annullato infatti la disposizione del prefetto – sollecitata da una circolare del ministro a tutti i prefetti di Francia – con la quale si vietava il debutto dello spettacolo “Le Mur” al teatro Zénith métropole (quasi tutti i 6.300 posti già prenotati), fissato per ieri sera nella città della Loira.
Il tribunale amministrativo di Nantes ha segnato ieri un punto a favore del comico antisemita Dieudonné M’Bala M’Bala, nel braccio di ferro giuridico che lo oppone al ministro dell’Interno francese, Manuel Valls. I giudici hanno annullato infatti la disposizione del prefetto – sollecitata da una circolare del ministro a tutti i prefetti di Francia – con la quale si vietava il debutto dello spettacolo “Le Mur” al teatro Zénith métropole (quasi tutti i 6.300 posti già prenotati), fissato per ieri sera nella città della Loira. Ma Valls non si è arreso – non poteva, soprattutto dopo l’intervento diretto del presidente Hollande – e ha interpellato con procedura d’urgenza il Consiglio di stato, chiedendo di annullare l’annullamento del decreto prefettizio. Il responso è arrivato in serata, in tempo per ripristinare il divieto della rappresentazione e per far dichiarare al ministro che “la République ha vinto”. L’avvocato di Dieudonné aveva però annunciato che quel divieto va inteso esclusivamente per lo spettacolo “Le Mur”, non per qualsiasi altra esibizione del suo assistito, che quindi si sente autorizzato ad andare in scena “con un suo precedente spettacolo”.
Comunque vada a finire, è evidente che Valls ha scelto contro il comico – noto per le “quenelles”, saluti nazisti criptati (che i suoi avvocati negano), per le battute sulle camere a gas e per aver coniato il simpatico termine “Shoananas”, che fonde Shoa e ananas – un’arma così sbagliata da assomigliare a un boomerang.
Ieri, sulla vicenda è intervenuta la giornalista Elisabeth Lévy, caporedattrice del mensile Causeur e protagonista nel 2009 di un pubblico faccia a faccia con Dieudonné. In un’intervista al sito Atlantico, la Lévy sostiene che il comico è “il prodotto di una certa retorica del risentimento”, che fa vedere colpevoli e mascalzoni dietro a ogni malessere e a ogni problema, e che fa considerare “disgustosi i ricchi (salvo quando si tratta di comici professionisti o di calciatori)”. Del dilagare di quella retorica sono in molti a portare la responsabilità, compresi alcuni tra coloro che oggi si scagliano contro il loro ex buon allievo Dieudonné. Elisabeth Lévy si è detta inoltre sempre più perplessa rispetto alle leggi francesi di “tutela della memoria” e antinegazioniste: vent’anni dopo Robert Faurisson (lo storico che negò l’esistenza delle camere a gas nei lager nazisti) non hanno impedito che nascesse e crescesse un Dieudonné, oggi capace di conquistare consensi anche dove prima sarebbe stato impensabile. Quelle leggi con ogni evidenza “non hanno funzionato”, dice la Lévy, che indica nel “nuovo antisemitismo arabo-musulmano diffuso nelle banlieue dal 2000”, il vero problema. Di fronte a quel nuovo antisemitismo, dice, si rimane ciechi, “in nome di una fantasmatica solidarietà con gli oppressi”.
E mentre la polemista di Causeur dice sostiene non bisogna aver paura di tallonare il comico sul suo piano (quello della parola e perfino dell’umorismo), piuttosto che dargli modo di rappresentarsi come un perseguitato, si moltiplicano le voci critiche contro Valls e la sua circolare. Anche nel suo partito si parla ora (lo ha scritto il Monde citando alcuni esponenti socialisti) di una mossa sbagliata, che sta dando al comico antisemita “una spaventosa pubblicità”. Ieri sera, intanto, i fan di Dieudonné, alla notizia della probizione ripristinata, davanti allo Zénith métropole di Nantes cantavano la Marsigliese e chiedevano “libertà d’espressione”.
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