Lo spin doctor è come una tata, c'è da sperare che non dica mai la verità

Paola Peduzzi

Lo spin doctor ha sempre la parte del cattivo, l’aria misteriosa di chi sa tutto e dice solo quello che vuole, con le parole che sceglie lui, parole spesso volgari, ché lo spin doctor non può che essere così, aggressivo e spietato, deve abbellire, manipolare, far sembrare pulito quel che è sporco, e sporco lo diventa prima di tutto lui. Non ci si salva facilmente da questo cliché, spesso ingiusto, spesso azzeccatissimo, non tanto per la parte “spin”, che in fondo è una parola nata in ambito sportivo, è un effetto che si dà a una palla, nel baseball, nel cricket, nel golf.

    Lo spin doctor ha sempre la parte del cattivo, l’aria misteriosa di chi sa tutto e dice solo quello che vuole, con le parole che sceglie lui, parole spesso volgari, ché lo spin doctor non può che essere così, aggressivo e spietato, deve abbellire, manipolare, far sembrare pulito quel che è sporco, e sporco lo diventa prima di tutto lui. Non ci si salva facilmente da questo cliché, spesso ingiusto, spesso azzeccatissimo, non tanto per la parte “spin”, che in fondo è una parola nata in ambito sportivo, è un effetto che si dà a una palla, nel baseball, nel cricket, nel golf: è un’arte, dare lo spin, significa che sai far arrivare la palla esattamente dove vuoi tu. E’ la parte “doctor” che altera l’arte, la fa diventare una forzatura, un raggiro, una macchinazione pronta a trasformare la realtà, a farla apparire diversa da quella che è.

    Non puoi fidarti di uno spin doctor, lavora per confonderti, non dice mai quello che pensa, dice solo quello che è giusto che tu sappia, in quel momento preciso, con le modalità preferite, che siano l’ira, la minaccia o peggio ancora la dolcezza. Il mondo anglosassone ha inventato questa professione, ora c’è un presidente in America che è il frutto di un lavoro fantastico e meticoloso di spin, probabilmente si tratta dell’esempio più di successo di quel che alcuni professionisti possono fare di un uomo e di una carriera: ci abbiamo creduto tutti che Barack Obama fosse l’uomo della salvezza, nemmeno gli scettici, nemmeno quelli che non si sarebbero mai sognati di votarlo avrebbero mai immaginato che quel bel signore dalla voce calda e dalla retorica coinvolgente, con quella storia e con quel sorriso, fosse in realtà un essere privo del cuore.

    Ma la storia dello spin doctor perfetto e perfido è roba da anni Novanta inglesi: il New Labour e il blairismo sono diventati il regno dello spin, con quell’Alastair Campbell con la faccia torva e la mente aguzza, che ha creato un genere e un cliché, e che pure rimane uno dei migliori, con tutti gli scandali che l’hanno travolto e che gli hanno anche fatto perdere il lavoro, con tutte le rappresentazioni in tv invero poco lusinghiere, perché mai, nemmeno dopo, nemmeno quando tutti saltavano giù dal carro blairiano, ha mai tradito il suo boss. Se lo spin doctor è cattivo quando prende uno stipendio per difendere gli interessi di chi lo ha assunto, immaginate come può diventare se per caso quello stipendio gli viene tolto. E’ come quando una tata decide di scrivere un libro sui suoi ex datori di lavoro: non può finire bene.

    Damian McBride, che è stato lo spin doctor dell’altra parte del blairismo, la parte corrucciata e grigia di Gordon Brown, ha pubblicato un libro a settembre, “Power trip”, che ha disintegrato i rapporti di fiducia all’interno del New Labour. McBride racconta come le informazioni sensibili venivano date ai giornalisti, come sono stati licenziati alcuni ministri con una campagna mediatica creata ad arte dentro al partito, come una sottosegretaria sia stata licenziata per errore, fino ovviamente alla sorpresa di Brown quando ha scoperto che esistono canali in cui si vedono soltanto film porno (!). Il motivo di tanto risentimento ha un nome, un nome di donna, quello di Cherie Blair, che ha sempre odiato di odio vero McBride, ricambiata, tanto da chiedere, a un evento pubblico, che McBride andasse in bagno cinque minuti così lei poteva farsi fotografare senza lui intorno. McBride, chiuso in quel cesso, ha capito che era giunto il momento di vendicarsi, e di dire per una volta la verità.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi