Una settimana da Paese delle meraviglie, ma senza Alice e troppe gag
Potenza dei codici e delle toghe. C’è un presidente di regione abusivo da quattro anni. E’ il leghista Roberto Cota. Per il Tar le elezioni del marzo 2010 sono da rifare. Sorpresi? No, tutto regolare, in fondo la Corte costituzionale il 4 dicembre scorso ha sentenziato che da sette anni l’Italia vive nell’incostituzionalità del Porcellum. Wonderland. E senza Alice. E’ proprio un venerdì da grandi eventi.
Potenza dei codici e delle toghe. C’è un presidente di regione abusivo da quattro anni. E’ il leghista Roberto Cota. Per il Tar le elezioni del marzo 2010 sono da rifare. Sorpresi? No, tutto regolare, in fondo la Corte costituzionale il 4 dicembre scorso ha sentenziato che da sette anni l’Italia vive nell’incostituzionalità del Porcellum. Wonderland. E senza Alice. E’ proprio un venerdì da grandi eventi. Alle 8 di un umido mattino romano Matteo Renzi s’infila a Palazzo Chigi per parlare con Enrico Letta (“tutto bene”) e così con il summit tra il fiorentino e il pisano chiude una settimana da aereo più pazzo del mondo. Una gag dopo l’altra, difficile da immaginare anche per un umorista.
Sabato 4 gennaio, a Befana in arrivo, Stefano Fassina intervistato da Repubblica avvisa i naviganti: “Una nuova squadra entri al governo”. Tutto bene. Alle 10 e 10 Renato Brunetta dice che anche il calo “dello spread è un grande imbroglio”, alle 10 e 20 Maurizio Gasparri chiede di “andare a votare”, alle 10 e 50 Renzi arriva in bicicletta alla segreteria del partito delocalizzata a Firenze, alle 14 e 20 le agenzie di stampa informano che le eroiche truppe renziane sono rifocillate “dai panini arrivati da Eataly”, alle 17 e 06 si conclude la segreteria più cool della storia della sinistra, tra le 18 e le 19 Renzi mette il chiodo, accende il jukebox e scodella sulla puntina un brano rock: “Fassina chi?”, alle 19 e 15 Stefano Fassina la prende bene e si dimette da viceministro. Commento british di Carlo Fidanza che veste la maglia parlamentare di Fratelli d’Italia: “Non è Letta ma Fassina ad avere le balls of steel”. Il day after (domenica 5 gennaio) sul taccuino del cronista si stampa un giramento di balls al vertice del Pd. Renzi alle 10 e 53 ha già deglutito Fassina (“Io mi preoccupo dell’Italia, non ho una visione padronale e non ho chiesto il rimpasto”) e tiè, si sta per aprire un’altra democratica giornata da “Wilma passami la clava” quando Pier Luigi Bersani alle 13 e 19 riporta tutti sulla terra: è colto da malore e viene ricoverato a Parma dove poi sarà operato. E’ tutto un #forzabersani su Twitter, ma la tregua dura poco perché il lunedì (6 gennaio) un’intervista di Fabrizio Saccomanni a Repubblica segnala un problema: c’è un ministro dell’Economia che o non ha capito il quadro politico o non gli interessa la politica perché lui, si sa, “è un tecnico”. In ogni caso, Saccomanni è parcheggiato in zona rimozione. Letta martedì 7 gennaio cerca di risalire la corrente lanciando le consultazioni per il patto 2014, ma comincia con la segnalazione di un cortocircuito: il premier incontra una delegazione di Scelta civica a Palazzo Chigi, mentre Renzi a Firenze pranza a Palazzo Vecchio con Mario Monti. Diplomazia parallela. Note minime di un taccuino che rivela una sottolineatura quando alle 17 e 06 il ministro della Scuola Maria Chiara Carrozza twitta: “Ho chiesto al ministro Saccomanni di sospendere la procedura di recupero degli ‘scatti’ stipendiali per il 2013”. Oooops! Mentre Letta viene ricevuto al Quirinale da Giorgio Napolitano, il governo fa un ruzzolone sulla scuola e la valvola della pentola a pressione comincia a fischiare. Argh, Renzi dopo aver presentato i titoli del suo Jobs Act, va a Otto e Mezzo (La7) e lancia l’ultimatum a Mister Letta: “Se il ministero dell’Economia richiede indietro 150 euro agli insegnanti io mi arrabbio, non stiamo su ‘Scherzi a parte’. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro”. Crac, Renzi batte il colpo, Lilli Gruber fa il colpo. Reazioni dal governo? Zero. Ma Letta il giorno dopo (mercoledì 8 gennaio) legge Renzi via Twitter: “Il governo rimedi a questa figuraccia, subito”. Ultimo avviso. Prima che la faccenda esploda il presidente del Consiglio fa sapere che “i professori non dovranno restituire i soldi”. Troppo tardi, Saccomanni è in un mare di guai. Il più renziano dei renziani, Dario Nardella, giovedì 9 dicembre ai microfoni di “Mix 24” fa sapere che al ministero dell’Economia “è tempo che torni un politico”. E se in aula la maestra è sul piede di guerra, in casa sbattono le imposte. Toh! c’è la mini-Imu 2013 e il calcolo della Tasi 2014 è oggetto di studio per una nuova forma di mal di testa. Le voci di sostituzione del Bankitalia boy al governo si moltiplicano, ma la segreteria del Pd non vuole un incendio che ora non saprebbe come domare: niente rimpasto. Tutto qui? Finish? (copyright lavastovigliesco di Renzi). No, sul taccuino finisce una nota importante, quel che non ti aspetti, un fatto interessante: “Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto oggi al Quirinale l’onorevole Massimo D’Alema”. Appunto a margine, in rosso, cose da fare per la prossima settimana: riaprire il manuale di cremlinologia.
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