Oro in bocca

Annalena Benini

Proprio quando pensiamo che nessuno ci stia guardando, che possiamo prendercela comoda, vagare per casa ancora privi di una forma umana, di un pensiero logico, è quello il momento del mattino in cui la vicina suona alla porta. Ha sempre una scusa ragionevole (una perdita mostruosa dal soffitto, una nuova crepa, un paio di nostre mutande cadute nel suo cortile), ma è chiaro che lo fa per controllare se, come il mattino, abbiamo l’oro in bocca.

    Proprio quando pensiamo che nessuno ci stia guardando, che possiamo prendercela comoda, vagare per casa ancora privi di una forma umana, di un pensiero logico, è quello il momento del mattino in cui la vicina suona alla porta. Ha sempre una scusa ragionevole (una perdita mostruosa dal soffitto, una nuova crepa, un paio di nostre mutande cadute nel suo cortile), ma è chiaro che lo fa per controllare se, come il mattino, abbiamo l’oro in bocca. Anzi, non è la vicina che bussa, ma è il senso di colpa travestito da vicina che vuole farci sentire sfaccendati, stropicciati, colti nella inadeguatezza con occhi gonfi da inizio giornata. Condoleezza Rice, ad esempio, si alza ogni giorno alle quattro e trenta, come Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple. La gente di successo, scrive Business Insider, si riconosce dalla routine del risveglio: sarebbe sempre meglio, ai fini di una vita completa, alzarsi quando ancora fuori è buio, per avere qualche ora in più rispetto ai banali, perdenti puntatori di sveglia alle sette e trenta. Alle sette e trenta del mattino sono già state decise le sorti delle nazioni, i cervelli hanno distribuito le idee migliori e il resto del mondo non può che accodarsi, sbadigliando, in ciabatte, con il segno del cuscino sulla faccia.

    Alle sette e trenta del mattino Jennifer Lawrence ha già fatto i suoi esercizi di agilità, arrampicandosi su un albero legata a una corda in sette secondi netti. E Lady Gaga si è concentrata per i suoi cinque minuti di autoconsapevolezza, ha già avuto mille ispirazioni per nuovi colpi di teatro. Barack Obama fa flessioni, esercizi per i tricipiti, le spalle, spinge i manubri sopra la testa, così che, se una vicina della Casa Bianca suonasse alla porta in quel momento per segnalare un guasto all’impianto elettrico, se ne andrebbe poi rinfrancata, con un sorriso sulla faccia, fiduciosa nei destini del mondo. Possiamo dire lo stesso dei nostri risvegli di non successo? Mangiamo, ad esempio, abbastanza uova? Mappiamo, si dice così, i nostri obiettivi della giornata? Abbiamo già controllato, all’alba, i nostri quattro BlackBerry, come fa ogni mattina Arianna Huffington per prima cosa? (Questa è la parte più facile: basta allungare la mano sul comodino, non occorre nemmeno essere svegli, e afferrare le quattro scatolette, che avremo lasciate accese tutta la notte per assorbire meglio le onde elettromagnetiche; un’occhiata alle email, e la notte è il momento della pubblicità dei siti per adulteri, dei virus e delle comunicazioni di vincite da un milione di euro, uno sguardo a Twitter per vedere in quanti ci hanno defollowati, e già ci sentiamo molto attivi).

    Manteniamo tutto il giorno un certo contegno, siamo affabili, concentrati, camminiamo velocissimi, abbiamo troppe cose da fare, riunioni su riunioni, consegne, figli, fidanzate, amanti, lettere di Equitalia, ci diamo anche una vaga importanza, lavoriamo con la febbre, tossendo, fingiamo di avere visto film al cinema per non sentirci esclusi, impariamo a memoria le recensioni. Poi, finalmente, arriva la notte. Non dobbiamo più fingere. Ci sentiamo al sicuro. Abbassiamo le difese, ci mettiamo i tappi nelle orecchie, la mattina spegniamo la sveglia sei volte, ci rovesciamo addosso il caffè e inciampiamo nelle scarpe della sera prima. Rispondiamo alle chiamate con voce cavernosa. Cerchiamo ovunque il telefono prima di scoprire che ce l’abbiamo in mano, lo stiamo usando. E’ quello il momento in cui diventa chiaro che una persona di successo non sarebbe mai così inerme di fronte al giorno che inizia. Ed è il momento in cui di solito suonano alla porta.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.