That win the best - Cristiano sconfigge il Grande Oriente

In una cerimonia televisiva da ricovero, Ronaldo sfila il Pallone d'oro al bimbo con le giacche buffe

Jack O'Malley

Mi permetto di suggerire ad Aldo Grasso di prendersi almeno un anno di aspettativa per dedicarsi esclusivamente allo studio del format televisivo con cui ci somministrano il Pallone d’oro. Credevo che lo scopo dello show di contorno fosse rendere sopportabile un trofeo altrimenti mortifero, invece l’analgesico è più fastidioso del dolore, sembra quasi che la serata sia stata concepita segretamente dagli autori di Sanremo dopo una sbornia triste e poi rivisto dai produttori di “Quelli che il calcio” per aggiungere quel pizzico di spirito della marchetta che mancava. Cristiano Ronaldo ha meritato il premio, ovviamente: è l’unico dei tre che ha giocato e vinto in un campionato serio come la Premier League in carriera.

    Londra. Mi permetto di suggerire ad Aldo Grasso di prendersi almeno un anno di aspettativa per dedicarsi esclusivamente allo studio del format televisivo con cui ci somministrano il Pallone d’oro. Credevo che lo scopo dello show di contorno fosse rendere sopportabile un trofeo altrimenti mortifero, invece l’analgesico è più fastidioso del dolore, sembra quasi che la serata sia stata concepita segretamente dagli autori di Sanremo dopo una sbornia triste e poi rivisto dai produttori di “Quelli che il calcio” per aggiungere quel pizzico di spirito della marchetta che mancava. Il critico del Corriere farebbe un servizio grandioso all’umanità se decrittasse, al fine di disinnescare, le brutture affastellate in un’ora e mezzo di agonia televisiva così serrata che alla fine mi sentivo come la difesa del Milan domenica sera. Messi ha trovato il vestito nell’armadio di Willy Wonka, Gullit fa il presentatore-microfonista e sembra Giletti, nessuno sa dove stare sul palco, girano battute da umorismo svizzero-tedesco, si danno premi a tutti così nessuno va a casa triste (tanto poi ci si pugnala alle spalle appena girato l’angolo), la quantità di retorica è da carie ai denti. Le musiche sembrano tratte da “Giochi Senza Frontiere”, ma non c’è il baffuto Denis che dà il via.

    Il Pallone d'oro di Fernanda Lima

    A un certo punto appare anche il gruppo musicale brasiliano a fare lo spot dei Mondiali, che fa il paio con l’immancabile Pelé piangente premiato ancora una volta per qualcosa e un’Adriana Lima particolarmente castigata, per rispetto delle coronarie delle cariatidi sedute nelle prime file. Ma è quando il Gran Maestro del calcio, Sepp Blatter, s’aggira gongolante e dà premi ad altri burocrati dello sport mondiale parlando un inglese senza capo né coda (qualcuno che gli spieghi che “vorld” non significa nulla, no?) che si scopre un metodo in questa esibizione di provincialismo. In fondo, la cerimonia del Pallone d’oro è una riunione del Rotary di Blatter in streaming. Come in ogni programma scarso che si rispetti, c’è stato il momento lacrimuccia con l’omaggio a Eusébio, quello sessualmente paritario e gay friendly con il premio alle calciatrici, quello buonista con il premio Fair Play all’Afghanistan e quello dietetico con Ronaldo, che prima di salire sul palco si è mangiato Ancelotti.

    Irina, la fidanzata di CR7, si disperava alla sola idea che il suo ragazzo non vincesse

    Quando ho tracannato il settimo bicchiere di brandy per reggere allo strazio ho visto gente dal pubblico fare domande banali e provinciali ai giocatori sul palco tipo “Vinceremo il derby con l’Atlético?” ai giocatori del Real. Confesso di avere sperato che Ibrahimovic, premiato per il gol più bello dell’anno, pisciasse sul pubblico per disprezzo. Non è successo. Cristiano Ronaldo ha meritato il premio, ovviamente: è l’unico dei tre che ha giocato e vinto in un campionato serio come la Premier League in carriera. Peccato per le lacrime da finale di “X-Factor” durante il discorso di ringraziamento. Nulla in confronto al grasso sorriso di Platini vicino a lui.

    Giuli Sulla superiorità veronese in materia di stile ultras - Pardo Jungleland - Pace Ha ragione Jack - Quarantino Fox Arbitro cornuto

    Stramaccionismi. A forza di spingere il confronto con Stramaccioni è finita che Mazzarri s’è davvero stramaccionizzato. E non è una gran bella cosa, se si considera che l’allenatore che ha un anno in meno di Matteo Renzi è già stato escluso dal calcio che conta e nel suo anno sabbatico, o meglio l’anno del grande hangover dopo la sbornia, è rimbalzato dal commentare la Confederations Cup per la Rai (dovrebbe esserci un articolo della Dichiarazione dei diritti dell’uomo che vieta di scrivere Rai e Confederations Cup nella stessa frase) a commentare il campionato per Fox Sports. Alcuni tifosi interisti riescono persino a provare nostalgia per questo trenta-quarantenne che almeno aveva il coraggio di mettere in campo due punte contemporaneamente. A volte persino tre, roba che Mazzarri andrebbe rianimato con i sali. Il rottamatore è stato rottamato, inevitabile destino in un paese dove l’anagrafe è una bandiera con cui si possono giustificare le scelte più sciagurate, anche la presenza in campo di Taider.

    Largo ai vecchi. Sapevo che il direttore della Stampa, Mario Calabresi, fosse l’incarnazione della Buona Coscienza del Paese, ma non sapevo che anche lui, come del resto milioni di italiani, fosse l’allenatore della Nazionale. Vedo che su Twitter suggerisce a Prandelli, che della Buona Coscienza del Paese è il confessore, di convocare Domenico Berardi per i meriti conseguiti contro un avversario spiaggiato come quel capodoglio che hanno trovato sul litorale uruguaiano. Sarebbe bene raffreddare un attimo l’istinto verso i gesti belli ed edificanti (come del resto fa già Marotta in casa Juve, giustamente) e ricordarsi dei talenti prematuramente incoronati come supercampioni e poi svaporati via. Ve lo ricordate Lupoli? Lo presentavano come un piccolo Van Basten soltanto perché veniva dall’Arsenal, ché il fattore estero è sempre fascinoso. E Macheda? Allo United era già proclamato come il custode del futuro radioso del calcio italiano, ora rastrella i campi di divisioni minori in Inghilterra. E per pietà non cito Icardi, passato da fenomeno a piccolo Hollande. Meglio mettere la museruola al giovanilismo.

     

    Nello sprofondo. Per fortuna c’è la Premier League, che regala bel calcio. Mentre in uno stato talmente insignificante che non ha mai fatto una guerra in vita sua si interrogavano su chi sia il giocatore più forte del mondo, un altro giocatore che non vedremo mai su quel palco perché troppo brutto, puzzone e cattivo, Suárez, segnava i gol 21 e 22 in appena sedici partite giocate in campionato. Il secondo nella classifica dei cannonieri è a 9 lunghezze. Mentre il Liverpool risorge il Manchester United sprofonda. Prove di fine del mondo si sono viste in settimana, quando i Red Devils sono stati sconfitti dal Sunderland in League Cup. Gol di Borini a parte, è l’autogol di Giggs che fa tremare. In quell’istante Ryan avrà certamente pensato: “Perché non ho fatto come Scholes, ritirandomi a maggio?”. Il segnale definitivo dello sprofondo in cui sono precipitati gli ex ragazzi di Ferguson però lo si è visto domenica: Moyes era allo stadio a Cagliari per seguire un difensore rossoblu. No comment.