Giornalisti mai così attenti

Per Hollande non è il momento di parlare d'amore, ma di riforme sì

Paola Peduzzi

La vita privata ti mette davanti a molte prove, spesso dolorose, questo è il nostro caso, e siamo in una fase difficile, ma quel che è privato deve essere discusso e risolto nel privato, questo non è né il luogo né il momento per farlo. François Hollande ha provato a mettere a tacere così, in pochi secondi, i giornalisti accorsi ieri alla sua terza conferenza stampa che tutto volevano scoprire, certo, sulle riforme economiche, ma che soprattutto volevano sapere che cosa sta succedendo tra lui, la first lady Valérie e l’attrice Julie Gayet.

    La vita privata ti mette davanti a molte prove, spesso dolorose, questo è il nostro caso, e siamo in una fase difficile, ma quel che è privato deve essere discusso e risolto nel privato, questo non è né il luogo né il momento per farlo. François Hollande ha provato a mettere a tacere così, in pochi secondi, i giornalisti accorsi ieri alla sua terza conferenza stampa che tutto volevano scoprire, certo, sulle riforme economiche, ma che soprattutto volevano sapere che cosa sta succedendo tra lui, la first lady Valérie e l’attrice Julie Gayet. “Capisco la domanda, ma voi capirete la risposta”, ha detto Hollande quando subito, dopo il suo discorso sul destino della Francia, alla prima domanda, è stato riportato alla realtà: Valérie è ancora la first lady? Il capo dell’Eliseo ha trovato una via d’uscita, si sa che è un esperto, e ha detto che ora non vuole dire nulla, ma tutto sarà chiaro prima di andare a trovare gli Obama a Washington, il prossimo 11 febbraio. Allora si saprà se la first lady, la fidanzata Valérie che è ricoverata in ospedale a tempo indeterminato da quando ha visto le foto delle fughe amorose in scooter di Hollande per andare da Julie e adesso “si riposa, non c’è altro da dire”, è ancora al suo posto.

    Una non smentita è una conferma (a volte lo sono anche le smentite, figurarsi) e così è sembrato plausibile quel che scriveva il Parisien ieri, sulla separazione in arrivo – Hollande aspetta che Valérie esca dall’ospedale almeno – e tutto il chiacchierare che si fa sugli schiaffi, sulle foto sbattute in faccia dalla fidanzata, le urla, il malore, il ricovero, la gravidanza di quattro mesi di Julie, persino. “La mia indignazione è totale”, ha detto Hollande, che tuttavia non intenterà alcunché contro il magazine Closer. Quanto alla sicurezza, che in questi giorni ha tormentato i giornalisti a caccia di un qualche elemento pubblico in una vicenda amorosa e privatissima, “state tranquilli”, ha ironizzato Hollande, ogni movimento presidenziale è ben protetto. Ecco, “Ne pas divertir”, titolava l’Huffington Post francese: si doveva parlare di numeri e s’è fatto, così ha deciso Hollande, scandendo con tono didascalico il suo “patto di responsabilità” e aggiungendo una difesa dell’eutanasia.

    Hollande ha cercato di concentrarsi sull’economia (e i giornalisti francesi, capita l’antifona, non se ne sono andati: che eleganza), perché senza forza economica la Francia non può pensare di poter avere un ruolo nel mondo. Allora sì ai tagli alla spesa pubblica (50 miliardi in tre anni) e sì alla riduzione delle tasse alle imprese perché “dobbiamo produrre di più e meglio”, senza offerta è difficile crescere. Sì a misure per rendere più flessibile e competitivo il mercato del lavoro, con tagli ai contributi familiari a carico delle imprese e dei lavoratori indipendenti, sì alla concentrazione su produttività e investimenti (investimenti “partout”, ha quasi gridato Hollande), sì alla semplificazione della burocrazia, sì anche a un nuovo sodalizio con la Germania (fondato su tre iniziative), per tornare a essere il motore franco-tedesco e non un vagone a rimorchio, sì all’Europa senza più dubbi, perché solo così anche la Francia è forte. E’ la svolta liberale che si era intravvista nel discorso di fine anno, ora dettagliata, ma guai a fare paragoni: a chi gli ha menzionato l’ex premier Tony Blair, Hollande ha risposto che i paragoni sono inopportuni, è sempre la regola “non è il luogo, non è il momento”: Blair era inglese e ha fatto le riforme negli anni Novanta, io sono francese e sono qui adesso – e lo stesso vale per Gerhard Schröder, l’ex cancelliere tedesco con cui Hollande non è mai andato d’accordo. A un altro giornalista che si è permesso di dare definizioni, di parlare di socialdemocrazia, il presidente francese ha risposto, senza più guardarlo: “Chi ancora non ha capito che sono un socialdemocratico può fare un’altra domanda”.

    Anche sul liberalismo c’è stata più o meno la stessa ironia (“non sono conquistato dal liberalismo, l’iniziativa è dello stato”) e poi un’autodefinizione: “Je suis social, réformiste, réaliste et surtout patriote”, ha detto Hollande, mettendo insieme parole che suonano bene e che soprattutto ribadiscono la volontà odierna di Hollande: sono qui, io, adesso, alle prese con un paese che deve tornare a essere grande. Nicolas Sarkozy aveva sfasciato tutto, “io ho fatto più riforme in 18 mesi che la Francia in decenni”, ha sottolineato il presidente, in un momento di trionfalismo, lo stesso che ha usato difendendo la missione in Mali, una vittoria contro il terrorismo.
    Ha commesso anche degli errori, Hollande, “senza dubbio”, ma questo è il momento del riscatto. Rimandando la questione sentimentale a un futuro prossimo e cercando di afferrare l’attimo della svolta, l’attimo in cui tutto il mondo s’è collegato per vederlo, e anche se non è rimasto soddisfatto dalla riservatezza del presidente, mai visto un pubblico così.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi