Eutanasia in Francia, Sicard ricorda che “la morte non è un diritto”
“Si tratta di permettere a ogni persona maggiorenne affetta da una malattia incurabile che provochi una sofferenza psichica o fisica insopportabile, di poter chiedere assistenza medica, a certe limitate condizioni, per chiudere dignitosamente la propria vita”: senza mai pronunciare la parola “eutanasia”, il presidente francese François Hollande ha riportato alla ribalta abbastanza a sorpresa, durante la conferenza stampa di martedì scorso, il tema della revisione in senso eutanasico della legge Leonetti, che dal 2005 stabilisce in Francia la possibilità di “lasciar morire” i malati terminali, garantendo sempre adeguate cure palliative.
“Si tratta di permettere a ogni persona maggiorenne affetta da una malattia incurabile che provochi una sofferenza psichica o fisica insopportabile, di poter chiedere assistenza medica, a certe limitate condizioni, per chiudere dignitosamente la propria vita”: senza mai pronunciare la parola “eutanasia”, il presidente francese François Hollande ha riportato alla ribalta abbastanza a sorpresa, durante la conferenza stampa di martedì scorso, il tema della revisione in senso eutanasico della legge Leonetti, che dal 2005 stabilisce in Francia la possibilità di “lasciar morire” i malati terminali, garantendo sempre adeguate cure palliative.
Deciso a dimostrare la propria, rivendicata “socialdemocraticità” almeno sui temi etici, visto che su quelli economici la cosa sembra un po’ più complicata, Hollande ribadisce in questo modo anche la sostanziale inutilità del parere espresso nel luglio 2013 dalla commissione che egli stesso aveva incaricato di studiare la questione, e che era stata coordinata dall’ex presidente del Comitato consultivo di etica, il medico ugonotto Didier Sicard. Nel suo rapporto finale, la commissione si era pronunciata senza mezzi termini contraria alla legalizzazione dell’eutanasia sul modello Benelux, oltre che contro il suicidio assistito alla svizzera. Non servono nuove leggi, aveva ribadito il gruppo guidato da Sicard dopo mesi di consultazioni e di audizioni, perché l’unico difetto della legge Leonetti, al quale va certamente posto rimedio, è di non essere completamente applicata per quanto riguarda l’erogazione delle cure palliative.
Hollande ha però annunciato che la pratica di revisione della legge va avanti, nello stile decisionista già sperimentato per il “mariage pour tous”. E ha aggiunto che la ministra della Salute, Marisol Touraine, è già stata incaricata di condurre “le necessarie consultazioni perché possa essere trovato il più largo accordo possibile su un testo di legge”, da proporre al voto del Parlamento prima della fine dell’anno.
Intervistato ieri dalla giornalista del Figaro Marie-Amélie Lombard-Latune, Didier Sicard – personalità di indiscusso prestigio nel campo della bioetica internazionale, non solo francese – ha voluto ricordare che “la morte non può essere un diritto”. Si è anche augurato che non ci siano derive in tal senso in Francia, nonostante i più recenti sondaggi diano maggioritaria l’opinione che ritiene giusto poter accedere a una “morte di stato” su richiesta. Sicard ha definito Hollande “lontano dall’essere un estremista su questi temi”. Ma lui, a differenza del presidente, continua a essere convinto della difficoltà di concepire una legge sull’eutanasia. E se questo avvenisse, e cioè “se lo stato decidesse di legalizzare il suicidio assistito, non bisogna poi farne carico alle associazioni, come in Svizzera, dove i suicidi assistiti sono oggetto di proselitismo, lontano dalle garanzie della legge”. All’intervistatrice che gli chiede come spiega il contrasto tra la maggioranza dei francesi a favore dell’eutanasia e la maggioranza dei medici di opinione contraria, Sicard risponde che “questa opinione dei francesi è continuamente rilanciata dai mezzi di informazione e da una lobby che passa il suo tempo a ricordare agli esseri umani che hanno diritti sul loro corpo, compreso il diritto di chiedere di morire, considerato alla stregua del diritto alla casa o a essere curati. Ma la morte, che pure attiene all’ordine di ciò che è più personale, non può essere un diritto. Il vero diritto è quello di essere curati, di non soffrire”. E non soffrire è possibile, aggiunge Sicard, che spiega come i casi in cui la medicina non sia in grado di portare sollievo siano “rari”. Ma è “l’agonia a essere diventata socialmente inaccettabile, scorretta. Quel che era naturale – l’accompagnamento, senza limite, di colui che si avvia a morire – non lo è più, per via delle evoluzioni che tutti conosciamo: generazioni separate, lavoro delle donne, sparizione di rituali laici e religiosi, sentimenti d’impazienza dei vivi e sani verso i morenti…”. Ora, in epoca di medicina considerata onnipotente, la morte naturale è un assurdo e l’alternativa è “o si guarisce o si deve morire”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano