Curriculum canaglia
Ma allora, se tanto mi dà tanto, pensano i romani più cinici di fronte all’ennesima nomina fatta dal sindaco in base a un curriculum che invece di svelare nasconde la magagna, non era meglio che Ignazio Marino nominasse a capo dell’Ama un tizio consigliato su passaparola, un cooptato, e persino – quasi quasi – un “figlio di”? Sono giorni tristi, questi, per la paginetta in teoria trasparente che mette in mostra le informazioni utili sull’aspirante lavoratore.
Ma allora, se tanto mi dà tanto, pensano i romani più cinici di fronte all’ennesima nomina fatta dal sindaco in base a un curriculum che invece di svelare nasconde la magagna, non era meglio che Ignazio Marino nominasse a capo dell’Ama un tizio consigliato su passaparola, un cooptato, e persino – quasi quasi – un “figlio di”? Sono giorni tristi, questi, per la paginetta in teoria trasparente che mette in mostra le informazioni utili sull’aspirante lavoratore. E non perché è finita in un cestino, come spesso e purtroppo capita, ma per motivi opposti a quelli rubricati sotto la dicitura “malcostume italiano”. Sono scherzi che capitano a voler fare (sulla carta) come gli altri, quelli d’oltreoceano. E proprio ora che il neo sindaco di New York, Bill de Blasio, vuole abolire colà le carrozze con cavalli, che a Roma solcano le vie del centro, il sindaco di Roma paga l’ossessione maturata negli anni passati (da chirurgo) tra gli anglosassoni. Datemi un curriculum e solleverò il mondo marcio della Città eterna, pareva dire in estate, forte di una campagna tutta giocata sul concetto passepartout della nouvelle vague anticasta: la “trasparenza”, e contestualmente la totale non frequentazione dei candidati al potere romano e degli uomini che quel potere potevano almeno decifrare (ma la competenza, in questi casi, è quasi sempre anche uso di mondo). E ieri addirittura Repubblica, edizione locale, notava, criticando Marino, che “non si tratta di affossare un metodo di trasparenza, ma vantarsi di non conoscere neanche per sentito dire gli uomini che debbono comandare a Roma vuol dire rinunciare alle prerogative di un buon amministratore”. Per non dire del Pd, che dopo aver estratto Marino dal cappello ora vuole “testarlo” con sondaggio di gradimento – si teme basso.
Eppure l’automotivazione del sindaco era tale che, appena eletto, e a ogni uscita, se ne usciva con frasi profetiche nel senso della sventura, visti i successivi eventi: “Voglio cancellare i cda, espressione della spartizione partitica, e sostituirli con un amministratore unico scelto in base al curriculum scolastico e all’esperienza lavorativa”, diceva. E ogni volta che qualche carrozzone si approssimava alla scadenza-nomine o qualche scandalo minacciava di affossare un già pericolante pachiderma municipalizzato, ecco che Marino tirava fuori la formula magica: “Stiamo esaminando da qualche settimana i curricula più prestigiosi”, “stiamo conducendo i colloqui”. E il cittadino restava un po’ così: ma quanto ci mettono a leggerli, questi benedetti curricula? E in quanti sono a leggerli, per impiegare nella lettura settimane per non dire mesi, come specificava il sindaco con orgoglio? E allora si diffondevano leggende sulle nuove sfiancanti procedure in Campidoglio: lettura e rilettura, controllo e sottocontrollo. Solo che, a forza di controllare la parte, sfuggiva il tutto e viceversa, e il curriculum diventava un totem fino alle estreme conseguenze. E dopo il caso del possibile capo dei Vigili (che non aveva, ex post, i requisiti per la carica), e dopo il caso dell’ex capo staff (che, a valle, non risultava laureato) – dopo tutto e tutti, infine – è scoppiata la grana di Ivan Strozzi, ex designato (e già dimissionato) plenipotenziario Ama che, in barba al curriculum, aveva qualche guaio con la giustizia. E non importa se Strozzi, con i suoi capelli bianchi e il cappotto da Mario Monti prima maniera, aveva il physique du rôle di uno col curriculum perfetto per il salvataggio dalla monnezza: per salvare Marino e Roma da se stessi, chissà, altro che un curriculum ci vuole (intanto il sindaco rivendica il metodo: “Vaglio curricula per l’Ama”, diceva ieri).
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