“Vi svelo il bluff di Matteo”

Claudio Cerasa

“Vedrete, se ne renderà conto anche lui…”. Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Enrico Letta, quasi a voler segnalare anche fisicamente una distanza plastica dal Pd renziano, ha deciso di non partecipare alla prima direzione del nuovo Pd, e ha scelto di osservare da Palazzo Chigi l’evoluzione delle discussioni sui molti capitoli politici aperti dal segretario. Uno su tutti, ovviamente, la legge elettorale. Il presidente del Consiglio anche ieri non è intervenuto nel dibattito democratico ma la sua convinzione è che la partita di Renzi sia troppo spericolata e che per questo non potrà che risolversi in un modo semplice.

    “Vedrete, se ne renderà conto anche lui…”. Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Enrico Letta, quasi a voler segnalare anche fisicamente una distanza plastica dal Pd renziano, ha deciso di non partecipare alla prima direzione del nuovo Pd, e ha scelto di osservare da Palazzo Chigi l’evoluzione delle discussioni sui molti capitoli politici aperti dal segretario. Uno su tutti, ovviamente, la legge elettorale. Il presidente del Consiglio anche ieri non è intervenuto nel dibattito democratico ma la sua convinzione è che la partita di Renzi sia troppo spericolata e che per questo non potrà che risolversi in un modo semplice: non con un accordo con il Caimano ma più semplicemente con le forze che sostengono il governo. E i ragionamenti di Letta sono simili a quelli offerti alla fine della direzione da uno dei parlamentari più vicini al premier, Francesco Russo, senatore del Pd, che in questa conversazione con il Foglio spiega cos’è che non torna nello strano e complicato asse tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. “Faccio un discorso di metodo e  di merito. Dico che non si tratta di definire dove e come il segretario debba incontrare il Cavaliere. Si tratta di dire che se Renzi dovesse orientarsi sulla legge elettorale che vuole Berlusconi potremmo anche evitare di scrivere il patto di coalizione. Il segretario può infatti chiedere al Cavaliere di firmare tutti i contratti che crede ma è evidente che non può esistere un patto con Berlusconi che non preveda un punto elementare: votare a maggio, e dunque far cadere il governo”.

    Chiede il cronista: è questo che secondo lei vuole Renzi? Russo sorride e la mette così. “Non penso. Credo piuttosto che quella di Renzi sia una partita a poker, in cui la carta della minaccia di un accordo con Berlusconi viene utilizzata per costringere il governo a fare in fretta con la legge elettorale. E anche il segretario non può non sapere che cercare un accordo con Berlusconi è un rischio che il suo Pd non può permettersi”. In che senso? “Arriviamo alla questione di metodo. Intanto ci sono i numeri che ballano, non dimentichiamoci che il voto sulla legge elettorale è segreto, e senza un accordo più ampio Renzi e il Cavaliere non hanno la forza di approvare una legge al Senato. Poi ci sono i problemi politici. Il primo, e lo dico con un sorriso, è che per i leader del centrosinistra cercare accordi con Berlusconi non ha mai portato molta fortuna. Il secondo, e lo dico seriamente, è che mi sembra contraddittorio offrire a Berlusconi, dopo tutto quello che è successo con il governo, una scialuppa per tornare a galla, e diventare nuovamente protagonista. Il terzo, più banale, è che secondo me Berlusconi, come Grillo, non ha interesse ad andare a votare con un sistema elettorale diverso da quello proporzionale che ci ha offerto la Corte costituzionale. E dunque, anche per questo, sono convinto che tra pochi giorni capiremo che la carta dell’accordo con Berlusconi è un bluff perfettamente studiato, che si rivelerà utile per accelerare il processo di riforme, e per imporre tempi rapidi per l’approvazione di una legge, ma credo nulla di più”.

    I tempi, già. Renzi, si sa, ha legato il successo politico della sua segreteria, almeno in questa fase, alla velocità con cui verrà approvata la legge elettorale. Ed è evidente che più ci si allontanerà dai tempi prestabiliti e meno sarà percepibile il successo del sindaco di Firenze. La prima scadenza, è noto, è il 27 gennaio. Quel giorno Renzi ha promesso che la legge elettorale arriverà alla Camera (in Commissione arriva il 20) ma i lettiani sono invece convinti che il percorso difficilmente potrà essere così istantaneo. “Tutti – conclude Russo – tifiamo perché ci sia una legge elettorale fatta in tempi stretti ma chiunque abbia un po’ di dimestichezza con le Aule parlamentari sa, considerando che nessuno conosce ancora quale sarà la legge elettorale che verrà discussa, che la data del 27 è irrealistica. I tempi saranno stretti, certo, ma dato che Renzi la legge elettorale dovrà farla con Alfano, almeno così credo, si potrà accelerare quanto si vuole ma dovremo dare al secondo azionista del governo una certezza: che l’approvazione della legge elettorale non sia uno scivolo per andare verso le elezioni. La velocità della riforma, insomma, deve essere compatibile con la stabilità del governo. E vedrete che alla fine se ne renderà conto anche il segretario che grandi alternative al doppio turno, e grandi alternative a fare una legge con la stessa maggioranza che appoggia il governo, non ci sono. Non ci possono essere. Non ci devono essere”.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.