C'è scandalo e scandalo

Hollande voleva essere Mitterrand, ma gli è rimasta la “glandeur”

Paola Peduzzi

Il venerdì nero di François Hollande è fatto dei numeri penosi del deficit francese ed è fatto del volto sorridente – sognante – di Julie Gayet al telefono, sulla copertina del nuovo numero di Closer. A una settimana dallo scoop sulla relazione amorosa tra il presidente francese e l’attrice, il magazine insiste: non è una scappatella, non è nemmeno un colpo di fulmine recente, i due si amano da due anni. L’articolo è pieno di informazioni meno circostanziate rispetto a quelle della settimana scorsa (Valérie ne esce ancora più triste e disperata), ma ormai i dettagli non contano più così tanto.

    Il venerdì nero di François Hollande è fatto dei numeri penosi del deficit francese ed è fatto del volto sorridente – sognante – di Julie Gayet al telefono, sulla copertina del nuovo numero di Closer. A una settimana dallo scoop sulla relazione amorosa tra il presidente francese e l’attrice, il magazine insiste: non è una scappatella, non è nemmeno un colpo di fulmine recente, i due si amano da due anni. L’articolo è pieno di informazioni meno circostanziate rispetto a quelle della settimana scorsa (Valérie ne esce ancora più triste e disperata), ma ormai i dettagli non contano più così tanto: se la storia d’amore non è stata smentita da nessuno, se le querele annunciate non sono ancora state presentate (Julie pare ben più determinata di Hollande), vorrà dire che la relazione esiste davvero. Il 75 per cento dei francesi ne è certo, i più sgamati ripetono che si sapeva da tempo, dov’è la notizia? Che è un po’ come dire: cosa c’è di male? Di male, nell’innamorarsi di un’altra, non c’è niente nemmeno se sei il presidente della Francia: non si parla di impeachment, non c’è una bugia sotto giuramento (scandalo in versione Bill Clinton) e nemmeno ci sono soldi pubblici spesi in affari privati (scandalo in versione François Mitterrand: la casa in cui viveva la figlia segreta era pagata con i soldi dello stato).

    E’ l’immagine che conta, è la promessa che hai fatto ai tuoi elettori, conquistati a valanga nel 2012, che conta: i francesi, nel giro di una settimana, si sono accorti che il loro presidente “normale”, così affascinante dopo gli eccessi bling bling del predecessore Nicolas Sarkozy e in un contesto europeo in cui sobrietà e tecnicismo parevano invincibili, ha una vita privata disastrosamente complicata, e che per di più non è nemmeno così socialista come pareva: non vuole più litigare con i tedeschi (sempre nel 2012 emarginare la Merkel era missione di molti), non vuole più alzare le tasse, non vuole più salvare le aziende francesi anche quando non producono nulla. Insomma, l’immagine di Hollande è cambiata: piacerà di più o di meno? Grazie all’ostinazione dei media francesi che hanno deciso di parlare più delle riforme che delle tette nude dell’attrice che aspira a essere first lady, la vita privata di Hollande non ha compromesso il suo consenso: era già infimo, se scende ancora è perché il presidente non riesce a garantire benessere ai suoi concittadini.

    I dati pubblicati da Bercy (74,9 miliardi di euro di deficit nel 2013) dimostrano che il deficit è sì migliorato rispetto al 2012, ma non è ai livelli previsti nel 2013, sono state sopravvalutate le entrate fiscali, a dimostrazione del fatto che aumentare le tasse all’infinito non genera gettito infinito. Ieri c’è stato l’incontro tra le parti sociali, aziende e sindacati, e l’atteggiamento predominante era quello del rifiuto delle riforme, del rifiuto del cambiamento. L’urgenza di quel che Hollande ha annunciato – sostanzialmente: tagli – è fuori dubbio, il ministro dell’Economia Pierre Moscovici ha rilasciato un’intervista al Monde per ribadirlo (e per dire che Hollande è liberale da sempre, come lui: nessuno se n’era accorto), ma ora è necessario evitare retromarce, ce ne sono state fin troppo, e puntare su coerenza e determinazione. Ce la farà Hollande ora che, tutto d’un colpo, appare così diverso da come s’era venduto?

    “La tenerezza di un padre”
    Peter Gumbel, sul Financial Times, scrive che Hollande non ha saputo cogliere “l’attimo mitterrandiano”. La sua rivoluzione non è una “svolta liberale” come quella dell’ex presidente francese – e mentore di Hollande – nel 1983 quando il franco francese fu svalutato per la terza volta. Hollande poteva osare e non l’ha fatto, per la solita tendenza dei leader cosiddetti post ideologici a compiacere tutti senza poi piacere a nessuno. Gumbel è severo, ma la promessa liberale ha davvero qualcosa di radicale. Quel che manca oggi, di mitterrandiano, ancora di più, è la forza malinconica dei segreti della République di allora: Mitterrand si ricandidò per il secondo mandato pur essendo malato di tumore, senza ammetterlo mai. Quando, nel novembre del 1994, Paris Match pubblicò le foto di Mitterrand con la figlia segreta, Mazarine, nel lancio di copertina – massimo del sensazionalismo – c’era: “Mitterrand e sua figlia. Il racconto sconvolgente di una doppia vita. Foto: la tenerezza di un padre e l’ammirabile coraggio del presidente”. Allora la vita privata dei politici sbattuta in copertina era agli esordi, c’erano cautela e rispetto, ma lo scandalo di un padre tenero non può rivaleggiare con uno scooter e un casco (slacciato, tra l’altro). Hollande voleva essere Mitterrand: gli è rimasta la Glandeur (copyright Andrea’s Version).

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi