Patto Gentiloni

Renziano doc spiega al governo perché il Pd non ha paura di votare anche con la legge disegnata dalla Consulta

Claudio Cerasa

Roma. Esiste anche un'altra opzione. Un'opzione finale che potrebbe trasformarsi in un pulsante da premere qualora le trattative sulla legge elettorale dovessero sfumare e i tempi si dovessero allungare. Puf. Il pulsante si chiama legge proporzionale e si traduce in un ragionamento che ci offre un renziano doc come Paolo Gentiloni: “Non credo che arriveremo a questo punto ma il governo deve capire che non fare subito la legge elettorale non aiuterà a tirare a campare. E se non ci dovesse essere una svolta, il Pd non avrà paura a trarne le conseguenze. Anche se la legge fosse quella terribile che ci ha imposto la Consulta”.

    Roma. Esiste anche un'altra opzione. Un'opzione finale. Di fine mondo. Un'opzione che potrebbe trasformarsi in un pulsante da premere qualora le cose dovessero prendere un'altra piega. Se alla fine non si riuscisse a fare subito una legge elettorale, se le trattative tra Renzi e Berlusconi dovessero rivelarsi un bluff e se dovesse andare in porto la strategia governativa di approvare una legge elettorale con molta calma, senza fretta, per scavalcare la finestra elettorale di maggio e far dormire serenamente l'amico Angelino Alfano, umiliando Matteo. Dovesse accadere tutto questo, spiega Paolo Gentiloni, deputato, consigliere di Renzi, autore giovedì scorso di un duro discorso in direzione contro la “vocazione al suicidio della sinistra”, a quel punto, una volta scartato il piano A (legge elettorale con Alfano e Letta), una volta scartato il piano B (legge elettorale con Berlusconi) potrebbe anche scattare il piano C: votare anche con questa legge elettorale.  “Da quando la Consulta ha pubblicato le motivazioni con cui ha dichiarato incostituzionale la legge Calderoli, in Parlamento ha cominciato a soffiare un venticello inequivocabile. Un'idea precisa che non vorrei fosse condivisa anche dal governo: teniamoci questa legge elettorale proporzionale il più possibile, usiamola come se fosse una specie di assicurazione sulla vita dell'esecutivo e utilizziamola in due modi: sia per minacciare Renzi nel caso in cui dovesse mettersi in testa di fare una legge elettorale con Berlusconi; sia per togliere forza un domani alla capacità di Renzi di tenere sotto pressione il governo. Il ragionamento è elementare: Renzi non si azzarderà mai ad andare alle elezioni con un proporzionale puro come quello uscito dalla Consulta e per evitare questo scenario sarà costretto a mettersi a cuccia e rispettare i tempi del governo. Ecco. Vorrei molto pacatamente dire che le cose non stanno così”. In che senso? Gentiloni prosegue il suo ragionamento. “Tutti devono capire che avere una cattiva legge elettorale non potrà mai essere uno strumento efficace per spuntare le armi di chi chiede al governo di non tirare a campare. Io sono convinto che un accordo si troverà e che Matteo lunedì arriverà in direzione con una proposta di legge elettorale da approvare in poco tempo. Ma qualora il percorso dovesse rivelarsi impossibile bisogna dire la verità: ovvero che questo Pd, se si accorgerà che il governo continua a vivacchiare, senza riuscire a dare al paese le riforme che servono, senza riuscire a dare le giuste risposte per combattere la deflazione, senza riuscire a inserire la marcia giusta per uscire dal pantano in cui oggettivamente ci troviamo, non avrà certo paura di trarne le conseguenze”. Ovvero, pulsante finish. “Non si tratta di uno scenario che auspico, non sono matto e sostengo l'impegno di Enrico Letta, ma si tratta di dire che il governo non è più stabile se non fa la legge elettorale presto. Semmai rischia di essere ancora più instabile, e ancora più a rischio”. Gentiloni, continuando il ragionamento, insiste nel dire che fare in fretta la legge elettorale, naturalmente da abbinare anche alle riforme costituzionali, rappresenta “il vero punto d'onore del Pd renziano”. Sostiene che tutte le ipotesi che disegnano scenari di famigerati cambi di governo “non saranno sufficienti a rafforzare l'esecutivo perché il problema del governo non è quello di cambiare uomini o donne ma è quello di cambiare Dna del governo”. Aggiunge che “Matteo”, a suo parere, continuerà a seguire la politica di non voler ragionare né di rimpasti né di Letta Bis, ed esclude che sia utile chiedere di mettere suoi uomini o donne nei ministeri chiave (Difesa, Interno, Esteri, Giustizia,  Economia, al momento tutti occupati da ministri non del Pd). Quanto all'idea che Renzi possa ambire a conquistare in prima persona Palazzo Chigi senza passare per le elezioni risponde con una battuta: “Ma no. Non ha intenzione di fare la fine del governo D'Alema, dai”). Sulla legge elettorale, infine, Gentiloni è convinto che potrebbe spuntare una terza via, un modello a metà tra quello voluto da Alfano (modello sindaci) e quello voluto da Berlusconi (modello spagnolo), “anche perché sarebbe inspiegabile che il leader di un partito che poi sa che alle prossime elezioni dovrà allearsi con l'altro partito voglia fare una legge per distruggere questo partito”. Le prossime elezioni, già. Il cronista chiede se davvero, come lascia intendere il governo e come lascia intendere il Quirinale per via del famoso semestre europeo, il termine ultimo per votare sia il 25 maggio, in concomitanza con le Europee. Gentiloni sorride. “Se mi stai chiedendo se è possibile o no votare durante il semestre europeo ti rispondo dicendoti una cosa semplice: è ovvio che si tratta di un appuntamento importante ma il semestre europeo non è il semestre bianco e per il governo non potrà essere uno scudo dietro cui nascondere le proprie eventuali carenze”.

        Twitter @ClaudioCerasa

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.