Quel derby tra Israele e Palestina giocato dall'altra parte del mondo

Maurizio Stefanini

L’equivalente di 1300 dollari di multa e il divieto di usare ancora le nuove magliette inaugurate a dicembre: così la Federazione calcistica cilena ha dato ragione a un ricorso originato dalla comunità ebraica contro il Deportivo Palestino di Santiago per aver sostituito al numero uno una mappa della Palestina senza indicazione dei confini israeliani. “Deve essere al bando ogni forma di discriminazione politica, religiosa, sessuale, etnica, sociale o razziale”, ha spiegato la Federazione. “per noi la Palestina Libera sarà sempre la Palestina storica e niente di meno”, ha risposto il Palestino sulla sua pagina Facebook.  

    L’equivalente di 1300 dollari di multa e il divieto di usare ancora le nuove magliette inaugurate a dicembre: così la Federazione calcistica cilena ha dato ragione a un ricorso originato dalla comunità ebraica contro il Deportivo Palestino di Santiago per aver sostituito al numero uno una mappa della Palestina senza indicazione dei confini israeliani. “Deve essere al bando ogni forma di discriminazione politica, religiosa, sessuale, etnica, sociale o razziale”, ha spiegato la Federazione. “per noi la Palestina Libera sarà sempre la Palestina storica e niente di meno”, ha risposto il Palestino sulla sua pagina Facebook. 

    “Con il Palestino dobbiamo avanzare/ perché da Oriente ci arriva la luce/ è vita, forza, allegria e pace/ che abbiamo trapiantato alla nostra gioventù”, proclama l’inno del Club Deportivo Palestino, la squadra che è attualmente in testa al campionato cileno. Ma in questo momento invece che alla pace sta portando a una vera e propria guerra di polemiche, che mescolano calcio e politica in una miscela inedita e pericolosa. Tutto per la sua nuova maglietta, che sostituisce al numero uno una stilizzazione della cartina della Palestina ai tempi del mandato britannico come esistette dal 1920 al 1948: dopo, cioè, che il territorio fu ritagliato con la Pace di Sèvres dal territorio dell’Impero Ottomano, in particolare separandolo da quella Transgiordania che in origine era stata prevista come sua componente; e fino alla guerra del 1948, che lo divise tra Stato di Israele e i territori di Cisgiordania e Gaza.

    Ma il 1920 è anche l’anno in cui il Club Deportivo Palestino fu fondato, da un gruppo di emigranti cileni in Cile. Il Paese all’estremità del Sud America ospita infatti una colonia di almeno 300.000 oriundi palestinesi soprattutto di religione cristiana ortodossa, la cui maggior parte si trovava già in Cile prima degli eventi del 1948. Questa comunità, che è la più numerosa della diaspora palestinese fuori dal Medio Oriente, ha dato al Cile personalità di spicco come il ministro dell’Economia del “Perón cileno” generale Ibañez e poi senatore della coalizione di Allende Rafael Tarud, i banchieri e re dei media Carlos Abumohor Touma e Álvaro Saieh Bendeck, il re dell’immobiliare José Said, il regista e scrittore Miguel Littín. I palestinesi in Cile sono abitualmente associati a quell’immagine di imprenditori sagaci e aggressivi altrove spesso attribuita agli ebrei, e il Palestino è anche chiamato “club milionario” per i soldi che vi furono investiti al momento della fondazione. Campione del Cile nel 1995 e 1978, secondo nel 1953, 1974, 1986 e 2008, vincitore della Coppa del Cile nel 1975 e 1977, fondato in origine nella città meridionale di Osorno ma attualmente con sede a Santiago, il Palestino è tradizionalmente contrapposto da una animosa rivalità con altre due squadre della serie A cilena anch’esse fondate da emigranti: l’Audax Italiano La Florida, nato nel 1910; e la Unión Española, nata nel 1897.” Clásico de colonias” viene chiamato il derby in cui si affrontano due tra queste tre squadre. Qualcosa del genere la troviamo d’altronde anche in Brasile, anche se lì le due Palestra Italia di San Paolo e Belo Horizonte dovettero cambiare il nome rispettivamente in Palmeiras e Cruzeiro nel 1942, al momento in cui il governo dichiarò guerra al regime di Mussolini. Sempre in Brasile  fu invece fondato da immigrati portoghesi il Vasco de Gama di Rio de Janeiro, mentre il Grêmio di Porto Alegre è la storica espressione della comunità tedesca.

    In tutti questi casi però la originaria affiliazione etnica è rimasta come un lontano legame sentimentale. Con l’intricata situazione in Medio Oriente, invece, l’uso da parte del Palestino della stessa bandiera bianca, rossa, verde e nera di Al Fatah ha sempre mantenuto il tifo su un maggior tono ideologico. Ulteriorrmente accentuato da quando nel 1998 l’Autorità Nazionale Palestinese è riuscita a far accettare dalla Fifa una rappresentanza in cui i giocatori del Deportivo Palestino, unica società calcistica professionista palestinese del mondo, hanno sempre fornito un contingente importante. Col processo di Oslo, bandiera e nome della Palestina sono stati riconosciuti da Israele, ma diverso è però il caso di una mappa che sembra evocare piuttosto gli slogan di Hamas o dell’Iran sulla “cancellazione dell’Entità Sionista”. “Rifiutiamo l’importazione del conflitto del Medio Oriente in Cile, ci aspettiamo sanzioni della Asociación Nacional de Fútbol Profesional de Chile al Club Palestino per aver infranto norme della Fifa”, ha protestato il presidente della Comunità Ebraica del Cile Gerardo Gorodischer. “Lamentiamo profondamente che i sionisti cileni pretendano di importare il conflitto del Medio Oriente nel nostro Paese cercando con ciò di infangare la storia e l’apporto fondamentale che il club ha realizzato nel Paese”, ha risposto la Federazione Palestinese del Cile. Tecnicamente la comunità ebraica cilena, non più di 20.000 persone, non potrebbe chiedere alla Anfp di pronunciarsi sulla maglietta di una squadra. Ma un’altra squadra sì, e il ricorso lo ha fatto la Ñublense: una piccola squadra del Sud, il cui presidente Patrick Kiblisky è collegato alla Comunità Ebraica, e che ha accusato il Palestino di aver utilizzato una mappa invece di un numero e di alludere a temi politici.

    In teoria, se il contenzioso dovesse finire alla Fifa il Palestino potrebbe essere addirittura radiato. La polemica si è fatta più rovente perché durante la partita tra Deportivo Palestino e Universidad de Chile, quest’ultima peraltro espressione di un’istituzione di nota derivazione massonica, i tifosi hanno finito per fraternizzare agitando cartelli anti-israeliani e anti-semiti. Da un “Palestina libera” con una stella di Davide cancellata, fino addirittura a una svastica.