Il falò delle verità

Annalena Benini

Se vogliamo vedere come sono esattamente le cosce di Lena Dunham, se pensiamo che la verità debba vincere su Photoshop, allora basta guardare “Girls”, dove Lena Dunham stessa ha giurato di mostrarci le sue cosce fino alla morte. Dove vediamo ormai più le sue tette delle nostre. E dove molti si smarriscono e si infastidiscono per la quantità di imperfezione continuamente esposta.

    Se vogliamo vedere come sono esattamente le cosce di Lena Dunham, se pensiamo che la verità debba vincere su Photoshop, allora basta guardare “Girls”, dove Lena Dunham stessa ha giurato di mostrarci le sue cosce fino alla morte. Dove vediamo ormai più le sue tette delle nostre. E dove molti si smarriscono e si infastidiscono per la quantità di imperfezione continuamente esposta (una volta, era ancora al college, Lena Dunham mise su YouTube un video in cui si lavava in una fontana del campus in mutande e reggiseno, e lì cominciarono gli insulti per la pancia, per il sedere, per tutto. “Penso: fottetevi, ma penso anche: scusatemi, vado a coprirmi”, fu il suo commento).

    Vogue, anche con Lena Dunham in copertina, nata nel 1986, sceneggiatrice, regista, attrice, produttrice di “Girls”, non è come un catalogo di foto segnaletiche (le uniche foto rimaste al mondo senza abbellimenti), e non è molto diverso, nelle intenzioni, da noi quando ci facciamo gli autoscatti, e scartiamo quelli venuti male, usiamo l’applicazione “dissolvenza” per togliere le rughe, teniamo in alto il telefono per non schiacciare troppo la faccia, ci giriamo  di sbieco per sembrare più magre, e proviamo mille volte la stessa espressione assorta ma allo stesso tempo ironica per dare l’idea che no, non ci importa di essere belle, è un autoscatto così, un po’ casuale, noncurante. Se Jezebel, il sito “femminista” che ha messo una taglia di diecimila dollari sulle foto di Lena Dunham pre-ritocco (e i ritocchi si riducono a: metterle un piccione in testa, ridurre la scollatura di un vestito, togliere mezza occhiaia), se questo sito ci avesse offerto un centesimo per ogni selfie scartato prima di inviarlo non solo a un amante, ma anche alle amiche della nonna, il femminismo (questo tipo di femminismo ridotto a “cazzata politicamente corretta”, come disse una volta Lena Dunham) avrebbe chiuso per bancarotta nel giro di pochi giorni. I nostri selfie vanitosi e libertari, in cui cerchiamo di assomigliare il più possibile all’idea che abbiamo di noi stessi, sono l’evoluzione casalinga del Photoshop professionale, quello che sa trasformare le già dee in dee ancora più meravigliose, quello che migliora anche le rughe, le occhiaie e gli addominali degli uomini, senza alcuna discriminazione sessuale.

    In un documentario di qualche anno fa su Anna Wintour, direttrice di Vogue America e imperatrice della moda, “The September Issue”, Anna Wintour esamina le foto della ragazza che sarà in copertina in quel Vogue di settembre: Sienna Miller, bionda bellezza inglese dal sorriso stupendo. “Troppi denti”, fu il commento di Anna Wintour, e le foto vennero, come sempre, ritoccate. Perché è Vogue, e perché per vedere le dee al loro peggio, con le ginocchia rugose, il rimmel che cola, le maniglie dell’amore e un gigantesco herpes sul labbro ci sono altri giornali e siti internet, impegnati nella missione sociale (ma senza dichiararsi femministi) di distruzione delle dee. Attività che offre sempre un certo consolatorio trionfo agli esseri umani invidiosi. O almeno compagnia. Lena Dunham è protagonista, sul sito di Vogue, di un video in cui, angosciata all’idea di posare per un giornale popolato di donne fatali, prova tutte le posizioni delle varie Cindy, Naomi, Kate, Twiggy, Gisele, Veruschka. E’ in pigiama e si sdraia per terra alla ricerca della posizione yoga sexy di Christy Turlington, scopre la pancia, scuote i capelli, ride di sé e di quelli che la pretendono più vera. E intanto pensano: però accidenti, perché non dimagrisce un po’?

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.