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Gli uccelli di Hitchcock a San Pietro
E’ la natura, quella che fa spettacolo nei documentari sugli animali: il leone insegue la gazzella e la sbrana, il pesce grosso divora il pesce piccolo, il predatore acchiappa la preda (con molta ammirazione per la supervista che rende la caccia possibile a grande distanza). Nella versione di Orson Welles (il film era “Rapporto confidenziale”) è lo scorpione che – “è nella mia natura” – punge la rana anche dopo aver patteggiato un accordo di non aggressione per attraversare il fiume.
Matzuzzi Uccellacci e santarellini - Stefanini Anche le colombe sono feroci
E’ la natura, quella che fa spettacolo nei documentari sugli animali: il leone insegue la gazzella e la sbrana, il pesce grosso divora il pesce piccolo, il predatore acchiappa la preda (con molta ammirazione per la supervista che rende la caccia possibile a grande distanza). Nella versione di Orson Welles (il film era “Rapporto confidenziale”) è lo scorpione che – “è nella mia natura” – punge la rana anche dopo aver patteggiato un accordo di non aggressione per attraversare il fiume. E’ la natura, a cui il volo pacifista della colomba bianca risulta indifferente quanto l’aggressione del corbaccio nero. Per il gabbiano, poi, è il momento della verità, ottimo per spazzar via finalmente il “Gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach: mai abbiamo capito come mai l’antipatico pennuto sia stato trasfigurato in un maestro spirituale, tutto abnegazione e sacrificio di sé.
E’ la natura. Non un cattivo presagio da cavalcare temendo le ricadute sull’Ucraina, sulla pace nel mondo, sul papato di Francesco. Deplorando la finestra che era chiusa e non ha dato rifugio alle due colombelle, come accaduto in passato, oppure la bandiera arcobaleno che in piazza San Pietro non a tutti piace. A noi ha ricordato “Mars Attacks!”, il film di Tim Burton sui marziani, anno 1996. Mandano messaggi d’amicizia, si fingono pacifici, ma appena un hippie accampato per riceverli fa svolazzare una candida colomba gliela inceneriscono con il raggio laser. Si passa alla fase due, guerra senza quartiere. Finché i marziani vengono sconfitti con le note di una canzone country. Siccome nessuno impara mai niente, i terrestri sopravvissuti ai marziani – tutte brave persone, i politici sono i primi a morire – gioiscono nella natura con i cerbiattini. E naturalmente non hanno messo in conto neppure un leone affamato.
Alfred Hitchcock, che i finali li sapeva girare un po’ meglio, lascia gli uccelli appollaiati ovunque a Bodega Bay (non volle neppure la scritta “The End”, il film termina con un fotogramma nero). Gabbiani e corvi, neanche a farlo apposta, stanno sui fili elettrici, sui tetti delle case, sullo steccato, nel giardinetto ben curato, mentre Tippi Hedren, Rod Taylor e Jessica Tandy cercano di salire in macchina e lasciare la cittadina. Fa ancora paura, perché è subito evidente che gli uccelli attaccano gli umani, e hanno il vizietto di cavare gli occhi. Ed è altrettanto evidente che il regista non ha nessuna intenzione di spiegarci come mai i pennuti abbiano improvvisamente cambiato comportamento. Libertà di interpretazione per lo spettatore, a garanzia di un terrore che dura nel tempo. E che ha trasformato un raccontino di Daphne Du Maurier nell’immagine del male: qualcosa che non si annuncia e resiste alle spiegazioni facili.
Durerà ahimè anche l’istantanea (per i cultori esiste anche il video) della colomba aggredita dal gabbiano, che si moltiplicherà invece come portatrice di messaggi. Oltre alla pace vieppiù in pericolo, c’è il turbamento dell’equilibrio ecologico, come se prede e predatori non esistessero, appunto, in natura. I seguaci di Nostradamus avranno la loro profezia bella e pronta all’uso. Gli artisti ne fanno un’icona, trovandosi il lavoro egregiamente sbrigato. Deploreremo e commenteremo, qualcuno si ricorderà della fotografia del fulmine che aveva colpito San Pietro la sera delle dimissioni di Papa Benedetto XVI. Tutto, tranne rassegnarsi al fatto che la natura non è un luogo armonioso e pacificato come in un film con gli allegri coniglietti di Walt Disney.
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