Chi porta la maglia porta il fuoco

Camillo Langone

I ragazzi che portano il fuoco sono i ragazzi che portano la maglia con padre, madre e figli che si tengono per mano. Io li osservo e invidio il loro coraggio: Chesterton predisse che un giorno ce ne sarebbe voluto per affermare pubblicamente che due più due fa quattro, e quel giorno eccolo, è arrivato.

Matzuzzi Un prete non negoziabile - Meotti Noi liberali, figli delle cattedrali

    I ragazzi che portano il fuoco sono i ragazzi che portano la maglia con padre, madre e figli che si tengono per mano. Io li osservo e invidio il loro coraggio: Chesterton predisse che un giorno ce ne sarebbe voluto per affermare pubblicamente che due più due fa quattro, e quel giorno eccolo, è arrivato. Mica solo in Francia, dove l’estate scorsa nei Giardini del Lussemburgo un uomo venne portato al commissariato solo perché indossava quella maglia, siccome l’égalité si è mangiata la liberté e anche questo era stato previsto, e proprio da un francese, Bernanos: “All’uguaglianza assoluta dei cittadini di fronte alla legge deve corrispondere, presto o tardi, l’autorità assoluta e senza controllo dello stato sui cittadini. Se lo stato è perfettamente capace di imporre l’uguaglianza assoluta dei cittadini davanti alla Legge chi difenderà la Legge dalle usurpazioni dello stato?”.

    Il giorno è arrivato anche a Concesio, il paese di Papa Paolo VI, dove un addetto al banco affettati del centro commerciale Auchan si è rifiutato di servire un ragazzo con la maglia famigerata. E poi è successo a Parma, a una ragazza che appena uscita di casa si è imbattuta in due lesbiche feroci che le hanno gridato: “Omofoba! Omofoba!”. Non immaginavo che nella provincia bresciana e in quella emiliana si avesse contezza delle maglie legate al movimento La Manif pour Tous. Io stesso ne sapevo poco, lo percepivo come un fenomeno molto francese, quindi molto remoto.

    Parigi fu la capitale del XIX secolo, non lo è del XXI: la pittura francese è morta, la canzone francese quasi, i libri francesi si vendono più che altro in Francia, e la politica francese è seguita solo per gli aspetti di pochade. Che cosa ne è delle idee francesi? La Manif pour Tous è certamente un’idea, una bella idea, ma La Manif pour Tous Italia assomiglia al Tea Party Italia: un frammento spaesato, un prodotto importato in una nazione disinteressata all’articolo, capace di mobilitare solo quattro visionari. “E’ così che fanno i buoni. Continuano a provarci. Non si arrendono mai”, dice un personaggio di Cormac McCarthy. Rileggendo “La strada” in parallelo alle mail delle amiche magliamunite e vilipese, da Valeria che in centro a Roma si è presa paura, a Costanza, ossia Costanza Miriano, che la porta spesso e a cui, sempre nella capitale della cristianità, hanno detto “Anvedi st’imbecille”, ho sentito il dovere di entrare a far parte del piccolo gregge della famiglia naturale.

    Sia chiaro: un conto è sentire il dovere, altro conto è farlo. Sono un uomo elegante, da ragazzo scucivo i coccodrilli dalle Lacoste perché percepivo indignitosa, servile, l’ostentazione di un qualsiasi marchio, trovando poi conferme fra Levitico (“Non vi farete segni di tatuaggio”) e Lettera ai Galati (“Non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo”). Oggi non concepisco altre maglie che Altea, Fedeli, Malo, Zanone tinta unita, e l’idea di diventare un uomo-sandwich, anche se per una buona causa, mi ripugna. Insomma non so se riuscirò mai a indossare la maglia della famiglia naturale e al momento sono solo un fiancheggiatore. Più che altro un ammiratore, un fan di questi quattro gatti al contempo idealisti e realisti, perché bisogna saper sognare per ipotizzare che un popolo volontariamente moribondo come quello italiano possa voler guardare in faccia la realtà, la fecondità.

    Quattro gatti certo più graditi al Padre dei quarantaquattro somari, teologi e pretacci, che proprio in questi giorni infilano tenaglie nella bocca del Figlio per cercarvi le parole a favore di divorzio e concubinaggio che a loro farebbero tanto comodo, e che non troveranno perché non ci sono ma fa niente, con le lingue biforcute che si ritrovano le inventeranno. Mentre la chiesa gerarchica sembra in tutt’altre faccende affaccendata, loro mitemente manifestano, qui e là in Italia, ignorati dai media, per il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre, e per la libertà di espressione. “Siamo noi ancora i buoni? Sì, siamo ancora noi i buoni. E lo saremo sempre”. Quanto vorrei essere più coraggioso e forte, un cavaliere senza macchia e senza paura capace di guardare negli occhi una di queste ragazze e parlare con la voce di McCarthy: “Io ho il dovere di proteggerti. Dio mi ha assegnato questo compito. Chiunque ti tocchi, io l’ammazzo”.

    Matzuzzi Un prete non negoziabile - Meotti Noi liberali, figli delle cattedrali

    • Camillo Langone
    • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).