Renzi e le elezioni per sopravvivere alla rinascita del Cav.

Claudio Cerasa

Lei è una deputata di Forza Italia, ha quasi cinquant’anni, è amica di Silvio Berlusconi, stima Matteo Renzi, riconosce che la visita alla sede del Partito democratico ha rivitalizzato il Cavaliere e pensa che il segretario del Pd farebbe un regalo al centrodestra se decidesse di non staccare la spina al governo e farsi inghiottire dalle larghe intese guidate dal nipote dello zio Gianni. Lui, invece, è un deputato del Pd, ha più di quarant’anni, conosce bene Renzi, pensa che la visita del Cav. alla sede del Pd sia stata un’arma formidabile per dare un’accelerata alle riforme.

    Lei è una deputata di Forza Italia, ha quasi cinquant’anni, è amica di Silvio Berlusconi, stima Matteo Renzi, riconosce che la visita alla sede del Partito democratico ha rivitalizzato il Cavaliere e pensa che il segretario del Pd farebbe un regalo al centrodestra se decidesse di non staccare la spina al governo e farsi inghiottire dalle larghe intese guidate dal nipote dello zio Gianni. Lui, invece, è un deputato del Pd, ha più di quarant’anni, conosce bene Renzi, pensa che la visita del Cav. alla sede del Pd sia stata un’arma formidabile per dare un’accelerata alle riforme e teme però che il segretario rischierebbe di farsi inghiottire dalle larghe intese qualora decidesse di non staccare la spina al governo guidato dal nipote dello zio Gianni.

    Lei dice che votare a maggio è complicato, che la riforma elettorale tenteranno di rallentarla e che i tempi lunghi, però, sono i tempi che vuole il Cavaliere: perché va bene l’affetto per Matteo, e Berlusconi in effetti non fa altro che parlare di Matteo, e dire quanto è bravo Matteo e quanto mi piacerebbe avere uno come Matteo, ma Matteo è sempre un avversario e bisogna pensare a come batterlo. E quale modo migliore esiste, per battere Matteo, se non trasformare il segretario del Pd in una costola delle larghe intese? Già.

    Lui, invece, dice che votare a maggio non sarebbe impossibile, che i tempi ci sono, che Matteo, qualche settimana fa, ha fatto i conti, e i conti dicono che per votare a maggio è sufficiente approvare la riforma entro la fine di marzo. E per questo ogni tanto il segretario ci pensa eccome al rischio di fare un regalo a tutti i suoi avversari lasciando il governo così e di non sfruttare la sua forza portando il paese verso le elezioni. Lei, d’altra parte, dice che le lunghe attese aiutano Berlusconi non solo perché permettono di far partire l’operazione logoramento di Matteo (perché, suvvia, mica penserete che Matteo possa fare le riforme con Quagliariello?) ma anche perché più passa il tempo e più il partito di Berlusconi verrà percepito come l’unico che, insieme con Grillo, si oppone a questo governicchio. Lui, il renziano, concorda con l’analisi, dice che per Renzi, e forse anche per il paese, andare a votare subito sarebbe l’ideale, che il governo Letta non potrà mai accogliere tutte le riforme che verranno proposte da Renzi e che dunque rimanere in questa situazione fa male al governo, fa male a Renzi e fa male al Pd: perché, intanto, gli avversari si organizzano, il centrodestra si ricompatta, gli alleati si allontanano, e per Renzi potrebbero essere drammatici entrambi gli scenari: perché se il governo va male, a Renzi andrà sicuramente male; e se il governo va bene, a Renzi potrebbe andare comunque male.

    E dunque che fare? Lei, la deputata berlusconiana, dice che, visto che per Renzi sarebbe suicida non far crollare il governo, il centrodestra si sta organizzando per le elezioni a breve. E anche se non si sa ancora chi sarebbe il candidato si sa invece che Marina Berlusconi, per esempio, è da qualche mese che ha cominciato a studiare come se dovesse a breve candidarsi. Lui invece, il renziano, ribadisce che Renzi sotto sotto, anche se non può dirlo, vorrebbe votare a maggio e che è vero, sì, approvare le riforme istituzionali potrebbe essere un modo per mostrarsi affidabile ma è anche vero che il modo migliore per scongiurare che la tornata delle Europee si trasformi in un flop, per il Pd, sarebbe sovrapporre le elezioni e votare anche alle Politiche. Lei, la deputata di Forza Italia, che abbiamo incontrato venerdì, poco dopo cena, a Roma, a poche centinaia di metri dal quartiere Monti, dice che ci sarebbe però anche un’altra strada. Un’altra strada che, secondo lei, converrebbe tanto a Renzi quanto a Berlusconi e che sarebbe quella di trasformare – e Forza Italia ci starebbe, eccome se ci starebbe – il governo Letta nel governo Renzi. E converrebbe a Renzi, perché almeno avrebbe la possibilità di non farsi schiacciare dal governo, e magari anche di guidare il semestre europeo, e converrebbe a Berlusconi, perché è vero che Matteo potrebbe far trottare il governo, e guidarlo anche ben oltre il semestre europeo, ma è anche vero che governare con Quagliariello è complicato e che il logoramento potrebbe essere anche più veloce di quello che si potrebbe verificare con Matteo fuori dal governo.

    E il renziano? Il renziano, che abbiamo incontrato ieri, intorno alle 16,30, a Roma, a due passi dal Parlamento, dice che il governo Renzi prima era un’ipotesi impossibile e che oggi invece è un’ipotesi fattibile. Fattibile perché Renzi sa che, per un riformatore come lui, non c’è nulla di peggio che ritrovarsi a sostenere un governo che non riesce a fare le riforme. Fattibile, poi, perché Renzi sa che non c’è nulla di peggio per un leader che ha voglia di andare al governo di mostrare agli elettori le proprie cartucce (jobs act, riforma del titolo V, taglio dei parlamentari) e di non riuscire a spararle come sarebbe lecito sperare. Fattibile, infine, perché Renzi un pensierino a essere a Palazzo Chigi durante il semestre europeo lo sta facendo. E perché Renzi sa che se il Pd dovesse scegliere che presidente avere a Palazzo Chigi forse sceglierebbe Matteo e non Enrico. Dipende da Renzi, certo. Dipende da Napolitano, ovvio. Dipende se si apriranno gli spazi per far dimettere Letta e tentare un nuovo governo.

    Votare a maggio, dice il renziano, dice la berlusconiana, metterebbe Renzi a suo agio e il centrodestra in difficoltà. Ma rimanere così, per Renzi, a metà tra l’uomo di lotta e l’uomo di governo, rischia di trasformare il segretario in un leader che Renzi definirebbe “spompo”. E insomma, per Renzi, non fare il salto, adesso, dopo la legge elettorale, sarebbe il modo migliore per entrare in un circo e diventare l’erede naturale di un vecchio smacchiatore di giaguari. Per Berlusconi sarebbe perfetto. Ma per Renzi, che dire, davvero ne vale la pena?

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.