Egalité scolastica, fiabe unisex e scomparsa del senso del ridicolo
Il rinvio della nuova legge sulla famiglia in Francia, e le imbarazzate rassicurazioni governative sul fatto che comunque non si sarebbe occupata né di fecondazione assistita per coppie lesbiche né di utero in affitto per quelle di omosessuali maschi, non hanno impedito alla ministra Guardasigilli, Christiane Taubira (“madre” della legge sulle nozze gay) di promettere su Europe 1, martedì mattina, che a quelle misure, prima o poi, ci si arriverà.
Il rinvio della nuova legge sulla famiglia in Francia, e le imbarazzate rassicurazioni governative sul fatto che comunque non si sarebbe occupata né di fecondazione assistita per coppie lesbiche né di utero in affitto per quelle di omosessuali maschi, non hanno impedito alla ministra Guardasigilli, Christiane Taubira (“madre” della legge sulle nozze gay) di promettere su Europe 1, martedì mattina, che a quelle misure, prima o poi, ci si arriverà. La sua collega ai Diritti delle donne, Najat Vallaud-Belkacem, su Libération ha aggiunto che la responsabilità del governo “è non solo di attuare riforme per far progredire la società, ma anche di farle accettare”. Un po’ di pazienza e tutto si farà.
Queste due voci dal sen del governo fuggite sono forse il miglior commento alle teorie governativo-gauchiste su una “Francia reazionaria”, “paranoica” e “isterizzata” rappresentata dalla Manif pour Tous, che si sarebbe semplicemente inventata il “fantasma” di un attacco senza precedenti alla famiglia e farneticherebbe di teoria del gender somministrata ai bambini nei programmi scolastici. Ma che la demonizzazione (visto che l’abolizione non è possibile) della differenza sessuale sia la missione evidente dell’“Abcd de l’égalité” promosso dal ministero dei Diritti delle donne e da quello dell’Educazione affidato a Vincent Peillon, appare evidente a una semplice lettura. Lettura suo modo esilarante, se non fosse che c’è ben poco da ridere, all’idea dei piccoli francesi esposti per legge a certe baggianate finto progressiste, come nemmeno la fantasia di Aldous Huxley e di George Orwell avrebbero potuto concepire. Lo stesso Ray Bradbury, che in “Fahrenheit 451” parla di un mondo dove i libri sono proibiti, non avrebbe immaginato che nella “douce France” sotto la presidenza Hollande, grazie all’Abcd dell’uguaglianza al rogo sarebbero finite anche le favole dei fratelli Grimm e di Perrault.
Esagerazioni? Sul sito del Centre National de Documentation Pédagogique, che dipende dal ministero dell’Educazione, leggiamo quali sono gli “strumenti pedagogici” messi a disposizione degli insegnanti della scuola primaria, allo scopo di “dotarsi di tutti i mezzi per decostruire, attraverso la conoscenza, i pregiudizi che si oppongono alla vera uguaglianza”. Troviamo, per esempio, uno “strumento” in due puntate sulla “figura della Bella” nelle favole: disdicevole concentrato di stereotipi, con quel finale obbligato fatto di matrimonio e bambini, modello negativo di passività e di improduttività. Meglio, allora, prendere per mano i piccoli citoyens e condurli alla decostruzione di Cenerentola, della Bella Addormentata, di Raperonzolo, “principesse sagge e convenzionali” e modelli di futura sottomissione. Se non dovesse bastare, ecco la “danza” ispirata a Cappuccetto Rosso, nella quale i maschi devono essere incoraggiati a recitare la parte di Cappuccetto Rosso e le bambine quella del lupo, perché “nelle classi primarie, la lotta contro gli streotipi passa prima di tutto attraverso la mescolanza dei ruoli lupo-Cappuccetto Rosso” (i pedagoghi dell’Abcd de l’égalité saranno dotati di “mezzi di decostruzione” ma non di senso del ridicolo).
E che dire dell’analisi del quadro “Madame Charpentier et ses enfants” di Auguste Renoir? L’obiettivo del relativo “strumento pedagogico” è di “condurre gli allievi a porsi la questione dell’uguaglianza tra bambine e bambini”, scoprendo che nel 1878 un maschietto di tre anni come quello rappresentato nel quadro era vestito come la sorellina maggiore. Ma poi, a sette-otto anni, ai maschi toccavano i pantaloni, mentre le femmine restavano ferme alla gonna… Si arriva così all’apologia dei pantaloni per le donne, cosa di cui effettivamente si sentiva l’esigenza. Al pedagogo dell’égalité di stato non sfugge un particolare inquietante: la signora Charpentier porta un abito nero con un merletto bianco e anche il grosso cane accovacciato ai piedi del gruppo famigliare è nero e bianco: “Gli stessi colori del vestito di M.me Charpentier”. No, da Renoir questo non ce l’aspettavamo proprio.
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