Cronistoria di un segreto di Pulcinella a uso dei pubblicisti d'Oltreoceano

Mario Sechi

Il governo Letta è al lumicino e un giorno qualcuno scriverà un libro rivelando un complotto segreto. Elementare, Watson. Come nell’estate del 2011, scenario della cospirazione più pubblica e pubblicata della storia, un tomo di Segretissimo, collana spy della Mondadori. Come ogni cosa top secret, tutto è impaginato, postato, commentato.

    Il governo Letta è al lumicino e un giorno qualcuno scriverà un libro rivelando un complotto segreto. Elementare, Watson. Come nell’estate del 2011, scenario della cospirazione più pubblica e pubblicata della storia, un tomo di Segretissimo, collana spy della Mondadori. Come ogni cosa top secret, tutto è impaginato, postato, commentato.
    Scenario globale. Rileggo “Boomerang”, il libro di Michael Lewis sulla crisi del debito sovrano. Estate 2011: “I credit default swaps della Grecia sono saliti da 11 punti base a 2300; la Grecia sta per fallire a causa del debito; Irlanda e Portogallo hanno chiesto i programmi di salvataggio; e Spagna e Italia sono passate da esser viste come nazioni a basso rischio a paesi sull’orlo del collasso finanziario”.
    Scenario italiano. In giugno il governo è alla frutta congelata. Giulio Tremonti è sotto il tiro del fuoco amico e nemico, gli alleati chiedono le sue dimissioni, il ministro dell’Economia è ai ferri corti con Berlusconi che vuole un taglio delle tasse. Sembrano le solite scaramucce di Palazzo, in realtà sta per scoppiare un incendio gigantesco. La manovra economica viene scritta quattro volte. Lo spread è in orbita.
    Agenda Napolitano. Il presidente della Repubblica ha un’agenda fitta come la trama di un tappeto persiano. Il 3 giugno Berlusconi è al Quirinale, l’8 giugno tocca a Tremonti, il giorno dopo al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Nonostante l’allargamento e la nomina di nove sottosegretari, la crisi avanza come il Settimo Cavalleggeri. In Transatlantico s’apre il toto candidato a Palazzo Chigi, in testa ci sono Corrado Passera e Mario Monti. Il professore il 19 giugno va da Lucia Annunziata a “In Mezz’ora” e sostiene le ragioni del “no” di Tremonti al taglio delle tasse: “Non abbiamo i soldi”. Il 22 giugno arriva la verifica parlamentare chiesta da Napolitano, Berlusconi ritorna sul Colle in compagnia di Gianni Letta. Tutto a posto, niente in ordine.
    Sell off. Il 30 giugno Deutsche Bank presenta il rapporto annuale e a pagina 32 c’è un grafico da panico: dal 31 dicembre 2010 al 30 giugno 2011, il valore netto dei titoli italiani in portafoglio del colosso bancario passa da oltre 8 miliardi di euro a poco meno di un miliardo, 87,5 per cento in meno. Non è un alleggerimento delle posizioni, è un sell off. Il primo luglio l’agenzia di rating Standard & Poor’s boccia la manovra. Piove sul bagnato.
    Visto, si stampi. Il 4 luglio il segretario del Pdl, Angelino Alfano, va a conferire con Napolitano, il 5 luglio è la volta di Romano Prodi. Girandola. L’alleanza tra Berlusconi e Bossi vacilla, la Lega vota per l’arresto di Alfonso Papa. Il 16 luglio Francesco Bei su Repubblica scrive che c’è “un corteggiamento intenso, che ha come obiettivo quello di arrivare a un governo tecnico con dentro la Lega. A guidarlo dovrebbe essere l’economista Mario Monti”. E’ il giorno in cui si vota la manovra. Con il sì del Pd. Monica Guerzoni sul Corriere della Sera riscrive il nome del candidato segreto: “Le opposizioni guardano a un premier alla Mario Monti”. Il 17 luglio Marco Cremonesi sul Corriere della Sera racconta: “C’è poco da fare. Il governo di transizione, nel Carroccio, è un’ipotesi che viene presa in ‘doverosa’ considerazione. (…) Assai citato il nome di Mario Monti”. Però, la riservatezza. Scende in campo Aldo Cazzullo che sbigodina un’intervista a Veltroni: “Serve un governo con un consenso larghissimo”. Cazzullo non si trattiene e butta là due nomi: “Chi dovrebbe guidarlo? Si è parlato di Monti e dello stesso Pisanu”. Il segreto però resta segreto, perbacco. Così il 18 luglio, ignaro di tutto, Berlusconi rivede Napolitano, mentre 24 ore dopo varcano il portone Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini e soprattutto Giuseppe Vegas, presidente della Consob. Lo spread è nella fase che gli americani chiamano skyrocketing.
    Il 24 luglio il complottone finisce tra le mani esperte di Fabio Martini, segugio della Stampa. Titolo: “L’investitura di Monti per il dopo Berlusconi”. Il pezzo racconta di un incontro a Milano, a Ca’ de Sass (sede di Banca Intesa) con Prodi che esorta Monti: “Se le cose volgessero al peggio, credo che per te sarebbe difficile tirarti indietro”. C’è anche il retroscena del retroscena, un tentativo precedente “a fine gennaio, quando sembrava che la crisi del governo potesse portare a elezioni anticipate, Massimo D’Alema (d’intesa con Gianfranco Fini) era riuscito a comporre un vasto cartello elettorale, destinato a essere guidato da un candidato premier chiamato Mario Monti, che anche in quella circostanza non aveva detto no”. Era il prequel segreto del sequel segreto.
    Altro che processo a Napolitano. Il Carnevale è alle porte, s’azzuffano sul segreto di Pulcinella e si sono sciroppati il complotto pubblico.