Zerovirgolauno

Mario Sechi

Zerovirgolauno. A fine mattinata l’Istat certifica il “miracolo” del fu governo: il pil appena sopra il nulla nell’ultimo trimestre del 2013. Roba da girotondo intorno all’Istat. Succede di venerdì, mentre il presidente del Consiglio alle 13 e 03 entra al Quirinale ed esce da Palazzo Chigi. Dimissioni. Indietro Letta. Avanti Renzi. In quello zerovirgolauno c’è purtroppo tutta la cifra del governo prima di larghe intese, poi di ristrette vedute. C’è chi si vanta con sprezzo del ridicolo di questo grandioso risultato. Chiosa il numero Carlo De Benedetti: “Quando ci si vanta di una ripresa dello 0,1 per cento, stiamo facendo divertire i matematici” (da Torino, ore 14 e 32). Négligeable.

    Zerovirgolauno. A fine mattinata l’Istat certifica il “miracolo” del fu governo: il pil appena sopra il nulla nell’ultimo trimestre del 2013. Roba da girotondo intorno all’Istat. Succede di venerdì, mentre il presidente del Consiglio alle 13 e 03 entra al Quirinale ed esce da Palazzo Chigi. Dimissioni. Indietro Letta. Avanti Renzi. In quello zerovirgolauno c’è purtroppo tutta la cifra del governo prima di larghe intese, poi di ristrette vedute. C’è chi si vanta con sprezzo del ridicolo di questo grandioso risultato. Chiosa il numero Carlo De Benedetti: “Quando ci si vanta di una ripresa dello 0,1 per cento, stiamo facendo divertire i matematici” (da Torino, ore 14 e 32). Négligeable.

    Il temporeggiatore Letta è stato consumato dal tempo. Ne aveva poco, ne ha preso troppo. Sabato 8 febbraio Repubblica squaderna un’intervista in chiave inglese di Susanna Camusso: “Sono ormai circa due mesi che stanno definendo il programma di coalizione. Qualcuno sa qual è?”. Non si sa, Letta è in fase olimpica a Sochi e fa il bobbista: “Prendo un’iniziativa per sbloccare” (ore 10 e 30). La pista di ghiaccio s’è asciugata e lui continua a usare la slitta sul cemento. “Era ora!”, dice Renzi (ore 12 e 24) mentre prende la rincorsa. Maurizio Lupi dimostra esperienza in arte divinatoria: “I tempi li dettiamo noi.

    Li detta Letta. Non li detta Renzi” (ore 12 e 26). Il Cav. intanto presenta club, fa e disfa, insomma fa Berlusconi e annuncia: “Ho la sensazione che sia come nel 1994, ho appena finito un instant book” (telefonata ai club della bassa friulana, ore 14 e 38). Clima pop, Renzi preannuncia la decapitazione così: “Quando sento parlare di rimpasto mi vengono le bolle”. Le ombre della sera calano con le agenzie di stampa che raccontano di un “Letta che tesse la tela” e la domenica (9 febbraio) annunciano che “martedì Letta porterà il programma al presidente della Repubblica”. Tutto bene. Ma lunedì 10 febbraio il Corriere della Sera impagina il complotto più pubblico e pubblicato della storia: Napolitano aveva consultato Monti nell’estate del 2011. Alan Friedman fa il piazzista del suo libro, mentre dal Quirinale parte il motociclista con la lettera di risposta: “Solo fumo”. Seguono talk-show. Sempre fumo è. Mentre ci si diletta sulla manovra cospiratrice, il Titanic di Letta fa rotta decisamente verso l’iceberg.

    E’ ora di cena, Renzi viene chiamato a consumare il pasto serale con Napolitano. Dovrebbe esserci anche Letta, ma declina l’invito. Ha capito la situazione: Giorgio e Matteo sono a tavola, Enrico è sul menù. Nota sul taccuino: “Cena, due ore. Mangiato premier. Direzione Pd su governo anticipata”. Stop. Renzi si presenta la mattina (martedì 11 febbraio) all’assemblea dei deputati del Pd e conferma il menù: “Pensate a un videogame. Questa legislatura ha utilizzato il 19 per cento della barra vita e ha davanti a sé l’81 per cento. La buttiamo via? La questione sul tappeto è questa legislatura è nelle condizioni di utilizzare l’81 per cento del tempo che le rimane per le riforme”. Ottantuno per cento.

    Game over. Letta è un cd incantato: Il patto di governo “sarà convincente e convincerà tutti i partiti, anche il Pd” (dall’Expo di Milano, ore 13 e 38). A Space Invaders, Renzi abbatte la navicella marziana di Letta il giorno dopo, mercoledì 12 febbraio, quando all’ora di pranzo i due si vedono a Palazzo Chigi. Cronache ufficiali: distanti. Traduzione: il tuo posto è mio. La sabbia nella clessidra scorre velocissima. Letta tenta una surreale carta della disperazione. Alle 18 si presenta tutto solo in sala stampa a Palazzo Chigi e presenta “Impegno Italia”. I giornalisti assistono alla scena crepuscolare e prendono nota del suo stato: Zen. Serenità. Perfino su quattro ruote, quando Matteo Renzi giovedì 13 febbraio lascia la direzione del Pd a bordo di un’auto che sul parabrezza, proprio sopra il portabollo e assicurazione, mostra la scritta “Auto Zen”. E’ il destino che fa il giocoliere con le parole, i segni e i disegni delle vite degli altri.

    Istruzioni per l’uso per dietrologi in tweed
    Luigi Angeletti, segretario della Uil, evoca un passaggio semantico dell’avventura lettiana, le balls of steel, le palle d’acciaio, e chiede un premier “con gli attributi”. Viene accontentato durante la direzione del Pd quando Renzi lancia il takeover sul governo: “Chi fa politica ha il dovere di rischiare, dobbiamo aprire una pagina nuova”. Stop. Enrico non c’è, chiuso a Palazzo Chigi, fa sapere che lascerà l’incarico. Napolitano prende atto, spicca comunicato di rito e fa partire il giro di giostra dei partiti. E’ venerdì, Napolitano uscendo dalla Corte dei Conti dice che “è una bella giornata”, stanno per scoccare le cinque della sera, sfoglio l’Osservatore Romano, scrive che Renzi ha consumato la direzione del Pd con una “voracità quasi bulimica” (Pippo Civati aveva detto che “sembra di stare in ‘Shining’”). Appunto. Incontentabili tutti. Se va lento, perde tempo. Se va di fretta, è un cannibale. S’è fatta ’na certa, il presidente del Senato Pietro Grasso sta entrando nello studio del presidente della Repubblica. Napolitano va a passo di carica. Con quel radioso zerovirgolauno, serve un nuovo governo express. Istruzioni per l’uso a beneficio dei dietrologi in tweed: sono cominciate le consultazioni, non le cospirazioni.