Dopo la strage a Maidan
Kiev appesa a un patto, e in piazza non ci sono soltanto “fascisti e gay”
Ieri i leader dell’opposizione hanno firmato un accordo con il presidente dell’Ucraina, Viktor Yanukovich, per provare a disinnescare una crisi nazionale che dura da novembre e che mercoledì e giovedì ha fatto settanta morti in piazza dell’Indipendenza. Le trattative sono durate molte ore e sono state mediate dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia (particolarmente schierata quest’ultima, anche più degli altri paesi Ue, al fianco dei manifestanti anti governo).
Ieri i leader dell’opposizione hanno firmato un accordo con il presidente dell’Ucraina, Viktor Yanukovich, per provare a disinnescare una crisi nazionale che dura da novembre e che mercoledì e giovedì ha fatto settanta morti in piazza dell’Indipendenza. Le trattative sono durate molte ore e sono state mediate dai ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia (particolarmente schierata quest’ultima, anche più degli altri paesi Ue, al fianco dei manifestanti anti governo). Ne è uscito un patto che prevede la fine immediata delle violenze, elezioni presidenziali anticipate non oltre dicembre (erano previste per marzo 2015), un governo di unità nazionale entro dieci giorni e riforme costituzionali che limiteranno i poteri di Yanukovich. Sono incluse nel patto indagini indipendenti sui responsabili delle violenze di questi mesi e l’impossibilità di dichiarare lo stato d’emergenza nel paese (e quindi di chiamare l’esercito a intervenire contro le manifestazioni, grande minaccia che pende sul capo dei manifestanti).
Yanukovich voleva tenere a distanza gli standard della politica europea, lontani dal suo stile di governo oligarchico. Da ieri quegli standard potrebbero essere più vicini. Non è chiaro però se i manifestanti sono soddisfatti dall’accordo, perché chiedevano la cacciata del presidente, non l’hanno ottenuta ed escono rabbiosi da quarantott’ore di repressione brutale (hanno ottenuto però le dimissioni del primo ministro Vitaliy Yuriyovych Zakharchenko, considerato il regista delle violenze). Per convincerlo a inghiottire il patto, il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha detto a uno dei leader dell’opposizione (come si vede in un filmato tv): “Se non appoggiate questo accordo avrete la legge marziale, sarà usato l’esercito. Morirete tutti”. Il ministro ha poi confermato: “A quanto so, le truppe erano già state allertate ed erano pronte a ricevere l’ordine di instaurare la legge marziale”.
In questo clima di momentanea rivincita il Parlamento ha votato a maggioranza per la cancellazione dell’articolo del codice penale per cui l’ex primo ministro Yulia Timoshenko è stata condannata al carcere – la leader è acerrima rivale di Yanukovich.
“Obbligo di matromonio omosessuale”
La piazza non parla con una voce sola e non reagisce compattamente all’accordo perché – come è stato scritto nei giorni scorsi – è formata da diversi gruppi, alcuni dei quali appartenenti all’estrema destra, che ieri però dal palco di piazza Indipendenza hanno promesso un assalto alle istituzioni se Yanukovich non si dimette entro oggi. Sulla New York Review of Books però il professore Timothy Snyder spiega che il ruolo delle formazioni di destra e nazionaliste è stato esagerato sui media. “La propaganda russa continua a ripetere che questa ribellione è fatta da nazisti per far tornare il nazionalsocialismo in Europa” e a Monaco il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, spiega ai tedeschi che stanno sostenendo gente che celebra Hitler. Snyder riconosce che l’estremismo di destra in Ucraina è una faccenda seria, anche se minore rispetto a paesi come l’Austria, l’Olanda e la Francia; ma nota che è il governo ucraino a dire ai propri poliziotti che stanno combattendo una rivolta aizzata dagli ebrei. “In altre parole il governo ucraino sta dicendo a se stesso che i suoi oppositori sono ebrei e a noi che sono nazisti”. Per la cronaca, le associazioni ebraiche sono schierate contro Yanukovich e in piazza c’è anche gruppo di combattimento, un “sotnia”, di giovani ebrei.
Un pezzo della campagna mediatica a favore del governo Yanukovich è stato affidato all’istrionico presentatore russo Dmitry Kiselyov, che conduce il talk show più importante di Russia e da dicembre è anche direttore del conglomerato dei media di stato. Kyselyov usa come una clava politica le sue posizioni antigay. Quando il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle che è omosessuale, ha incontrato a Kiev a dicembre il leader dell’opposizione Vitali Klitschko, Kiselyov ha dato il via a una campagna martellante contro i rivoltosi che aspirano alla decadenza e alla corruzione morale dell’Unione europea. Il governo di Yanukovich ha seguito lo spartito spargendo la voce che il prezzo dell’adesione all’Ue era il riconoscimento del matrimonio omosessuale. Questa campagna non sta evitando al governo la fine – che potrebbe arrivare fra nove giorni.
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