Grillo deve accontentarsi di Sanremo, perché il governo del sindaco c'è

Mario Sechi

Il governo in tasca. Renzi entra al Quirinale con mille pensieri in testa. Dicono che l’esecutivo di oggi è come quello di ieri, una sciacquata in Arno della parabola di  Tomasi di Lampedusa, tutto cambia perché nulla cambi. Dicono che non è stato dealfanizzato abbastanza. Dicono che poteva risparmiarselo questo passaggio. Matteo tira dritto e va spiccio. Pensa che no, non è un Matteopardo (Dago copyright), pensa che la metà dei suoi ministri sono donne, pensa che in tasca ha il governo del sindaco.

    Il governo in tasca. Renzi entra al Quirinale con mille pensieri in testa. Dicono che l’esecutivo di oggi è come quello di ieri, una sciacquata in Arno della parabola di  Tomasi di Lampedusa, tutto cambia perché nulla cambi. Dicono che non è stato dealfanizzato abbastanza. Dicono che poteva risparmiarselo questo passaggio. Matteo tira dritto e va spiccio. Pensa che no, non è un Matteopardo (Dago copyright), pensa che la metà dei suoi ministri sono donne, pensa che in tasca ha il governo del sindaco.

    La settimana più lunga prima dell’approdo a Palazzo Chigi comincia a casa, a Firenze. E’ sabato (15 febbraio) Alessandro Baricco gli ricorda che il viaggio è lungo, la traversata di un Oceano mare, il fiorentino ascolta, mentre a Roma Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto consegnano a Napolitano le schede elettorali (ore 12 e 45). Prima di andare allo stadio a vedere la Fiorentina perdere due a uno con l’Inter vede balenare in tv la fronte spaziosa di Alfano: “Quarantotto ore non bastano” (ore 17 e 37). Pochi minuti dopo, Carlo Rossella passeggia con Diego Della Valle e traccia la rotta: “Penso che Renzi potrà fare bene, mi auguro però che si voti presto”. Eco cavalleresco. Eccolo, Silvio Berlusconi, entra ed esce dallo studio di Napolitano. Sono le 19 e 06 e mette il sigillo: “Saremo all’opposizione, ma responsabile”. Napolitano porta tutti a nanna con un “serve tempo e serenità”. Il risveglio domenicale suggerisce una rilettura de “L’Idiota” di Dostoevskij. Alfano alle 12 e 12 dice che “Berlusconi si è circondato di utili idioti” e si becca una scartavetrata in faccia dal consigliere politico del Cav., Giovanni Toti: “Dovrebbe guardarsi allo specchio”. Gong. Alle 16 e 38 arriva una nota del Quirinale: “Il segretario del Pd è convocato domani alle 10 e 20”. Lunedì, alle 10 e 19, Renzi arriva al volante di una Giulietta bianca. Due ore dopo annuncia: “Domani comincio le consultazioni”. C’è sempre un domani e martedì (17 febbraio) dall’arcigna Germania la Welt commenta: “Comincia un grande esperimento”, mentre il Financial Times apre l’edizione con foto celebrativa del segretario fiorentino. La stampa europea c’è, il resto (forse) seguirà e “il governo sarà pronto in settimana”. Prontissimo al telefono è Fabrizio Barca che si autoaffonda con un pizzico de “La Zanzara”. Prende fischi per fiaschi, abbocca all’amo del finto Nichi Vendola in onda, confonde il presidente Napolitano con l’ingegner Carlo De Benedetti, e rinuncia a un ministero dell’Economia che nessuno gli ha mai offerto. Meglio di Asimov, fantascienza pura. Che giornata. Corre l’anniversario dei Patti lateranensi, i cronisti intercettano Napolitano, il presidente chiosa: “Ho troppe cose per la testa”. Quelle che non si levano dai riccioli di Beppe Grillo che al Festival di Sanremo va in streaming per il VaffaRai. Canti. E urla. Ah, lo streaming, frontiera online dell’off side politico, ritorna mercoledì 19 febbraio e Matteo finisce nel gioco da sfasciacarrozze di Beppe. Berlusconi è appena uscito dalla sala di consultazione renziana: “Il paese ha assolutamente bisogno di diventare governabile”. Tesi del Cav. confermata da Grillo quando molla Renzi sulla scrivania: “Non sono democratico con te, non abbiamo tempo per te”. Nota sul taccuino: “Gufi in Transatlantico: Matteo s’è incartato”. Incrocio il navigatissimo Clemente Mastella: “Renzi non ha paura di osare e Berlusconi è un salmone che risale la corrente”. Stagione di caccia e pesca. E’ venerdì, sono quasi le dieci, Renzi frega tutti i retroscenisti in servizio permanente effettivo e anticipa la salita al Quirinale. Chi sarà il successore di Saccomanni? Rompicapo. Soluzione agli antipodi. Roberto Napoletano, direttore del Sole 24 Ore, mette l’elmetto del cronista e ordina a Rossella Bocciarelli di fare una domanda a Pier Carlo Padoan che dal G20 di Sydney confessa: “Mi hanno chiamato a Roma per fare il ministro dell’Economia”. Dall’Australia con candore. Flash. Renzi esce dallo studio di Napolitano: “Mi gioco la faccia”. Il governo non è più in tasca.