La scommessa azzeccata del Milan su Taarabt e quella sbagliata dell'Inter su Milito
Le strade del calcio possiedono dinamiche singolari, al punto che persino Flavio Briatore possa consigliare un giocatore ad Adriano Galliani. Ma nelle sue mille vite, l'imprenditore che viene dalla campagna cuneese ha anche posseduto una società di calcio. E al Queens Park Rangers ha avuto modo di innamorarsi del genio di Adel Taarabt, che si stava immalinconendo in Premier League. Mentre sulle proprie scelte si sta interrogando l'Inter. Come, per esempio, quella di concedere ancora fiducia a Diego Milito. Una volta la sua faccia triste era emendata dalle reti realizzate a ripetizione, oggi è rimasta soltanto quella e basta, a ricordare la somiglianza con Enzo Francescoli.
Le strade del calcio possiedono dinamiche singolari, al punto che persino Flavio Briatore possa consigliare un giocatore ad Adriano Galliani. Ma nelle sue mille vite, l'imprenditore che viene dalla campagna cuneese ha anche posseduto una società di calcio. E al Queens Park Rangers ha avuto modo di innamorarsi del genio di Adel Taarabt, che si stava immalinconendo in Premier League. Un suggerimento che l' amministratore delegato del Milan ha colto al volo, passando sopra i problemi comportamentali che il marocchino si è sempre trascinato dietro. Questi non possono certo condizionare una squadra che affida gli attuali destini a Balotelli e che nel recente passato ha fatto transitare da Milanello gente come Ibrahimovic e Cassano... Anche perché Galliani è stato rafforzato da almeno un paio di aspetti: il desiderio di Taarabt di finire al Milan ("L'unica italiana che avrei accettato") e la consapevolezza dello stesso giocatore di non poter più perdere tempo, soprattutto quando si ripete alla noia di avere il Real Madrid nel proprio destino. Il marocchino pare infatti aver sposato finora più cause perse che progetti grandiosi, quelli che tutti gli preconizzavano fin dai tempi in cui palleggiava per i campetti di Marsiglia. Facile incollargli addosso l'etichetta di nuovo Zidane, anche per la comune origine maghrebina e per la capacità di lasciarsi dietro avversari con la palla attaccata al piede. Ma se Zinedine ha scoperto i colpi di testa (in tutti i sensi...) soltanto a carriera ampiamente avanzata, Adel è subito stato segnato dall'insofferenza alla disciplina. Litiga con i ct del Marocco, preferito alla Francia per ragioni di cuore e di opportunità: "Quando la Francia perde è sempre colpa di neri e africani...". Litiga con le società, a cominciare dal Tottenham che lo porta in Inghilterra quando non ha ancora 18 anni: "Avrei fatto meglio a firmare per l'Arsenal, lì credono nei giovani". Litiga con ogni allenatore che passa sulla sua strada, al punto da farsi riprendere da un'anima non certo candida quale Joey Barton al Qpr oppure da lasciare lo stadio all'intervallo, dopo una sostituzione, salire su un bus (non ha la patente) e finire a vedere la partita con il Fulham in un pub, com immagini immediatamente virali su Twitter. Il suo talento lo si nota soltanto nel 2011, anno in cui riporta il suddetto Qpr in Premier dopo 15 stagioni di assenza. Ma è un lampo, tra insofferenze alla disciplina e partite di scarso contenuto. Al punto di rischiare un'altra etichetta a 24 anni, quella di pensionato precoce in una realtà tutt'altro che avvincente quale il Fulham. Una condizione da cui lo tolgono le paroline di Briatore e la determinazione di Galliani. Debutta a Napoli con un gol, si ripete a Genova contro la Sampdoria, stavolta in maniera decisiva. Presto per dire se il bad boy abbia svoltato e, dopo anni di decisioni sbagliate, abbia finalmente preso quella giusta. Se lo sarà, toccherà alla famiglia Berlusconi: 7 milioni per riscattarlo dal Qpr si possono raccogliere.
E sulle proprie scelte si sta interrogando l'Inter. Come, per esempio, quella di concedere ancora fiducia a Diego Milito. Una volta la sua faccia triste era emendata dalle reti realizzate a ripetizione, oggi è rimasta soltanto quella e basta, a ricordare la somiglianza con Enzo Francescoli. L'ultimo gol è datato 22 settembre, doppietta al Sassuolo (avessi detto...), poi sul campo si è sempre vista soltanto l'ombra di chi era il terminale ultimo e implacabile in nerazzurro: quello del Triplete con José Mourinho in panchina, quello che spesso aveva tolto dall'imbarazzo le traballanti gestioni tecniche successive. Un cammino scandito dagli infortuni e dall'incedere dell'età (il 12 giugno saranno 35 gli anni), due aspetti che condizionano una carriera ma che non condizionano le strategie dell'Inter. Perché da quelle parti si ragiona in una certa maniera, specie su certi giocatori e specie su certe nazionalità, rendendo così problematico il divorzio da un argentino qualsiasi. O, almeno, si ragionava, ai tempi morattiani. Resta da capire quali saranno le strategie di Erick Thohir. Nel frattempo Milito caracolla senza costrutto sul campo, finora salvato dalla mancanza di alternative. Ma rischia di non durare a lungo, perché potrebbe presto arrivare il giorno dell'ufficializzazione del cambio della guardia: basta solo che Mauro Icardi si concentri maggiormente sul proprio lavoro.
Il Foglio sportivo - in corpore sano