Riottosi e biliosi che non perdonano a Matteo di averci provato. E riuscito

Lanfranco Pace

Magari ha molto da imparare, magari mostra già segni di zoppìa, magari finirà per ballare una sola estate. Ma almeno un merito all’ex sindaco di Firenze dovrà essere riconosciuto. Aver stanato quel cattivo carattere nazionale che ci fa guardare storti coloro che manifestano spudoratamente una grande ambizione. Siamo tanti cretini biliosi: come direbbero i calabresi, cioti maligni. O cioti fricati, categoria che quel saggio popolo considera ancora più pericolosa perché avevano intelligenza ma poi l’hanno persa per strada.

Cerasa Renzi e il primo giorno tra sbadigli, botte a Grillo, promesse, carezze al Cav. - Lo Prete Dalla speranza di Renzi alla perseveranza di governo, un appunto

    Magari ha molto da imparare, magari mostra già segni di zoppìa, magari finirà per ballare una sola estate. Ma almeno un merito all’ex sindaco di Firenze dovrà essere riconosciuto. Aver stanato quel cattivo carattere nazionale che ci fa guardare storti coloro che manifestano spudoratamente una grande ambizione. Siamo tanti cretini biliosi: come direbbero i calabresi, cioti maligni. O cioti fricati, categoria che quel saggio popolo considera ancora più pericolosa perché avevano intelligenza ma poi l’hanno persa per strada. E’ per esempio un evidente segno di smarrimento continuare a menarla con questa storia del peccato originale, del venir meno alle promesse fatte a Enrico Letta e all’impegno pubblico di non andare a Palazzo Chigi senza passare per le elezioni. Ogni qual volta i volti di Letta e Renzi si trovano giustapposti, il commento gronda ruffianeria nei confronti del secondo, ma empatia con il primo, qualcuno vorrebbe che si facesse chiarezza su quei giorni, magari con una commissione parlamentare, e perché no.

    Siamo circondati da lamentatori di mestiere, da professionisti del gufaggio, quanto mai efficaci nel gommare, piallare, passare la carta vetrata. Parlano di Letta bis, di Napolitano ter perché nulla è cambiato, la maggioranza è sempre quella, in fede chissà che si aspettavano, le ministre poi fanno tenerezza da quanto tanto inesperte, non trovano nemmeno la porta del loro ministero.
    Dimenticano di aggiungere che dei cosiddetti esperti, donne e uomini, abbiamo avuto modo di misurare la vastità delle conoscenze e toccare con mano le conseguenze. Perciò dovremmo tutti esultare per questa giovanile, non sperimentata presa del potere: se abbiamo toccato il fondo non potremo che risalire.

    E’ strano non voler ammettere che far fuori Letta è stato necessario, che quel governo era allo stremo per stile e arte, che Renzi non poteva non prendere atto che il tempo non sarebbe stato dalla sua parte né dalla parte delle urgenze del paese. E’ strano non voler ammettere che il cambiamento sarebbe stato tanto più traumatico quanto più profondo è stato il ribaltamento dei rapporti di forza dentro il Partito democratico ma che il trauma avrebbe rimesso la politica al centro della scena, dopo anni di mortificazione e sottomissione.

    La forza di Renzi è avere conquistato lo strumento, il partito, che non ebbe Prodi, non ebbe Monti. E, a battaglia persa, non aveva più Letta.

    E’ andato a Palazzo Chigi senza viatico elettorale, sulla base del consenso strabico di chi lo ha votato come segretario ma vedendolo e pensandolo come possibile premier.

    Ha portato nel governo una parte del gruppo dirigente di partito, fatto per lo più di quadri medio-alti pescati un po’ ovunque, i doc sono due, forse tre: la mossa, abile, condanna i dissidenti interni all’irrilevanza, malgrado i media non si siano mai mostrati così interessati al pensiero e alle gesta di Pippo Civati.

    Renzi è uno che vuole decidere e non si vergogna a farlo sapere: D’Alema, il solo che prima di lui fu capo di governo e di partito seppure in condominio, avrebbe anche lui voluto decidere molto ma senza dirlo a voce troppo alta: Renzi invece gode a decidere, magari sbaglierà ma non si tirerà mai indietro, non nasconderà mai la mano. E’ questa la discontinuità, la rupture antropologica, la vera novità.

    Per questo piace poco agli invidiosi, ai riottosi, a una parte della sinistra e non solo, a tutti coloro venuti su a vaselina e broccati che non ne accettano il piglio, a fini intellettuali che disapprovano l’oratoria un po’ sbrindellata o la mano in tasca durante il discorso di fiducia, l’eccesso di semplificazione o i continui riferimenti – effettivamente mortiferi – alla sua esperienza di sindaco. Per i Barca, i Cuperlo, i Vendola, persino per il professore e sociologo De Masi, dovrebbe avere una visione, un progetto ideale. Non ha né l’una né l’altro ma il problema non è suo, è della sinistra. Che in venti anni non è riuscita a sconfiggere Berlusconi politicamente ed è rimasta in perenne ritardo di fase, blatera ancora di conflitti di interessi, è restìa a fare accordi con nessuno che non sia della sua stessa famiglia, sbuffa contro un’imprenditrice al governo, la presenza della Guidi è uno schiaffo, dicono. Da venti anni e passa gli eredi del Pci cercano di svicolare tra le rovine del Muro. Hanno cercato di raggiungere la meta, attraverso un solo, tortuoso sentiero. Alla fine hanno trovato Matteo Renzi e un po’ di belle figliole.

    Cerasa Renzi e il primo giorno tra sbadigli, botte a Grillo, promesse, carezze al Cav. - Lo Prete Dalla speranza di Renzi alla perseveranza di governo, un appunto

    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.