Renzi va a Tunisi perché è un viaggio rodato dalla Bersani Tour

Daniele Raineri

“Io e il ministro Mogherini ci recheremo a Tunisi, sarà quello il nostro primo viaggio istituzionale”, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi subito dopo avere ottenuto il voto di fiducia. La scelta è stata fatta per tenere il Mediterraneo al centro e “ci sarà tempo per andare a Bruxelles”, ha aggiunto.
Perché proprio la Tunisia? La trasferta di martedì prossimo fa parte di un pacchetto mediterraneo già ben sperimentato l’anno scorso dalla macchina organizzativa del Pd.

    “Io e il ministro Mogherini ci recheremo a Tunisi, sarà quello il nostro primo viaggio istituzionale”, ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi subito dopo avere ottenuto il voto di fiducia. La scelta è stata fatta per tenere il Mediterraneo al centro e “ci sarà tempo per andare a Bruxelles”, ha aggiunto.
    Perché proprio la Tunisia? La trasferta di martedì prossimo fa parte di un pacchetto mediterraneo già ben sperimentato l’anno scorso dalla macchina organizzativa del Pd. Subito dopo avere vinto le primarie di partito contro Renzi, Pier Luigi Bersani da neo segretario del Pd andò in Libia nel dicembre 2012, in Tunisia nel febbraio successivo e poi in Israele, Libano ed Egitto a luglio. I viaggi di Bersani andarono benissimo, tra incontri al vertice – per esempio con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente Shimon Peres – e incontri di strada da cui scaturirono anche ottime photo opportunity, come il segretario pd sotto una tenda egiziana in maniche di camicia tra i manifestanti di piazza Tahrir.

    Tra Libia, Israele, Egitto e Tunisia, sembra quasi ovvio che ora il neo presidente scelga Tunisi. Politicamente è più neutra, Renzi non sarà costretto a scegliere una posizione precisa come accadrebbe se andasse al Cairo – dove sarebbe costretto a esprimersi sul governo controllato dall’esercito – o come accadrebbe a Gerusalemme. La Libia è sconsigliabile perché la situazione nel paese è fluida e il governo di Tripoli sta vivendo in regime provvisorio: non è l’interlocutore migliore per partire con le missioni internazionali. Certo, in Libia il governo italiano è coinvolto da vicino, un contingente di soldati del nuovo esercito nazionale è addestrato in Italia e ci sono naturalmente gli interessi energetici di Eni da salvaguardare, ma un viaggio sarebbe uno spreco perché il 6 marzo saranno i libici a venire a Roma: c’è la conferenza internazionale sulla Libia.

    La Tunisia allora. Bersani aveva fatto un en plein: aveva parlato con il presidente dell’Assemblea costituente Mustafà Ben Jaafar, con il primo ministro Hamadi Jebali e con il leader storico del partito Ennahda, versione tunisina dei Fratelli musulmani, Rachid Ghannouchi. In un caffé della capitale si era pure visto con un gruppo di giovani attivisti tunisini e si era lanciato in citazioni togliattiane. La Tunisia offre un misto di istituzionale-esotico e di ribellione all’ancien régime che deve sembrare decisamente appetitoso all’entourage di Renzi in cerca di un battesimo di successo alla prima missione estera (il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, in un tweet ormai datato definì il suo premier completamente digiuno di Esteri). In tutto questo non si può non vedere l’influenza dell’attuale viceministro uscente alla Farnesina, Lapo Pistelli – di cui Renzi fu portaborse e che ora ascolta con attenzione come consigliere. Fu Pistelli a organizzare la sortita tunisina di Bersani e ad accompagnarlo. Sentite come spiegava all’Huffington Post il motivo del viaggio libico di Bersani subito dopo la vittoria alle primarie 2012: “E’ una scelta precisa, politica. Il messaggio è che l’Italia riconosce che nella politica estera l’Ue deve avere un ruolo forte, ma è vero anche che ognuno deve guardare il mondo dalle proprie latitudini”. Insomma: il Mediterraneo al centro e per Bruxelles ci sarà tempo, come dice adesso Renzi annunciando il viaggio.

    Oltre al rodaggio per Renzi, la Tunisia offre senz’altro spunti interessanti. L’Italia assorbe il 50 per cento delle esportazioni tunisine, c’è la questione immigrazione e in generale il rapido degradare della sicurezza in tutto il quadrante nordafricano. Il mese scorso gli Stati Uniti hanno dichiarato “organizzazione terroristica” il gruppo Ansar al Sharia che opera anche in Tunisia.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)