La settimana dei dissestati, scene di altermondismo municipale
Venerdì Salva Roma, poi vedi Napoli e scuci i denari. E’ la settimana dei dissestati. Sono le 13 e 20 e Matteo Renzi presiede un Consiglio dei ministri per tirare fuori dai guai (contabili) Ignazio Marino, sindaco della capitale. Restano tutti gli altri guai (politici) provocati da quella sagoma di sindaco che minaccia in diretta su “Mix 24” annuncia il “blocco tutto”. Che pubblico ufficiale. Matteo Renzi prima “si irrita” via velina, poi alle 18 e 39 fa galoppare il dispaccio governativo: “Toni incomprensibili”.
Venerdì Salva Roma, poi vedi Napoli e scuci i denari. E’ la settimana dei dissestati. Sono le 13 e 20 e Matteo Renzi presiede un Consiglio dei ministri per tirare fuori dai guai (contabili) Ignazio Marino, sindaco della capitale. Restano tutti gli altri guai (politici) provocati da quella sagoma di sindaco che minaccia in diretta su “Mix 24” annuncia il “blocco tutto”. Che pubblico ufficiale. Matteo Renzi prima “si irrita” via velina, poi alle 18 e 39 fa galoppare il dispaccio governativo: “Toni incomprensibili”. E’ il the end senza champagne per i guappi di quartiere. E infatti ecco arrivare a piè veloce la nota di solidarietà di Luigi De Magistris, sindaco di Napoli: “Condivido l’allarme e la preoccupazione del mio amico Ignazio Marino”. La voce si leva dal registro dei fallimenti. Nelle stesse ore in cui Marino le spara grosse, De Magistris ridistribuisce le deleghe della sua giunta. Sistema un incarico qua e un altro là, ma nella sua persona si concentrano i poteri dei Fantastici quattro: città metropolitana, finanziamenti europei, polizia municipale, sport, politiche anticorruzione, informatizzazione, antiracket e antiusura, toponomastica, metropolitana, trasporto pubblico locale, pari opportunità, impianti tecnologici e, dulcis in fundo, uno spruzzo di altermondismo piazzista con promozione della pace, difesa e attuazione della Costituzione, relazioni ed eventi internazionali. Supergiggino. Nota sul taccuino: “Corte dei conti. Delibera del 20 gennaio scorso. Bilancio di Napoli. Film horror”. Le motivazioni dei giudici escono il 20 febbraio. Ceneri e lapilli vesuviani. Conclusione: il piano di risanamento finanziario è da buttare. Il comune è fallito. Manca solo il timbro. E’ l’altra brutta grana per Matteo Renzi, tappa un buco qua, s’apre una voragine là.
E’ dura raddrizzare il paese. Renzi ha un presagio il giorno del giuramento, sabato 22 febbraio, quando twitta: “Compito tosto e difficile”. Scene da un patrimonio. Il sabato italiano si chiude con il passaggio della campanella tra Renzi e Enrico Letta, freddo come la calotta polare artica, mentre la domenica (23 febbraio) s’apre con Graziano Delrio che scivola su una buccia di banana a “In mezz’ora”. Il braccio destro confessa a Lucia Annunziata: “Se una signora anziana ha messo da parte 100 mila euro in Bot non credo che se gli togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute. Vediamo…”. Meglio non vedere. Segue smentita-materasso di Palazzo Chigi. Lunedì (24 febbraio) comincia la maratona per la fiducia.
Renzi va a Palazzo Madama e consiglia ai senatori il suicidio assistito: “Vorrei essere l’ultimo a chiedervi la fiducia”. Sono le 14 e 15, discorso da dimenticare. A metà serata telefona Obama, il semaforo verde s’accende quasi all’una di notte. Tutti a nanna con 169 sì e 139 no. La formalità della Camera il martedì ha un batticuore quando Pier Luigi Bersani abbraccia Enrico Letta. Applausi. Due sconfitti prendono l’ovazione dei deputati che hanno votato per entrambi il “s’accomodi pure fuori, grazie”. Con le ombre della sera avanza uno zombie: il bilancio-emmenthal del comune di Roma. Si materializza mercoledì 26 febbraio con Ignazio Marino che entra a Palazzo Chigi. I sottosegretari Giovanni Legnini e Graziano Delrio assicurano che sì, il soldo arriverà, ma per Renzi quel polpettone di denaro è indigesto. Pier Carlo Padoan interviene alla Camera: “Senza investimenti i guadagni interni di occupazione rimangono limitati”. Il ministro dell’Economia è a caccia di denaro come un rabdomante cerca l’acqua nel Sahara. La prima borraccia l’ha bevuta Marino, la seconda l’ha prenotata De Magistris. Altro che tè nel deserto, si dissetano i dissestati.
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