Separarsi un po'. Dove punta l'asse Merkel-Renzi nella crisi ucraina

Claudio Cerasa

Due popoli e un nuovo confine. Federica Mogherini, ministro degli Esteri del governo Renzi, oggi pomeriggio arriverà alla Camera e spiegherà sia il succo dell’incontro avuto ieri con i ministri degli Esteri europei sia il senso della prudente posizione portata avanti in queste ore dall’esecutivo guidato dal segretario del Pd. Al termine di una giornata complicata in cui l’esercito russo è arrivato oltre i confini della Crimea conquistando lo scalo portuale di Kerch e in cui i mercati internazionali hanno risentito del clima da cortina di ferro (Milano ha chiuso a -3,34 per cento, Mosca a -10,8 per cento), Mogherini ha ripetuto che l’Italia sta “provando a tenere aperta la strada del dialogo”.

    Due popoli e un nuovo confine. Federica Mogherini, ministro degli Esteri del governo Renzi, oggi pomeriggio arriverà alla Camera e spiegherà sia il succo dell’incontro avuto ieri con i ministri degli Esteri europei sia il senso della prudente posizione portata avanti in queste ore dall’esecutivo guidato dal segretario del Pd. Al termine di una giornata complicata in cui l’esercito russo è arrivato oltre i confini della Crimea conquistando lo scalo portuale di Kerch e in cui i mercati internazionali hanno risentito del clima da cortina di ferro (Milano ha chiuso a -3,34 per cento, Mosca a -10,8 per cento), Mogherini ha ripetuto che l’Italia sta “provando a tenere aperta la strada del dialogo” e ha ribadito che la linea del governo è questa: condanna delle azioni russe, difesa dell’integrità del territorio ucraino e attivazione di tutti i canali utili a convincere Vladimir Putin a non spostare le sue pedine oltre la Crimea. Il primo passo morbido dell’iniziativa diplomatica italiana è quello annunciato ieri in sintonia con i leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti, il presidente della Commissione europea e il presidente del Consiglio europeo: la  sospensione della partecipazione a qualsiasi attività associata alla preparazione del G8 di Sochi di giugno. Dietro la posizione ufficiale del governo si nasconde però una strategia più complessa in cui l’Italia, di Renzi e di Napolitano, ieri a colloquio per 45 minuti, sta provando a ritagliarsi un ruolo di mediazione, a fianco della Germania di Angela Merkel, tra gli attendismi tedeschi e gli interventismi americani. A Palazzo Chigi c’è un pizzico di scetticismo rispetto alla possibilità che il potere di deterrenza esercitato dal nostro continente nei confronti della Russia possa produrre qualche risultato apprezzabile nel breve termine e sotto sotto anche lo strumento delle sanzioni non viene ritenuto uno strumento di per sé sufficiente a convincere la Russia a non proseguire nella sua escalation militare. Ma in mancanza di alternative valide il percorso studiato dal governo è questo: ribadire (carezza all’Ucraina) la propria condanna alla violazione dell’integrità territoriale, ribadire (carezza alla Russia) la contrarietà per i metodi adottati nella defenestrazione di un presidente eletto democraticamente (Viktor Yanukovich), affermare la propria ostilità rispetto a qualsiasi tentativo di risolvere la crisi per via militare e cercare, attivando ogni canale possibile, anche extra politico, di riportare la risoluzione dell’intreccio in ambito istituzionale, affidando la transizione a due organismi neutrali: l’Osce per il dossier politico e l’Fmi per il dossier economico. Sul piano politico la linea tedesca, condivisa dall’Italia (Renzi ha in agenda un bilaterale con Merkel il 17 marzo) e anche dalla segreteria di stato americana, è individuare una personalità internazionale che possa prendere in mano la situazione, “essere una garanzia per le limitazioni dei diritti non solo della popolazione ucraina ma anche della popolazione russa”, e traghettare il paese verso un percorso che viene definito così da una fonte del governo: “Una soluzione federale”. Dove per “federale” si intende questo: una divisione consensuale dell’Ucraina, modello Cecoslovacchia. L’incontro chiave su cui stanno puntati gli occhi del governo, più di quello che avverrà domani tra il segretario di stato americano John Kerry e i ministri degli Esteri di Russia e Francia, Lavrov e Fabius (tema ufficiale il Libano), è in agenda giovedì: quando Sigmar Gabriel, vicecancelliere tedesco e ministro dell’Economia e soprattutto dell’Energia, sarà ricevuto per due giorni a Mosca per discutere della crisi Ucraina. Renzi osserverà con attenzione le trattative tedesche con la consapevolezza però che l’Italia nella crisi ucraina può giocare un solo ruolo, come negli anni Ottanta i governi pentapartito con il mondo arabo: interpreti credibili dell’Equivicinanza. La linea del governo Leopolda è questa. Anche a costo di pensare, come la Germania, che l’unico modo per convincere Putin a fermare la sua avanzata ucraina sia riconoscere all’amico Vladimir la possibilità di dar vita a una nuova soluzione federale. Non proprio il suo sogno di federazione, ma in grado di garantire la convivenza tra due popoli.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.