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Con chi sta la Cina nella crisi ucraina?

Giulia Pompili

Russia e Cina hanno "punti di vista sostanzialmente coincidenti", ha detto il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov qualche giorno fa. Ma le relazioni tra i due paesi, dopo l'inizio della crisi in Ucraina, non sono così idilliache. “La Cina ha una storica contrarietà agli interventi internazionali”, dice al Foglio Jennifer Lind, professore associato di Scienze politiche al Dartmouth College ed esperta di questioni asiatiche. "Pechino si oppone all’uso della forza di altri paesi o della comunità internazionale in quelle che considera dispute domestiche".

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    Russia e Cina hanno "punti di vista sostanzialmente coincidenti", ha detto il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov qualche giorno fa. Ma le relazioni tra i due paesi, dopo l'inizio della crisi in Ucraina, non sono così idilliache. “La Cina ha una storica contrarietà agli interventi internazionali”, dice al Foglio Jennifer Lind, professore associato di Scienze politiche al Dartmouth College ed esperta di questioni asiatiche. “Pechino si oppone all’uso della forza di altri paesi o della comunità internazionale in quelle che considera dispute domestiche. Quindi, secondo questa politica, ci si aspetterebbe che Xi Jinping fosse molto critico nei confronti della Russia”. Ma l’iniziale silenzio sulla crisi ucraina, scriveva martedì scorso Joel Wuthnow sul National Interest, non significa che Pechino sia indifferente alla questione. Secondo Wuthnow, infatti, la Cina ha stretti rapporti bilaterali con Mosca, ma è il secondo partner commerciale dell’Ucraina e quindi ha tutto l’interesse di mantenere stabile l’area. Inoltre all’inizio di febbraio Putin ha incontrato il premier giapponese Shinzo Abe a Sochi. L’incontro, cruciale per i rapporti commerciali e diplomatici tra Russia e Giappone, è stato criticato dalla Cina per via della disputa con Tokyo ancora aperta. 

    A fugare ogni dubbio sul coinvolgimento cinese nella crisi ucraina, però, ci ha pensato l’agenzia cinese Xinhua sulla telefonata che hanno avuto l’altro ieri Vladimir Putin e Xi Jinping. Quindici righe di comunicato per dire che Russia e Cina collaboreranno su “grandi progetti”, Xi ha invitato Putin a Pechino, e ha detto che la crisi in Ucraina “che sembra essere accidentale, ha alcuni elementi di ineluttabilità”. “Attualmente la situazione in ucraina è molto complicata”, ha detto il presidente cinese, che però crede che Mosca saprà gestire al meglio la pace e la stabilità.

    “Ci sono un paio di fattori da considerare”, spiega Lind al Foglio, “Per la Cina gli Stati Uniti sono coinvolti nel rovesciamento del governo ucraino, ed è profondamente preoccupata per questo tipo di politica di ingerenza all'estero. Pechino potrebbe pensare che Washington, prima o poi, usi questo metodo per rovesciare il governo di Taiwan o del Vietnam, uno degli “stati cuscinetto” della regione diviso tra l’influenza cinese e quella statunitense. In secondo luogo, la Cina e la Russia stanno concludendo molti accordi energetici, importante e redditizi, per cui anche l’aspetto dell’energia non deve essere dimenticato”, dice Lind, che conclude: “Anche se potrebbe sembrare sorprendente per la Cina, per via del suo passato non interventista, gli interessi in gioco indicano che Pechino non criticherà apertamente l’intervento militare russo in Ucraina (una politica alla quale in effetti stiamo già assistendo).  Nel complesso credo che, sulla base di certi interessi, Pechino cercherà di mantenere un profilo molto basso in questa crisi”.

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    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.