La mappa di Cerasa

Renzi, il Pd e tutti i nemici che affilano frecce contro il governo Leopolda

Claudio Cerasa

Da un certo punto di vista, il “sì” concesso due giorni fa da Matteo Renzi sul dossier legge elettorale, e il pieno assenso offerto rispetto all’opportunità di utilizzare un sistema elettorale per la Camera e uno diverso per il Senato fino alla completa riforma di Palazzo Madama, ha messo il presidente del Consiglio nella condizione di chi si ritrova all’improvviso all’interno di una trincea senza avere accanto a sé il proprio giubbotto anti proiettile.

    Da un certo punto di vista, il “sì” concesso due giorni fa da Matteo Renzi sul dossier legge elettorale, e il pieno assenso offerto rispetto all’opportunità di utilizzare un sistema elettorale per la Camera e uno diverso per il Senato fino alla completa riforma di Palazzo Madama, ha messo il presidente del Consiglio nella condizione di chi si ritrova all’improvviso all’interno di una trincea senza avere accanto a sé il proprio giubbotto anti proiettile. Nel caso specifico, lo scudo protettivo custodito fino a qualche giorno fa dal rottamatore coincideva con la possibilità di schivare in Parlamento i proiettili del fuoco amico e nemico utilizzando un’arma micidiale. Non fate quello che vi dico io? Non fate i compiti come vi chiedo io? Non rispettate i tempi che vi dico io? Provateci ancora e vi porto alle elezioni. La trasformazione della legge elettorale dal modello Italicum al modello Strabicum regala al segretario uno scudo più fragile (un conto era dire “occhio che vi porto a votare con una legge che garantisce la governabilità”, un altro è “occhio che vi porto a votare con una legge che non garantisce la governabilità”) ed espone il corpo del presidente del Consiglio a molti pericoli che non mancheranno sul percorso del governo Leopolda. Ovviamente Renzi ha molte armi a disposizione e non c’è dubbio che la freschezza e la velocità del Rottamatore potrebbero essere sufficienti ad attivare la modalità ninja e schivare con abilità le frecce che verranno indirizzate sulla sua diligenza. Ma nell’attesa di capire se Renzi riuscirà a muoversi  con la rapidità promessa, da dietro la collina, ora dopo ora, si inizia già a intravedere qua e là il volto di qualche indiano pronto ad armare il proprio arco e a scoccare la freccia. I volti scoperti ed esplicitamente diffidenti sono quelli di alcuni osservatori particolarmente critici con il renzismo e che si trovano ormai da tempo ad affilare le proprie frecce da postazioni differenti e apparentemente distanti (Paolo Mieli e Antonio Polito nel mondo Rcs, Eugenio Scalfari nel mondo Rep). Ma da un certo punto di vista i volti più insidiosi sono quelli meno visibili che si nascondono tra le dune del Parlamento. I nomi sono questi, apriamo il taccuino.

    Sul fronte parlamentare, l’avversario numero uno si chiama ovviamente Grillo e nonostante le spavalde prove di forza del rottamatore Renzi sa che la partita più delicata che si giocherà il governo, e il suo partito, sarà quella delle Europee (e senza una buona performance per Renzi sarà difficile fermare con le mani il vento dell’autorottamazione). Ma all’interno del Parlamento Renzi dovrà guardarsi le spalle anche da altri nemici. Nemici che venerdì prossimo, quando l’Italicum sarà approvato a Montecitorio, non avranno la possibilità di sfoderare i muscoli ma che non mancheranno di mostrare la propria forza in quella palude che promette di essere il Senato. Nemici che corrispondono al profilo dei lettiani e dei bersaniani. Nemici che si trovano all’interno dei gruppi parlamentari del Pd, che rispondono a un equilibrio ereditato in una fase precedente al congresso 2013 e che ogni giorno cercano di muoversi come se volessero trattare Renzi come il segretario dell’Asinello e non del Pd. Un dato utile per capire di cosa stiamo parlando riguarda l’assemblea dei parlamentari di martedì scorso, quando sul taccuino del capogruppo Roberto Speranza sono stati contati 26 interventi a sfavore dell’Italicum su 35 complessivi. Piccoli dettagli. Così come dettagli sono sia i movimenti civatian-grillini al Senato (e se dovesse nascere un nuovo gruppo a Palazzo Madama difficile che possa essere un assist per il governo Leopolda)  sia le frecciate scoccate da alcuni lettiani come Francesco Boccia (che al cronista dice di “non avere alcuna intenzione di votare alla Camera questa legge elettorale”). Sull’armatura del rottamatore le frecce più velenose che potrebbero pungere Renzi più di un editoriale di Scalfari o di Polito sono però altre. La prima è quella che prepara Susanna Camusso, e non c’è dubbio che per Renzi si potrebbe aprire una ferita a sinistra se mercoledì il Jobs Act che verrà presentato sarà rottamato dalla Cgil. La seconda freccia si trova nell’arco di Napolitano, ed è vero che tra Re George e Renzi c’è sintonia ma basta scorrere l’elenco dei capi di gabinetto dei ministeri per capire che il governo Leopolda non è riuscito a liberarsi del commissariamento quirinalizio. In realtà, dal punto di vista formale, da martedì Renzi può contare anche sull’appoggio di un nuovo alleato che corrisponde alla corrente dei giovani turchi, che al termine dell’assemblea pd ha comunicato a Cuperlo di non essere più interessata a partecipare alle riunioni dei bersaniani. Molti di loro lo hanno fatto con l’idea di abbracciare Renzi. Intenzione sincera. Ma chissà se a lungo andare i quasi amici di Renzi resisteranno alla tentazione di trasformare il loro dolce abbraccio in una stretta fatale. Chissà.
     

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.