Speciale online 19:40

Tatuarsi a Parigi

Giulia Pompili

Quanto costa un tatuaggio? Se lo chiede oggi l’inserto economico del Monde, che analizza il business dell’arte di disegnare la pelle in occasione del Mondiale che si è tenuto a Parigi in questo fine settimana. “Un buon tatuatore può arrivare a guadagnare più di un medico”, spiega al Monde Paul Ghoubaira che è a capo della American Body Art, un’azienda che lavora tra gli Stati Uniti e l’Europa e che non solo produce macchinari e inchiostri per i tatuaggi, ma possiede sei studi soltanto a Parigi e ha chiuso il 2013 con un attivo da + 10 per cento.

    Quanto costa un tatuaggio? Se lo chiede oggi l’inserto economico del Monde, che analizza il business dell’arte di disegnare la pelle in occasione del Mondiale che si è tenuto a Parigi lo scorso fine settimana. “Un buon tatuatore può arrivare a guadagnare più di un medico”, spiega al Monde Paul Ghoubaira che è a capo della American Body Art, un’azienda che lavora tra gli Stati Uniti e l’Europa e che non solo produce macchinari e inchiostri per i tatuaggi, ma possiede sei studi soltanto a Parigi e ha chiuso il 2013 con un attivo da + 10 per cento. In Francia il business dell’inchiostro sulla pelle è in crescita nonostante la crisi: personaggi come David Beckham, Lady Gaga ci fanno pubblicità gratuita ogni giorno, dice Ghoubaira.  Rihanna si è tatuata “Sshhh” sul dito indice della mano, e decine di ragazze sono corse da Ghoubaira pagando per lo stesso identico tatuaggio. E il business cresce, anche in Italia. Secondo un articolo del Sole 24 Ore del dicembre scorso, il numero delle imprese che propongono tatuaggi e piercing è passato dalle 257 del 2009 alle 1.537 del 2013. Quello dei tatuaggi è un mondo che ha subìto un lungo processo di “democratizzazione”, il Monde: “In origine riservato a marinai, galeotti ed emarginati, il tatuaggio è gradualmente uscito dal suo ghetto”. E ha ricevuto da tempo la consacrazione dal mondo ufficiale dell’arte.

    Sul web si parla molto del blog di Cheyenne Randall, un artista di Seattle che immagina le celebrità, da Grace Kelly a Sophia Loren, dal principe William al presidente Kennedy, con il corpo ricoperto da tatuaggi. Al musée du quai Branly dal 6 maggio il tatuaggio sarà l’oggetto di una mostra che tenterà di spiegare l’evoluzione dell’arte del dipingere la pelle, in occidente come in oriente. E’ rimasta una moda tutta occidentale?  I giapponesi, che hanno esportato nel mondo la tecnica tradizionale tebori, ancora non amano la gente tatuata. Lo spiega bene un articolo sul Japan Times ("Amata all'estero, odiata a casa: l'arte del tatuaggio giapponese") che parte dalla mostra sui disegni sulla pelle inaugurata lo scorso fine settimana al Museo nazionale Americano giapponese di Los Angeles. In America non a caso, perché in Giappone tatuaggio significa ancora yakuza. Mafia. Per questo in alcuni bagni pubblici, centri sportivi e sorgenti termali ancora oggi è vietato l’ingresso ai clienti con i tatuaggi. Il mese scorso l’assemblea municipale di Zushi, nella prefettura di Kanagawa, ha ordinato il divieto di accesso alla spiaggia a chi abbia tatuaggi visibili. A Osaka, il sindaco Toru Hashimoto ha sospeso il dipendente di una scuola pubblica che aveva un tatuaggio visibile sulle braccia. Per questo i disegni degli appartenenti alla yakuza ricoprono gran parte del corpo (lo stile si chiama total body o suit tattoo), ma vengono esclusi mani, piedi, faccia, collo e alcune volte anche la parte centrale del petto. Perché indossando i kimono o gli yukata i disegni possano restare coperti.

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.