L'inizio di una guerra

A Washington il Senato accusa la Cia: ci state spiando (e Obama sapeva)

Daniele Raineri

La commissione del Senato americano che sorveglia che cosa fanno i servizi segreti sta completando un rapporto molto controverso su un programma di detenzione e interrogatori della Cia contro membri di al Qaida cominciato dopo l’11 settembre. Da ieri la presidentessa di quella commissione, la senatrice democratica Dianne Feinstein, accusa la Cia di essere entrata nei computer del Senato per controllare che tipo di materiale fosse finito dentro l’indagine. Feinstein ha detto in Senato che la Cia ha violato la legge federale e anche la Costituzione, che stabilisce il diritto della commissione del Senato a controllare che cosa fa l’intelligence.

    La commissione del Senato americano che sorveglia che cosa fanno i servizi segreti sta completando un rapporto molto controverso su un programma di detenzione e interrogatori della Cia contro membri di al Qaida cominciato dopo l’11 settembre. Da ieri la presidentessa di quella commissione, la senatrice democratica Dianne Feinstein, accusa la Cia di essere entrata nei computer del Senato per controllare che tipo di materiale fosse finito dentro l’indagine. Feinstein ha detto in Senato che la Cia ha violato la legge federale e anche la Costituzione, che stabilisce il diritto della commissione del Senato a controllare che cosa fa l’intelligence. “Non lo sto dicendo alla leggera”.


    La notizia risale alla settimana scorsa, quando McClatchy e il New York Times hanno rivelato che la Cia controllava in segreto i computer usati per preparare il rapporto, ma l’accusa diretta ed esplicita contro i servizi segreti da parte di Feinstein apre uno scontro diretto e porta il caso a un livello superiore. Tanto che ieri il capo della Cia, John Brennan, ha risposto davanti ai giornalisti negando completamente l’accusa: “Non lo faremmo mai”, ha risposto alla giornalista della Nbc Andrea Mitchell durante un’uscita pubblica al Council on Foreign Relations. “Non abbiamo cercato di bloccare nulla, la questione è gestita nel modo appropriato”, ha detto e ha sottolineato che la Cia non sta spiando in alcun modo la commissione servizi segreti del Senato. Una posizione pericolosa perché uno dei due tra Brennan e la senatrice democratica è destinato a essere smentito e lo scontro si allargherà certamente: la commissione intelligence spiata – i giornali stanno già affilando i pugnali – dalla stessa intelligence che dovrebbe sorvegliare. Per questo Feinstein ha detto ieri che questo scontro sarà quello che definirà il controllo futuro sulle agenzie di spionaggio americane.


    Lo scandalo potrebbe arrivare anche a colpire il presidente Barack Obama. Una settimana fa il senatore Mark Udall ha  scritto in una lettera che il presidente era al corrente: “Come lei sa, la Cia di recente ha compiuto contro la commissione un atto senza precedenti che riguarda un’inchiesta interna della Cia e trovo che queste azioni siano estremamente gravi per i poteri di sorveglianza della commissione e per la nostra democrazia”. E’ il primo caso di questo genere da quando la commissione è stata creata negli anni Settanta per sorvegliare gli abusi dei servizi.

    L’ira della Feinstein è scattata dopo che la Cia ha minacciato azioni legali contro lo staff dell’inchiesta, accusando i suoi membri di avere ottenuto “impropriamente” una parte del materiale. Secondo la senatrice, il deferimento dei suoi uomini al dipartimento di Giustizia da parte dei servizi è un atto d’intimidazione. Tra le altre cose, fa notare, il caso criminale contro l’inchiesta è gestito dal principale consigliere legale della Cia, che lavorando in precedenza come legale del programma antiterrorimo della Cia s’è guadagnato 1.600 citazioni nell’inchiesta. Nel suo discorso Feinstein ha rivelato anche che già nel 2010 la Cia aveva rimosso alcuni documenti riservati usati dal suo staff in un sito in Virginia concesso dalla Cia alla commissione per analizzare il materiale e portare avanti l’indagine. La senatrice dice che all’epoca chiese alla Cia le scuse e il riconoscimento che la condotta era stata impropria, ma di non avere ottenuto nulla. Ha anche ammesso che è vero che il suo staff ha preso una copia di un’inchiesta interna della Cia sugli interrogatori e le torture – la cosiddetta “Panetta Review” – che ora è conservata in una cassaforte dei suoi uffici dello Hart Office Building, ma che è stato necessario farlo perché la Cia distrugge le prove, come già successo con i video di due interrogatori di membri di al Qaida. La Panetta Review, secondo la commissione del Senato, dimostrerebbe che le catture segrete e gli interrogatori con metodi brutali di terroristi non funzionano e non portano informazioni in più capaci di fermare nuovi attentati. Si tratta di una guerra dentro le istituzioni soltanto agli inizi.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)