Grosso guaio compagno Tsipras, i garanti Flores e Camilleri sull'Aventino

Marianna Rizzini

Non si fa neanche in tempo a risorgere dalle ceneri del grillismo o dell’ingroismo, scegliendosi un compagno greco come testimonial (Alexis Tsipras), in barba a qualsiasi precedente teoria sull’avversione della sinistra per l’uno che dà luce al tutto – “leaderismo, leaderismo!”, si diceva ai tempi dei gran calderoni arcobaleno in cui perdersi (e perdere), ma ora fortunatamente, tra compagni, si è deciso di non elucubrare e di mettersi in lista per le europee sotto l’unico nome di Tsipras, appunto.

    Non si fa neanche in tempo a risorgere dalle ceneri del grillismo o dell’ingroismo, scegliendosi un compagno greco come testimonial (Alexis Tsipras), in barba a qualsiasi precedente teoria sull’avversione della sinistra per l’uno che dà luce al tutto – “leaderismo, leaderismo!”, si diceva ai tempi dei gran calderoni arcobaleno in cui perdersi (e perdere), ma ora fortunatamente, tra compagni, si è deciso di non elucubrare e di mettersi in lista per le europee sotto l’unico nome di Tsipras, appunto. Né si fa in tempo a dirsi “garanti”, come avevano fatto Andrea Camilleri e Paolo Flores d’Arcais, che subito piomba tra capo e collo la maledizione che già in passato incombeva su altri rassemblement di sinistre scontente o pentite: ogni volta che un nuovo insieme elettorale s’affaccia, ecco che dieci cento e mille battibecchi sorgono. E infatti i due, Flores e Camilleri, si sono trovati ben presto a dover annunciare (ieri) di aver scritto una lettera a Tsipras in persona, per dire che no, loro i garanti non li faranno più (“restiamo come due tra i trentamila cittadini impegnati per l’iniziativa che hanno contribuito a far nascere”). Siamo stati estromessi, dice Flores, lamentando una certa “disinformatia” sulla gestione dello scontro pugliese di candidature – se c’è il candidato di Sel non ci sono io, ha detto a Taranto l’ex candidata Antonia Battaglia, pasionaria della vicenda Ilva che Flores e Camilleri avrebbero senz’altro anteposto ai vendoliani, se avessero saputo che Battaglia poneva l’aut-aut (o Sel o io). Ma la lettera in cui Battaglia parlava del suo caso a loro non è pervenuta, dicono (qualcuno “l’ha occultata”, è l’accusa. Ma chi, tra i prof. di Tsipras, nasconde un simile piglio spionistico?).

    Lasciano lo scranno di garanti, Flores e Camilleri, proprio mentre il caos infuria sotto l’occhio impassibile del compagno greco, uno abituato a situazioni toste. Talmente tosto si mostra anche in ambienti rilassati, Tsipras, che al Teatro Valle, un mese fa, durante la sua arringa di presentazione della lista italiana, tradotto da un interprete dai toni solenni quasi quanto i suoi, aveva spiazzato il pubblico abituato a frizzi e lazzi su casta e anticasta: qualcuno si distraeva, qualcuno sonnecchiava, qualcuno – persino – scattava un selfie come residuo di leggerezza prima della battaglia. Vai a pensare che la battaglia sarebbe diventata presto “Aventino” di ben due padri nobili, con contorno di amareggiati vari (l’ex candidata antimafia Valeria Grasso è stata accusata di aver presenziato a una manifestazione di Fratelli d’Italia e dunque di non essere abbastanza “antipartitica”; l’europarlamentare idv Sonia Alfano non è stata ammessa in lista, con gran contrarietà di Camilleri, per via della “contaminazione” con un partito). Ed è come se, dopo anni di massiccia campagna movimentista tra gli intellò ideatori della lista stessa (Barbara Spinelli, Flores, Camilleri, Marco Revelli, Luciano Gallino e Guido Viale), il “dàgli” al partito tornasse al mittente.

    PS: se gli intellettuali si aventinizzano, la base si agita. Lo scoglio Sel non è stato interiorizzato e già si minacciano scismi ancor prima delle elezioni. Da una parte i duriepuristi, dall'altra i ragionieri della lista. E così ritorna d'attualità il Bertinotti guzzantiano e la sua teoria dei virus.

     

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    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.