Ombrelli o samurai?
I prezzi crollano e crolla a pezzi la fiaba della rivoluzione e della ripresa. La Bce ammette che sì, perbacco, la deflazione c’è, poi si vota per la secessione in Crimea, il Wall Street Journal scopre che “Putin acts, the West talks”, le sanzioni contro la Russia s’alzano e le Borse s’abbassano, Mosca fa “sparire” 105 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano detenuti all’estero e, cribbio! s’avvera la profezia del compagno Lenin: “Sarà il capitalismo a fabbricare la corda con cui lo impiccheremo”.
Le rivoluzioni costano. Anche in Italia, dove una slide non è per sempre. Chi paga? E’ mercoledì 12 marzo, Matteo Renzi compare in sala stampa a Palazzo Chigi dopo un Consiglio dei ministri durato due ore.
I prezzi crollano e crolla a pezzi la fiaba della rivoluzione e della ripresa. La Bce ammette che sì, perbacco, la deflazione c’è, poi si vota per la secessione in Crimea, il Wall Street Journal scopre che “Putin acts, the West talks”, le sanzioni contro la Russia s’alzano e le Borse s’abbassano, Mosca fa “sparire” 105 miliardi di dollari di titoli del Tesoro americano detenuti all’estero e, cribbio! s’avvera la profezia del compagno Lenin: “Sarà il capitalismo a fabbricare la corda con cui lo impiccheremo”.
Le rivoluzioni costano. Anche in Italia, dove una slide non è per sempre. Chi paga? E’ mercoledì 12 marzo, Matteo Renzi compare in sala stampa a Palazzo Chigi dopo un Consiglio dei ministri durato due ore. La simbologia delle trentadue slide della “svolta buona” è da kit del candidato, si va dalla spada da samurai che fa molto “Kill Bill” di Quentin Tarantino fino all’ombrello, oggetto sospeso tra un “dopo di me il diluvio” e un volo fiabesco da Mary Poppins. Commento al bar: “Mi sa che l’ombrello è quello di Altan, messo proprio là”. Malignità da brioche e cappuccino. “Questi gufano”, direbbe Renzi. Ma alla fine, più che sui numeri – che pure non mancano – l’attenzione si è posata sul pesciolino rosso nell’acquario, solitario, preda perfetta per un gattone in cerca di lisca o un amo vestito d’inganno. Autobiografia involontaria? Vedremo se abbocca o la sfanga. Intanto il cielo azzurro della slide finale ricorda tanto lui, l’altro spiazzista, da vent’anni in servizio permanente effettivo. Quello che Giovanni Toti vede “candidato alle europee”. Gli avversari dicono che no, Matteo non incanta nessuno come Silvio, che signora mia non ci sono le coperture, che “è a metà tra il presidente del Consiglio e il venditore di pentole” (Giorgia Meloni, ore 19 e 37), ma in realtà il capo del governo “spacca e buca” e il giorno dopo diventa il Gatorade di “Porta a Porta”, 25 per cento di share, decollo verticale di Vespa.
La comunicazione c’è, il resto seguirà. Di sicuro Renzi non segue Fabrizio Cicchitto che domenica 9 marzo suggerisce: “Concentrare le non molte risorse a disposizione sulle imprese”. Il premier procede in direzione ostinata e contraria. E tanti saluti a Cgil e Confindustria: “Ascoltiamo, ma decidiamo noi”. Renzi lo dice a “Che tempo che fa” in assenza di intervistatore (c’era Fabio Fazio) mentre la battaglia sulle quote rosa s’avvia alla logica conclusione: sconfitta nera in Aula. Arriva mercoledì 12 marzo, 365 sì e 156 no. Il giorno prima erano stati bocciati tutti gli emendamenti “eretici” o porta-problemi. Esulta il capo della divisione panzer della maggioranza, Maria Elena Boschi: “Primo vero risultato alla Camera: oggi, dopo 8 anni, è stata approvata una nuova legge elettorale. Da subito avanti con la riforma del Senato e il Titolo V” (bollettino dal fronte, via Twitter, ore 15 e 17).
Giovedì sul calendario scatta il 13, si celebra un anno di Papa Francesco, segue “caloroso messaggio” di Giorgio Napolitano, mentre Graziano Delrio torna in tv e dopo la buccia di banana da Lucia Annunziata (aumentare la tassazione sui Bot) incespica nell’Agorà post-vianelliana con l’annuncio di “un contributo straordinario da parte di chi prende una pensione robusta. E’ una delle ipotesi che sta per essere affinata”. Nota sul taccuino: “Materie economiche. Comunicazione poco raffinata”. All’ora di pranzo si manifesta colui che si definisce “l’avvocato del ceto medio”, Angelino Alfano: “Abbiamo vinto la prima causa. Abbassiamo le tasse senza aggiungerne altre” (agenzia Agi, ore 12 e 04). Altra nota sul taccuino: “Alfano probabilmente non ha risparmio investito in azioni e obbligazioni. Conti di deposito. Tassazione sale dal 20 al 26 per cento, pressione fiscale complessiva sulla rendita finanziaria collocata da privati: 36 per cento”. Ask the trader. Agenda Napolitano: il ministro per le Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, a colloquio con il presidente. Arriva al Quirinale dopo Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo. Grandi vecchi. Il giovane arriva all’appuntamento con mezzo governo venerdì alle 11, Renzi prepara con Napolitano il vertice Ue e le missioni a Parigi e Berlino. Dal Consiglio dei ministri esce una data da ricordare in calendario: il 25 maggio si vota per le elezioni europee. Angela Merkel dice che il piano di riforme di Renzi “è ambizioso”. Achtung, carezze teutoniche. Rintocca il Big Ben, nota finale in rosso sul taccuino: “Editoriale del Financial Times: la medicina di Renzi non curerà l’Italia”. Perfida Albione.
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