Il governo del super sindaco e l'eliminazione delle province (giapponesi)

Giulia Pompili

Come evitare un lento e burocratico iter parlamentare per eliminare le province? C’è il governo del super-sindaco, ovviamente. L’idea arriva dal Giappone dove il primo cittadino di Osaka, Toru Hashimoto, leader del partito Nippon Ishin no Kai, ha tentato di realizzare un’operazione inedita rispetto alla prassi politica che siamo abituati a conoscere. Lo scorso febbraio Hashimoto si è dimesso da sindaco e ha indetto nuove elezioni. Il motivo? Dimostrare che il popolo è con lui nel suo mastodontico progetto di riforma: accorpare il governo della prefettura di Osaka con quello della città creando un’unica entità metropolitana chiamata Osaka-to.

    Come evitare un lento e burocratico iter parlamentare per eliminare le province? C’è il governo del super-sindaco, ovviamente. L’idea arriva dal Giappone dove il primo cittadino di Osaka, Toru Hashimoto, leader del partito Nippon Ishin no Kai (il Partito della Restaurazione, che avevamo ritratto qui come il rottamatore nipponico), ha tentato di realizzare un’operazione inedita rispetto alla prassi politica che siamo abituati a conoscere.

    Lo scorso febbraio Hashimoto si è dimesso da sindaco e ha indetto nuove elezioni. Il motivo? Dimostrare che il popolo è con lui nel suo mastodontico progetto di riforma: accorpare il governo della prefettura di Osaka con quello della città creando un’unica entità metropolitana chiamata Osaka-to. Ma può una rielezione sostituirsi, per esempio, a un referendum popolare? Difficile. Tanto è vero che nelle elezioni che si sono svolte sabato e domenica scorsa Hashimoto è stato rieletto sindaco ma l’affluenza è stata bassissima (23,59 per cento degli elettori, nelle elezioni precedenti del novembre 2011 era stata oltre il 60 per cento) e le schede bianche il 13,53 per cento del totale dei voti. La vittoria era scontata, anche grazie al fatto che i due candidati in corsa con Hashimoto per la poltrona di primo cittadino non erano sponsorizzati da nessuno. Gli altri quattro principali partiti dell’assemblea comunale di Osaka – il Partito liberal-democratico, il Partito democratico, il New Komeito e il Partito comunista – non hanno presentato nessun candidato per protesta contro le elezione indette deliberatamente dal super-sindaco. Dopo la sua rielezione Hashimoto non ha fatto alcun annuncio ufficiale, probabilmente consapevole dell’insuccesso dell’operazione, ma ha fatto sapere che andrà avanti ugualmente nel suo progetto di accorpamento metropolitano.

    Secondo il Japan Times, il motivo del fallimento dell’operazione Hashimoto non è causato dall’oggetto della riforma, ma dal suo decisionismo machiavellico: “Hashimoto dovrebbe rendersi conto che il suo stile politico, caratterizzato da decisioni self-sevice, ha creato diffidenza nei suoi confronti. C’è un semplice fatto che dovrebbe ricordare, ovvero che la sua elezione a sindaco non gli dà il diritto di ignorare le opinioni altrui su certi argomenti. L’assemblea comunale rappresenta anche la volontà dei cittadini, che si esprimono attraverso le elezioni. Il sindaco ha quindi bisogno di migliorare la sua capacità sia di concedere qualcosa all’assemblea comunale sia di scendere a compromessi in modo che le riforme vadano avanti senza intoppi”.

    E poi c’è un altro problema, il super-sindaco non si spiega bene: “Il punto debole del suo piano d’integrazione tra la città e la prefettura è che non mostra chiaramente come potrà migliorare il benessere dei cittadini. Hashimoto insiste sul fatto che il suo progetto è necessario per eliminare alcune sovrapposizioni tra le funzioni amministrative svolte dalla città di Osaka e quelle svolte dalla prefettura. Ma questo tipo di problema dovrebbe essere risolto in primo luogo attraverso una migliore comunicazione e una maggiore cooperazione tra i due governi. Adesso deve spiegarci in modo convincente perché il suo piano d’integrazione è necessario per eliminare questa sovrapposizione”. (nella foto a sinistra, tutti i leader dei principali partiti politici giapponesi si stringono le mani prima delle elezioni)

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.