Nella Silicon Valley l'ansia da rottamazione ti prende a trent'anni

Paola Peduzzi

Non puoi invecchiare, è vietato, e se per caso ti capita di avere una ruga, un capello bianco o un figlio di un’età che rivela anche la tua, nascondili. Con il botox, le tinte, le bugie, con delle comparse anche, basta che la finzione regga, perché se sei vecchio, nella Silicon Valley, non esisti. L’ansia da rottamazione, nel regno dei giovani e dei garage e delle rivoluzioni digitali, è una malattia grave. Noam Scheiber ha firmato un articolo di copertina su New Republic (illustrato con un ragazzo che ha i capelli bianchi ma non sembra affatto da rottamare) in cui racconta questa malattia, che nasce da quello che gli americani definiscono “ageism”, la discriminazione dei più anziani, che sarebbe pure illegale.

    Non puoi invecchiare, è vietato, e se per caso ti capita di avere una ruga, un capello bianco o un figlio di un’età che rivela anche la tua, nascondili. Con il botox, le tinte, le bugie, con delle comparse anche, basta che la finzione regga, perché se sei vecchio, nella Silicon Valley, non esisti. L’ansia da rottamazione, nel regno dei giovani e dei garage e delle rivoluzioni digitali, è una malattia grave. Noam Scheiber ha firmato un articolo di copertina su New Republic (illustrato con un ragazzo che ha i capelli bianchi ma non sembra affatto da rottamare) in cui racconta questa malattia, che nasce da quello che gli americani definiscono “ageism”, la discriminazione dei più anziani, che sarebbe pure illegale. Per non essere trattato come un vecchio incapace, quando magari hai poco più di trent’anni – perché gli standard lì sono così, altro che giovani quarantenni, nella Silicon Valley i quarantenni non hanno diritto di cittadinanza – sei disposto a tutto, prima di tutto ad andare dal chirurgo plastico. Seth Matarasso, il medico intervistato da New Republic, è gettonatissimo nella Valley, dice di essere il secondo più grande dispensatore di botox del mondo, dice che le operazioni di ringiovanimento per gli uomini sono moltiplicate, “vengono qui e dicono: ‘Hey, ho quarant’anni e devo andare davanti a un board di ragazzini con la faccia pulita. Non posso sembrare come uno che ha una moglie, dei figli e un mutuo’”. S’è presentato un ragazzo di 26 anni che voleva prevenire la calvizie, ma pare che il medico si sia rifiutato di intervenire e l’abbia mandato via in malomodo. Il trattamento più richiesto è un ultrasuono che rafforza la pelle, si fa in un pomeriggio e il giorno dopo puoi andare a lavorare e sembri più giovane di cinque anni, ma gli uomini si preoccupano anche parecchio del loro collo, non deve mostrare segni di mollezza per nessuna ragione al mondo (le donne lo sanno bene, Nora Ephron che è la nostra guru di riferimento ci ha pure scritto un libro, sul collo, ma guai a fare paragoni con i trattamenti degli uomini: il chirurgo dice che le donne fanno mille domande e hanno mille dubbi, gli uomini sanno già prima quello che vogliono, e vanno dritti al punto, è il festival del cliché, questo dottor Matarasso). Non ci sono soltanto i trattamenti estetici, gli head hunter del settore hanno speciali consigli per chi ha superato i quarant’anni: la foto da mettere sul curriculum e sui social deve sprizzare energia, e per il primo colloquio è necessario passare almeno un paio d’ore nel parcheggio dell’azienda per studiare come sono vestiti gli impiegati. La Reuters ha cercato di fare una lista di quel che serve per superare un colloquio con uno che spesso ha la metà dei tuoi anni (ha raccontato anche di uno che era a un colloquio, il ceo dell’azienda giovanissimo è entrato, lo ha guardato e si è inventato un impegno improvviso: non poteva sopportare tante rughe): ci vuole un indirizzo email con il proprio nome nel dominio, al massimo un indirizzo Gmail; i BlackBerry e i portatili Dell sono da evitare, solo Android e Apple sono consentiti; soprattutto è importante togliersi l’orologio, se ti presenti con un Rolex non ti fanno nemmeno sedere; i mocassini buttali, non devono nemmeno sapere che ce li hai nella scarpiera; qualsiasi cosa da hipster ti sembri adatto, mettitelo.

    Lo standard è stato stabilito da Mark Zuckerberg, che della Valley è giustamente il pensatore di riferimento, quando aveva ventidue anni, aveva Facebook e disse: “I giovani sono semplicemente più intelligenti” (a maggio compirà trent’anni, ma certo nessuno si permetterà di discriminarlo). I giovani imparano in fretta, non hanno altro a cui pensare se non alla loro genialità, lavorano fino a notte fonda e sono pagati poco (secondo un’inchiesta del sito tech Pando, i salari sono tenuti bassi apposta dai manager, amano i giovani ma complottano contro di loro, ma si può stare tranquilli: i ventenni lì guadagnano comunque il doppio dei quarantenni europei), come competere? Con la competenza e l’esperienza sbraitano i vecchi, ma neppure chi lavora nei fondi d’investimento o di venture capital li ascolta più, anzi. Gli investitori sono i primi a non fidarsi di aziende con un board di quarantenni, dicono che non è un principio assoluto, a ventidue anni puoi far tutto nella Silicon Valley ma non sai disegnare ponti, ma in questo spicchio di mondo che è diventato il centro gravitazionale di una generazione funziona così, “è meglio essere percepiti come ingenui o immaturi che aver votato negli anni Ottanta”, scrive Noam Scheiber. Gli investitori citano anche dei dati, delle curve che fanno molto statistica old fashion, per dire che le idee hanno un ciclo di vita, non è che a 50 anni hai più idee che a venticinque, anzi ne hai sicuramente meno, e di meno innovative, e di meno rivoluzionarie, perché l’ingegno si consuma nel tempo, se poi hai una famiglia e dei figli, figurati, avranno sicuramente prosciugato il meglio di te. La menopausa delle idee colpisce tutti, e hai voglia a dire che le rughe e l’esperienza contano, che la dittatura della giovinezza ha l’aria di una bolla, che se l’età è l’unico metodo di selezione il turn over di queste aziende finirà per ammazzarle: sei già vecchio, e sei pure invidioso, basta guardare quanto s’allunga la lista di Forbes dei ricchi under 30, il futuro è quello, di chi “ha il miglior lavoro davanti a sé non dietro di sé”, come richiede nei suoi bandi d’assunzione ServiceNow. Chi si sente adulto e competente è meglio che stia alla larga dall’Eldorado hi-tech, ma se proprio ci vuole provare, abbia la decenza di prepararsi per bene: le borse sotto agli occhi, per esempio, sono il male assoluto.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi