Come re Lear, Murdoch chiede ai figli una prova d'amore (e di bravura)

Paola Peduzzi

I figli di Murdoch sono tornati, papà ha deciso che la crisi del suo impero è finita e si può tornare a vivere e a litigare, tanto più adesso che non c’è Wendi che lo tratta come un vecchio rincoglionito. Rupert Murdoch ha 83 anni, ripete che non c’è nessuna successione di cui parlare, sta bene e le sue aziende stanno bene, ma intanto da anni mette alla prova i suoi figli e i suoi manager per vedere chi vince la gara, per scoprire chi davvero può essere l’erede al trono del suo impero mediatico ormai spezzato a metà. Come re Lear con le sue figlie, in gara per dimostrargli il loro amore e assecondare il volere dell’anziano padre, anche Murdoch ha messo i suoi figli di fronte a molte prove.

    I figli di Murdoch sono tornati, papà ha deciso che la crisi del suo impero è finita e si può tornare a vivere e a litigare, tanto più adesso che non c’è Wendi che lo tratta come un vecchio rincoglionito. Rupert Murdoch ha 83 anni, ripete che non c’è nessuna successione di cui parlare, sta bene e le sue aziende stanno bene, ma intanto da anni mette alla prova i suoi figli e i suoi manager per vedere chi vince la gara, per scoprire chi davvero può essere l’erede al trono del suo impero mediatico ormai spezzato a metà. Come re Lear con le sue figlie, in gara per dimostrargli il loro amore e assecondare il volere dell’anziano padre, anche Murdoch ha messo i suoi figli di fronte a molte prove. Il primo a cadere era stato Lachlan, nel 2005: pareva il predestinato ma si scontrò con quel carro armato che si chiama Roger Ailes, il capo di Fox News, forse l’uomo più odiato d’America, che spianò anche il figlio del boss che gli si era messo in mezzo. Dopo l’esilio australiano, Lachlan è tornato, “figliol prodigo” titolano i giornali senza molta fantasia: a quarantadue anni, diventerà copresidente non esecutivo sia della 21st Century Fox (la metà buona dell’azienda, quella del cinema e delle tv) sia di News Corp. (la metà marcia dell’azienda, quella dei giornali), condividendo i due ruoli assieme a papà. Starà tra Sydney e New York, continuerà con i business che ha messo in piedi in questi anni (molti invero poco fruttuosi) e rientrerà a corte, ben attento questa volta a non atteggiarsi da delfino: in un’intervista all’Australian ha detto di essere uscito dalla paranoia della successione, “I’ve moved on from that”. Secondo le malelingue, il ritorno di Lachlan è strettamente collegato alla partenza di Wendi, terza moglie di Rupert e madre delle sue ultime due figlie ora in via di divorzio (probabilmente per la tresca con l’ex premier inglese Tony Blair). Lachlan e Wendi si detestavano senza nemmeno nasconderlo, faticavano a stare nello stesso posto assieme, e quando erano obbligati i loro sguardi non si incrociavano mai. Ma forse il ritorno di Lachlan era semplicemente dovuto, dopo che James, fratello minore, s’era giocato malissimo la sua chance di successione. James è diventato il capro espiatorio delle intercettazioni illegali dei giornali del gruppo nel Regno Unito, ha dovuto lasciare Londra, non è riuscito a rispondere a buona parte delle domande che in questi anni (lo scandalo è del 2012) gli sono state poste ed è diventato a tal punto “tossico” che gli azionisti non lo volevano sentir nominare. La faida tra James e Rupert era in realtà ben più profonda, riguardava il futuro dell’azienda, il giovane Murdoch voleva puntare su tv e intrattenimento, mentre il papà si ostinava a investire in giornali morti, e secondo alcune fonti James stava creando una struttura parallela dentro a News Corp. per soppiantare un giorno quella creata da Rupert. Poi la volontà degli azionisti ha sistemato tutto: ora l’azienda è divisa a metà, e come era prevedibile la tv va meglio della carta (anche se entrambe sono sotto la media di crescita del Nasdaq). Ecco che allora anche James è tornato: è diventato co-capo operativo della 21st Century Fox, avrà ampi margini di manovra, basta che non tocchi Roger Ailes, ché quello è un mondo a sé, un mondo che spara a chi lo tocca, che sia un Murdoch o chicchessia.
    A guardia dei fratelli resta l’indomito Chase Carey, il signore con i baffi all’insù che sta rinegoziando il suo contratto e che, dicono, non è contento di fare la balia. Cioè, l’ha già fatta, è stato tutor soprattutto di James, ma questa generosità poi deve avere una remunerazione, non si fa il consigliere in eterno (e in passato Carey non ha fatto mistero del suo progetto: gli azionisti non volevano un figlio nella linea di successione e lui andava ripetendo di avere un’unica fortuna, quella di non chiamarsi di cognome Murdoch). Carey aspetta il suo riconoscimento, come Elisabeth, la figlia di Murdoch che già si è sfilata e poi si è riavvicinata, ma che per tornare nel cuore di re Lear dovrebbe fare un sacrificio: Matthew Freud, il marito detestato da papà Rupert.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi