Crescita mutante

Il prodotto interno lordo della Grande bellezza

Ugo Bertone

Matteo Renzi probabilmente non lo sa, ma il destino gli sta per regalare un’arma segreta per centrare l’obiettivo del rispetto dei parametri di Maastricht, a partire dal famigerato tetto debito/pil del 3 per cento. Il colpo, da sparare a settembre, è già in canna. Non in senso metaforico, perché il risanamento passerà dallo smercio della cannabis, ma anche dal giro d’affari della prostituzione senza trascurare un business in cui, per tradizione, l’Italia primeggia: il contrabbando di sigarette. E altro ancora perché, dal prossimo settembre, le statistiche economiche dei paesi dell’Unione europea dovranno tener conto, oltre che del sommerso, anche del giro d’affari generato dalle attività illecite, secondo i metodi di calcolo previsti dall’Esa (European system of national and regional accounts), sotto la regìa di Eurostat, l’ente statistico europeo.

    Matteo Renzi probabilmente non lo sa, ma il destino gli sta per regalare un’arma segreta per centrare l’obiettivo del rispetto dei parametri di Maastricht, a partire dal famigerato tetto debito/pil del 3 per cento. Il colpo, da sparare a settembre, è già in canna. Non in senso metaforico, perché il risanamento passerà dallo smercio della cannabis, ma anche dal giro d’affari della prostituzione senza trascurare un business in cui, per tradizione, l’Italia primeggia: il contrabbando di sigarette. E altro ancora perché, dal prossimo settembre, le statistiche economiche dei paesi dell’Unione europea dovranno tener conto, oltre che del sommerso, anche del giro d’affari generato dalle attività illecite, secondo i metodi di calcolo previsti dall’Esa (European system of national and regional accounts), sotto la regìa di Eurostat, l’ente statistico europeo. Tutto nasce, infatti, dall’accordo del 2012 per fissare nuove regole omogenee per calcolare il prodotto interno lordo dei vari paesi. Una piccola “rivoluzione” sulla falsariga di quanto avvenuto negli Stati Uniti ove, tra il 2010 ed il 2012, il pil è cresciuto del 3,5 per cento per effetto dei nuovi pesi attribuiti alla Ricerca e allo Sviluppo oltre che all’economia virtuale.

    Anche in Europa, prevedono gli esperti, ci sarà un sensibile balzo in avanti, almeno nelle statistiche, grazie al maggior peso attribuito alle nuove tecnologie, agli asset intangibili e al valore della proprietà intellettuale: il 2,4 per cento in più, grazie al contributo dei paesi, tipo la Finlandia o la Svezia, che più spendono in ricerca e sviluppo; voci finora considerate alla stregua di consumi intermedi, e quindi non incluse nella ricchezza nazionale, ma d’ora in poi valutate come investimenti. Ma la tecnologia non è tutto, hanno fatto osservare gli olandesi, al solito più attenti al quattrino che alla gloria. Sono stati loro, due anni fa, a rilevare che il nuovo pil avrebbe comportato un aggravio di spesa per i paesi più istruiti e con un’economia più proiettata verso il futuro. Già, perché il nuovo calcolo del pil non serve, come in Bhutan, sempre richiamato dalla stampa con un po’ di faciloneria, a stabilire quale sia il paese più felice, oppure qual è il più abbiente. No, le nuove regole di Eurostat funzionano come l’aggiornamento del catasto: chi risulterà più ricco rispetto alle nuove tabelle, pagherà più contributi per il funzionamento della Ue. Con l’effetto paradossale che i paesi che hanno legalizzato la cannabis piuttosto che la prostituzione (tasse comprese) corrono il rischio di pagare di più del solito Club Med, il solito impunito che campa di sommerso sopra e sotto le lenzuola. Ma la festa è finita, esulta la Süddeutsche Zeitung: “In futuro la vendita come il consumo di droga e di sigarette illegali aumenteranno la prestazione economica di un paese. Lo vuole l’Unione europea”.

    Resta da capire come le statistiche sapranno calcolare questa ricchezza nascosta. Per ora si andrà sulla fiducia perché, spiega un portavoce della Commissione alla Libre Belgique, “ogni stato dovrà fornire una stima complessiva delle attività sommerse, legali e no, ma non è prevista una ripartizione per singole voci”. Peccato, sarebbe stato interessante vedere i pupilli del mancato presidente dell’Istat, ora ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan (o dell’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini) alle prese con la misurazione di cocottes, spacciatori o tecnici della stecca (di Marlboro, of course). Per ora, ci dobbiamo accontentare delle stime di Open Europe, il think tank di questioni europee che stima l’impatto dell’economia nera che più nera non si può in mezzo punto percentuale a livello Ue, con effetti sensibili su deficit e debito. Con grandi differenze tra stato e stato, naturalmente. “L’effetto può essere rilevante per Grecia, Spagna e Italia – dice il responsabile dell’ufficio di Bruxelles, Pieter Cleppe – paesi con un forte debito in cui droga e prostituzione non sono considerati dal fisco”. Chissà, grazie alla Grande bellezza che emergerà dalle alcove italiane potremo tornare a scalare posizioni nel G7 a danno dei puritani, al solito avari. “Sono stati gli olandesi a insistere”, dice Cleppe che però aggiunge: “Anche quelli dell’est erano a favore: così, sostengono, il nostro pil salirà”. E con l’aria che corre in Crimea e dintorni è un’ottima notizia: fate l’amore, non la guerra. La statistica vi premierà.