Speciale online 20:35

La ghiotta occasione di Renzi per riformare il lavoro

Claudio Cerasa

Più che le nuove nomine alla vicesegreteria del Pd (Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani). Più che l’annuncio della riforma al Senato (lunedì se ne parla in Consiglio dei ministri). Più che le provocazioni su Grillo (che ormai è rimasto l’unico vero avversario politico del Rottamatore). La direzione del Pd ci consegna un quadro politico in cui la vera ciccia riguarda una questione molto simile a quella affrontata in mattinata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco: sfidare la rigidità delle corporazioni per provare a liberare l’Italia da quei lacci e da quei lacciucoli che costituiscono il principale ostacolo allo sviluppo del nostro Paese. La sfida in questione è quella sul lavoro.

    Più che le nuove nomine alla vicesegreteria del Pd (Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani). Più che l’annuncio della riforma al Senato (lunedì se ne parla in Consiglio dei ministri). Più che le provocazioni su Grillo (che ormai è rimasto l’unico vero avversario politico del Rottamatore). La direzione del Pd ci consegna un quadro politico in cui la vera ciccia riguarda una questione molto simile a quella affrontata in mattinata dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco: sfidare la rigidità delle corporazioni per provare a liberare l’Italia da quei lacci e da quei lacciucoli che costituiscono il principale ostacolo allo sviluppo del nostro Paese. La sfida in questione è quella sul lavoro. Nei prossimi giorni decreto legge sul mercato del lavoro verrà discusso prima in Commissione e poi in Parlamento. Renzi ha puntato su un concetto chiave – rendere più semplice rispetto al passato l’assunzione a tempo determinato (sia sotto forma di contratto a termine sia sotto forma di contratto d’apprendistato) – e seguendo questo ragionamento ha dimostrato di non avere il vecchio pregiudizio ideologico della sinistra sindacale, e di considerare il contratto a tempo determinato non come un male assoluto da combattere ma come uno strumento per dare la possibilità ai lavoratori che non riescono ad ottenere un contratto a tempo indeterminato di non restare a spasso. La sinistra sindacale oggi ha mostrato i muscoli e ha detto che questa legge così com’è non si può votare. Renzi promette di non cedere di un millimetro ma nonostante il voto favorevole ricevuto alla direzione sul progetto qualcosa alla fine dovrà concedere. Cosa può fare? In teoria ci sarebbe una palla al balzo da sfruttare: accettare la critica della minoranza del Pd e fare quello che i riformisti del centrosinistra provano a fare da una vita. Questo: ok, nessuna distinzione tra contratti a termine e contratti non a termine, facciamo un unico contratto di lavoro con protezioni crescenti. L’occasione è ghiotta. E chissà che Renzi non riesca a fare su questo campo quello che in passato non è riuscito neppure al Cav.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.