Partito animale

Stefano Di Michele

Quasi quasi viene voglia di votarlo, il Cav. affratellato a Dudù nella lotta per salvare cani e gatti abbandonati. Ora: la rivoluzione liberale è andata come è andata, il partito è quello che è, i giudici sono quelli che sono, pure Verdini è andato in vacanza (che Denis in vacanza pareva cosa ancora più improbabile di Scajola alle europee), su e giù per gli antichi scaloni di palazzo Grazioli la solita pletora di fessi e questuanti. E poi Renzi: vabbe', Matteo sarà pure il miglior amico del Cav., ma è risaputo che il miglior amico dell'uomo in assoluto c'ha il muso peloso, quattro zampe e la coda.

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    Quasi quasi viene voglia di votarlo, il Cav. affratellato a Dudù nella lotta per salvare cani e gatti abbandonati. Ora: la rivoluzione liberale è andata come è andata, il partito è quello che è, i giudici sono quelli che sono, pure Verdini è andato in vacanza (che Denis in vacanza pareva cosa ancora più improbabile di Scajola alle europee), su e giù per gli antichi scaloni di palazzo Grazioli la solita pletora di fessi e questuanti. E poi Renzi: vabbe', Matteo sarà pure il miglior amico del Cav., ma è risaputo che il miglior amico dell'uomo in assoluto c'ha il muso peloso, quattro zampe e la coda. Diranno che il Cav. è pazzo, ormai il nostro Giorgio III di Arcore – e non lo è forse sempre, nei suoi momenti migliori, quando corre dietro a Erasmo piuttosto che dietro a De Gasperi? Chissà se poi è una grande strategia, quella di rivolgersi al cuore dei dieci milioni di italiani che con un animale convivono – tanto il comunista col gatto e il liberale col merlo e il fascio col cane (lupo, magari), comunista e liberale e fascio restano. Ma almeno, la meravigliosa pazzia del Cav. si spinge dove gli altri non osano, azzarda dove gli altri rinculano, ci mette insieme buona dose di faccia tosta e dose non minore di insolita pietà. I cretini dell'ovvio – “lei è cretino, s'informi!”, ah, santo Totò che amava le bestie! – metteranno già l'indice accusatore al lavoro (mozzica, Dudù, mozzica!): con tante cose più importanti da fare… Fa bene a fregarsene, il Cav. A fottersene del buon senso ragionieristico e dell'assenza di quel pizzico di misericordia, che la Bce certo non contenta ma che il cuore placa. E' forse Dudù l'artefice di questa metànoia berlusconiana – il muso umido e solidale che accompagna notti pensose e solitarie, giorni penosi e tutti uguali, facce improbabili, stesse scene e stesse pene: l'avvocato, lo scassacazzi, l'indignato… Magari per sfinimento, il cuore può mutare. O perché una piccola creatura ti guarda come non sei più abituato a essere guardato – e fino alla sua altezza, allora, ti ritrovi ad abbassare lo sguardo.

    Certo, il Cav., al solito, esagera e ci mette del suo – così l'assicurazione di aver trovato ispirazione in uno scritto di Madre Teresa “scoperto questa notte”: per dire non solo della redenzione avvenuta nell'oscurità della sua magione, ma che se Unto del Signore non è più, sempre santamente ispirato resta. “Trovare una mamma e un papà ai 150 mila cani che sono nei canili italiani”, ha detto ai suoi, moderati e da oggi dog (and cat) friendly. Del resto, non una sortita improvvisata, quanto piuttosto una meditata valutazione, così che già nei mesi passati aveva osservato come “Dudù è più intelligente della metà dei miei”, e non è solo accorto richiamo a Truman e al cane quale perfetto amico in politica, ma pure a Gianni Agnelli per il quale la compagnia dei cani era “insostituibile”, e a voler mettere il naso tra le icone del campo avverso, del Garibaldi fondatore dell'Enpa. Sconterà di sicuro un po' di sorrisetti scemi, il Cav. – altro che quelli di Sarkozy e Merkel. Le accuse di furbizia si sprecheranno. Gli sconclusionati un po' canaglie  che trovano sempre il loro ultimo rifugio nel vomitevole paragone tra bimbi affamati e bestie abbandonate (di solito, peraltro, non si occupano né degli uni né delle altre, piuttosto degli uni e delle altre se ne fregano: e proprio la citazione di Madre Teresa dovrebbe mettere in riga il loro furore ipocrita).  Ma a noi piace pensarlo così, il Cav.: un po' matto, appunto, che riceve i complimenti da Dudù per la scelta fatta (se è più intelligente di metà dei suoi, e la cosa non si discute, saprà come fare), e un po' commosso, una mossa dettata dall'emozione piuttosto che da una (scombinata) valutazione politica. E nelle ore delle molte notti che verranno, dopo Madre Teresa, avventurarsi tra Plutarco e Tolstoj, Elias Canetti e Leonardo da Vinci, la Ortese e Adorno. C'è da pensare che le foto più sorprendenti degli ultimi mesi, senza fare scriteriati paragoni, siano state quelle di Francesco col piccolo agnello sulle spalle e del Cav. col piccolo Dudù in braccio. Così viene quasi quasi voglia di votarla, la bella pazzia del Cav. Che in nome dei moderati fa un atto dolcemente eversivo, dolcemente insensato, dolcemente scorretto – “facciamoci allora sovversivi: contro ignoranza, indifferenza, crudeltà”, scriveva Marguerite Yourcenar, che forse il Cav. ignora, o forse nel suo medico Zenone finito inquisito si è persino identificato. Magari, prima di Dudù, furono i poveri beagle liberati dalla loro prigionia, uno dei quali il Cav. ha potuto accarezzare. Se la mossa vuole essere furba, furba non sarà; se invece è dettata da vera empatia, da pietà per quelle creature nelle gabbie o vaganti impazzite sui bordi delle strade per il freddo e la fame, allora stavolta va detto: viva quel matto del Cav.!

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