I libri mediocri e la giustizia. L'odore di sterco. Una conversazione

Umberto Silva

Incontro La Capria, pensieroso. Ci sediamo al bar. “So a cosa pensi, Raffaele, agli dèi che nuotano nel mare di Patmos ma anche alle librerie che straripano di libri mediocri e a coloro che li comprano”. “La cosa mi cruccia, non vedo giustizia”. “Rallegrati, giustizia c’è sempre”. “I grandi scrittori sono maltrattati, i mediocri osannati”. “Proprio in questo risiede la giustizia, nel fatto che lo scrittore mediocre sia  premiato”. “Umberto mio che vai dicendo? Tu avvolgi la mia testa in misteriose trame. Conosco la tua arte di estorcere dalle cose una linfa di cui esse nemmeno sospettano, ma stavolta stai esagerando. Dimmi perché ci sarebbe giustizia nel fatto che un imbecille guadagni grandi cifre e sia portato sugli scudi”.

    Incontro La Capria, pensieroso. Ci sediamo al bar. “So a cosa pensi, Raffaele, agli dèi che nuotano nel mare di Patmos ma anche alle librerie che straripano di libri mediocri e a coloro che li comprano”.
    “La cosa mi cruccia, non vedo giustizia”.
    “Rallegrati, giustizia c’è sempre”.
    “I grandi scrittori sono maltrattati, i mediocri osannati”.
    “Proprio in questo risiede la giustizia, nel fatto che lo scrittore mediocre sia premiato”.
    “Umberto mio che vai dicendo? Tu avvolgi la mia testa in misteriose trame. Conosco la tua arte di estorcere dalle cose una linfa di cui esse nemmeno sospettano, ma stavolta stai esagerando. Dimmi perché ci sarebbe giustizia nel fatto che un imbecille guadagni grandi cifre e sia portato sugli scudi”.
    “Il suo successo è la sua pena. I mediocri sanno di esserlo e si spacciano per grandi, cercano di darla a bere, si sforzano di credere d’esserci riusciti. Più si sforzano più si odiano”.
    “La gente li compra, li loda!”.
    “La gente si sforza di pensare che siano ottimi scrittori”.
    “Perché la gente farebbe questo?”.
    “Li odia, come odia se stessa. Più salamelecchi tra il mediocre scrittore e il suo popolo, più costui soffre guardando il volto del suo lettore”.
    “Soffre, hai detto?”.

    [**Video_box_2**]
    “Terribilmente. Tormentato dalla colpa, per espiarla il mediocre erige un monumento che lo schiaccia: quando su di lui si accendono le luci della ribalta teme di essere sorpreso con un dito nel culo. In fondo lo spera. Raffaele quando tu scrivi sei felice, i tuoi libri lo sono, tutto intorno a te canta; quando il mediocre scrive sente odore di sterco. Spera che il successo lavi la sua vergogna, invece è il pepe sulle sue ferite. La vista di questi sciagurati può darci un attimo di allegria, ma che sia un attimo: godere dell’altrui pochezza è per il poeta un momento di infantile ricreazione. Siamo felici scrivendo i nostri libri, amando le nostre muse, la nostra vita, e quando i libri ci appaiono meno nostri e le ragazze corrono via ridendo e la vita, noi da questo precipitare che forse è un ascendere, siamo provocati e inquieti”.
    Sono soddisfatto del mio eloquio, Raffaele mi osserva. Sorseggiamo il martini, scoppiamo a ridere.