Speciale online 19:05

L'ambasciatore iraniano che l'America non vuole

Paola Peduzzi

La nomina di Hamid Aboutalebi come ambasciatore iraniano all’Onu “non è fattibile”, dice la Casa Bianca, Aboutalebi era coinvolto nella crisi degli ostaggi all’ambasciata americana a Teheran nel 1979 e ora non avrà il visto per entrare negli Stati Uniti. Il Senato ha già votato contro la nomina (il conservatore Ted Cruz ha fatto pressioni per il voto, definendo il diplomatico iraniano “un terrorista), lo farà con tutta probabilità anche il Congresso (poi ci vuole la firma del presidente Barack Obama per far passare la norma), ma gli iraniani insistono: è un’ingerenza nelle loro scelte diplomatiche considerata “inaccettabile”.

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    La nomina di Hamid Aboutalebi come ambasciatore iraniano all’Onu “non è fattibile”, dice la Casa Bianca, Aboutalebi era coinvolto nella crisi degli ostaggi all’ambasciata americana a Teheran nel 1979 e ora non avrà il visto per entrare negli Stati Uniti. Il Senato ha già votato contro la nomina (il conservatore Ted Cruz ha fatto pressioni per il voto, definendo il diplomatico iraniano “un terrorista), lo farà con tutta probabilità anche il Congresso (poi ci vuole la firma del presidente Barack Obama per far passare la norma), ma gli iraniani insistono: è un’ingerenza nelle loro scelte diplomatiche considerata “inaccettabile”. Gli Stati Uniti avrebbero l’obbligo – secondo le regole dei paesi membri dell’Onu – di fornire un visto ai diplomatici stranieri, ma ci sono eccezioni, e una riguarda proprio le persone coinvolte negli eventi del 1979. Aboutalebi allora faceva da traduttore per il commando islamico che aveva occupato l’ambasciata americana, ma ripete di non aver mai fatto parte del gruppo che ha sequestrato 52 americani per 444 giorni. Secondo fonti della Bbc, Aboutalebi, che è stato ambasciatore in molti paesi, compresa l’Italia, è oggi molto vicino al presidente Hassan Rohani, è considerato un suo consigliere politico, ed è proprio per questa contiguità che sarebbe stato scelto, nonostante le preoccupazioni, già espresse nei giorni scorsi, dal dipartimento di stato americano.
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    Sullo sfondo ci sono i colloqui a Vienna sul nucleare iraniano, iniziati martedì, che dovrebbero trasformare l’accordo temporaneo raggiunto nell’ottobre scorso, e applicato a partire da gennaio (durerà fino a giugno), in un progetto definitivo. La delegazione di Teheran dice di sentirsi sotto l’attacco delle “potenze straniere aggressive”, per via della nomina di Aboutalebi, ma per ora continua a mantenere toni promettenti sull’esito del negoziato. Sono più scettici gli occidentali, ora che si sta discutendo degli elementi concreti dell’accordo. La definizione più sentita nei corridoi di Vienna è “cubo di Rubrik”. E soprattutto ci si chiede perché Rohani, in un momento tanto delicato, abbia voluto imporre un diplomatico così discusso all’Onu.

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    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi