No Europe, please

Lanfranco Pace

Finalmente settimi. In coabitazione. Come si dice a Roma, “e me cojoni!”. L'Inter, quinta, è cinque punti sopra: la Fiorentina dieci, la vediamo lontana come le Ferrari una Mercedes. Mancano cinque giornate alla fine del campionato, già la trasferta di Roma contro i giallorossi rende l'ipotesi di un corroborante filotto altamente improbabile. Caricare di tensione e di attese il successivo derby che giocheremo in casa è come tirarsi su per i capelli. Milano calcisticamente è out: è kaputt, finita.

    Finalmente settimi. In coabitazione. Come si dice a Roma, “e me cojoni!”. L’Inter, quinta, è cinque punti sopra: la Fiorentina dieci, la vediamo lontana come le Ferrari una Mercedes. Mancano cinque giornate alla fine del campionato, già la trasferta di Roma contro i giallorossi rende l’ipotesi di un corroborante filotto altamente improbabile. Caricare di tensione e di attese il successivo derby che giocheremo in casa è come tirarsi su per i capelli. Milano calcisticamente è out: è kaputt, finita. Da entrambe le sponde. Gli interisti pensano che l’ingresso nell’Europa League potrebbe salvare la loro stagione: sono i soliti provinciali arricchiti, quelli da una botta e via, da una coppa a presidente. Noi invece siamo fatti così, ci sentiamo padroni venerabili nell’Europa che conta. [**Video_box_2**]Benché decaduti, con tutti gli acciacchi, con i trapianti non riusciti e pure qualche gamba di legno, mai potremmo sentirci sollevati solo perché qualificati a una competizione che prima delle semifinali non riempie uno stadio che sia uno e mette in palio una coppa che i veri signori tengono in bagno.
    Non è la solfa della volpe e l’uva, non faccio la smorfiosa perché comunque non avrò i numeri per andare in Europa e chi ce l’ha invece ci va di corsa. E’ che preferisco archiviare, emotivamente e psicologicamente, una o anche più stagioni andate male, storte, piuttosto che rincorrere un premio di consolazione. Quante volte abbiamo sentito dire le stesse cose a proposito della coppa della Telecom: ecco, coppe e coppette, sono l’ultimo appiglio della mediocrità, roba per burocrati della Uefa. Meglio perciò non immolarsi in un’Europa minore e lavorare concentrati, due anni, forse tre, per tornare a contare davvero in quella maggiore. E’ lo sforzo sacro che sta dietro la grande ambizione che noi tifosi vogliamo sentire, abbiamo bisogno di credere che si possa compiere di nuovo il miracolo della grande squadra che gioca bene, incanta e lotta su tutti i fronti e non importa quanti anni bisognerà aspettare. Questo e non la triste partita del giovedì sera riempirà lo stadio.

    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.